Brass and Organ

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Sezione CD

Registrato al "Mascioni" del Duomo di Cremona

Un c.d. con gli Ottoni della Scala e l'organista Fausto Caporali

Italia

 

 

 

BRASS AND ORGAN 

 

Ottoni della Scala

Fausto Caporali, organo

Richard Brian Earl, direttore

 

Organo Mascioni della Cattedrale di Cremona (1985, III 52)

 

 

 

 

Marcel Dupré

Poème héroïque  Op. 33 (1936)

 

Richard Strauss 

Feierlicher Einzug der Ritter des Johanniter-Ordens, Investiturmarsch, op. 103 (1909)

 

Louis Vierne

Marche triomphale du centenaire de Napoléon I Op.46 (1921)

 

Brian Richard Earl

Contrapunctus Super Cantum Cremonensem Op. 38

 

Charles-Marie Widor

Salvum fac populum tuum, op. 84 (1916)

 

Fausto Caporali

Concerto per organo e ottoni

 

 

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GUIDA ALL'ASCOLTO

 

 

Richard Strauss 

Feierlicher Einzug der Ritter des Johanniter-Ordens, Investiturmarsch, op. 103 (1909)

L'opera, nota anche come Investiturmarch op. 103, fu commissionata nel 1909 dal principe Eitel Friedrich von Preussen al grande compositore Richard Strauss (1866-1949). Come figlio del Keiser Guglielmo II, egli era allora regnante signore dell'Ordine di San Giovanni, e volle questa musica per una cerimonia di investitura, ciò che spiega il titolo Feierlicher Einzug der Ritter des Johanniter-Ordens.  L’organico originale di questo pezzo includeva parti per 15 trombe, 4 corni, 4 tromboni, 2 tube e timpani. Strauss in seguito ha riscritto il lavoro per grande orchestra, organo e coro ad libitum. Il brano è più frequentemente eseguito oggi in un arrangiamento di Max Reger (1873-1916) per organo, trombe, tromboni e timpani. È un brano maestoso, lento e solenne. Il motivo di apertura sembra un richiamo lontano punteggiato da un sommesso rullìo di timpani e si conclude con quello che sembra un riferimento al Siegfried di Wagner. La frase introduttiva viene ripetuta, ma questa volta culmina in un fortissimo carico di attesa. Dopo una pausa, una solenne melodia corale si sviluppa lentamente, quasi come una preghiera devota; il movimento placido poco a poco prende sonorità e conduce al grandioso finale che evoca tutta la spettacolarità di una solenne processione.

 

The work, also known as Investiturmarch op. 103, was commissioned in 1909 by Prince Eitel Friedrich von Preussen to the great composer Richard Strauss (1866-1949). As son of Keizer William II, he was then ruler of the Order of St. John, and he wanted this music for an investiture ceremony, which explains the title Feierlicher Einzug der Ritter des Johanniter-Ordens. The original organic of this piece included parts for 15 trumpets, 4 horns, 4 trombones, 2 tubes and timpani. Strauss later rewrote the work for large orchestra, organ and choir ad libitum. The piece is most frequently performed today in an arrangement by Max Reger (1873-1916) for organ, trumpets, trombones and timpani. It is a majestic, slow and solemn piece. The opening motif seems like a distant reminder punctuated by a subdued roll of timpani and ends with what seems to be a reference to Wagner's Siegfried. 

The introductory phrase is repeated, but this time culminates in a very strong waiting load. After a pause, a solemn choral melody develops slowly, almost like a devout prayer; the placid movement gradually takes on sound and leads to the grand finale that evokes all the spectacle of a solemn procession.

 

 

Marcel Dupré

Poème héroïque  Op. 33 (1936)

À la mémoire des morts de Verdun

 

Marcel Dupré (1886-1971) fu organista supplente a Notre-Dame a Parigi dal 1916 al 1922 (durante la malattia di Vierne) e organista titolare dal 1934 a St. Sulpice; dal 1926 divenne professore di organo al Conservatorio di Parigi; anche questi semplici dati biografici possono far capire l’importanza della sua figura: egli fu uno dei più importanti organisti della sua epoca, concertista internazionale, fondatore, come didatta, della moderna scuola organistica francese, compositore di musica di grande vigore espressivo, improvvisatore di assoluto livello.

La sua musica è essenzialmente di carattere tardo-romantico, anche se talvolta accoglie stilemi più moderni. Questo lavoro, tuttavia, evita contrappunti complessi o armonie moderniste perché trae spunto da una commissione occasionale che intendeva coinvolgere il pubblico francese.

Dupré, poiché le sue condizioni di salute non gli avevano permesso di essere arruolato durante la prima guerra mondiale, accolse volentieri un invito a scrivere un pezzo da suonare alla cerimonia di commemorazione dei morti nella battaglia di Verdun del 1916 da eseguirsi in occasione del restauro della Cattedrale della città nel 20 ° anniversario.

Il lavoro si apre con le trombe in ritmo puntato, forse immaginando la marcia di giovani soldati in prima linea. Una sezione centrale è una preghiera per coloro che sono caduti o dei soldati prima della battaglia. Poi ritorna la marcia che sovrappone i temi dell’inizio e della preghiera e che conduce al brillante Presto finale.

 

Marcel Dupré (1886-1971) was a substitute organist at Notre-Dame in Paris from 1916 to 1922 (during the illness of Vierne) and titular organist since 1934 in St. Sulpice; from 1926 he became professor of organ at the Paris Conservatory; even these simple biographical data can make people understand the importance of his personality: he was one of the most important organists of his time, international concertist, founder of the modern French organist school, composer of great and expressive music, improviser of absolute level. His music is essentially of a late-romantic nature, even if sometimes it contains more modern styles. This work, however, avoids complex counterpoints or modernist harmonies because it is inspired by an occasional commission intended to involve the French public.
Dupre, since his health conditions had not allowed him to be recruited during the First World War, gladly accepted an invitation to write a piece to play at the commemoration ceremony of the dead in the 1916 battle of Verdun to be performed during the reopening of the Cathedral of the city on the 20th anniversary of his destruction.
The work opens with solemn trumpets, perhaps imagining the march of young soldiers on the front lines. A central section is a prayer for those who have fallen or of soldiers before the battle. Then the march returns, superimposing the themes of the beginning and of the prayer, leading to the brilliant Final Presto.

 

Louis Vierne

Marche triomphale du centenaire de Napoléon I Op.46 (1921)

Nel maggio del 1921 si tennero a Parigi una serie di celebrazioni per ricordare il centenario della morte di Napoleone; diversi compositori furono incaricati di scrivere musica per gli eventi, tra cui Louis Vierne (1870-1937); in qualità di titolare del posto di organista dal 1900 in Notre-Dame egli compose la Marche triomphal du Centenaire de Napoléon I op.46 per un servizio commemorativo nella cattedrale che si svolse il 5 maggio 1921. Oltre a una cattedrale affollata, c'erano circa 80 ospiti illustri nella tribuna d'organo, e Vierne ricorda quanto fossero difficili le condizioni di questa prima esibizione, specialmente perché la tribuna doveva anche contenere l’ensemble di ottoni e le percussioni. Il brano ha i connotati tipici della musica commemorativa; dopo un inizio solenne e ieratico in dialogo fra ottoni e organo, un passaggio intensamente cromatico conduce al tema esposto dai tromboni e contrappuntato poi dalle trombe. La sezione centrale sviluppa il materiale melodico in armonie dense e cupe, fino a sfociare nella grandiosa ripresa del tema che risuona in mezzo a fragorosi blocchi accordali dell’organo. 

In May 1921 a series of celebrations were held in Paris to commemorate the centenary of Napoleon's death; several composers were commissioned to write music for events, including Louis Vierne (1870-1937); as titular of the organist post since 1900 in Notre-Dame he composed the Marche triumphal du Centenaire de Napoléon I op.46 for a memorial service in the cathedral that took place on May 5, 1921. In addition to a crowded cathedral, there were about 80 famous guests in the organ gallery, and Vierne remembers how difficult the conditions of this first performance were, especially because the tribune also had to contain the brass ensemble and the percussion. 

The piece has the typical connotations of commemorative music; after a solemn and hieratic beginning in a dialogue between brass and organ, an intensely chromatic passage leads to the theme exposed by the trombones and then counterpointed by the trumpets. The central section develops the melodic material in dense and gloomy harmonies, until it ends in the grandiose resumption of the theme that resounds amidst thunderous chordal blocks of the organ.

 

Brian Richard Earl

Contrapunctus Super Cantum Cremonensem Op. 38

Maestoso, Allegro Molto - Molto Moderato - Allegro Molto

 

Scritti espressamente per gli Ottoni della Scala, Fausto Caporali e l'organo del Duomo di Cremona, i tre Contrapunctus uniscono in se diversi misticismi di epoche e luoghi differenti. Il canto "Glória in excélsis Deo", con cui la raccolta si apre e che costituisce il fondamento strutturale di tutti e tre i brani, è preso da una raccolta medioevale cremonese, legata al Duomo di quella città, e al cupo misticismo pre-rinascimentale. Al di sopra del canto cremonese vengono intessuti tre pezzi musicali ispirati rispettivamente alle poesie esoteriche "Vidi una cappella tutta d'oro" e "Notte silenziosa", di William Blake (Londra 1757-1827) e "Queste poche parole sconnesse" di Antonio Machado (Siviglia 1875 - Collioure 1939). In questo modo tre misticismi di tre epoche profondamente diverse si intrecciano nella poetica come nella tecnica della composizione della raccolta.

Tutti e tre i Contrapunctus sono essenzialmente in forma ternaria. Il primo, dopo l'annuncio del canto cremonese iniziale, si avvia con un focoso allegro - riflesso delle brucianti immagini della poesia di Blake. Segue uno sviluppo centrale, delimitato da due punti omofonici e un' incalzante ripresa dei temi iniziali. Il secondo tempo è un semplice canto tripartitico, in cui la ripresa del canto iniziale viene inquinato, per così dire, da aspri arabeschi dell'organo e accordi pungenti delle trombe. Il terzo tempo, riflettendo il pensiero espresso nella brevissima poesia di Machado, ovvero che le parole (o la musica) sono vane perché con loro non si riesce mai veramente a comunicare quello che si vorrebbe, parte con l'annuncio prepotente delle trombe, che presto diventa un contrappunto, ora eroico, ora disperato, e conclude rivelandosi solamente un tema secondario, decorativo, e non il vero soggetto del discorso musicale, come potrebbe sembrare all'inizio. 

 

Written expressly for the Ottoni della Scala, Fausto Caporali and the organ of the Cathedral of Cremona, the three Contrapunctus unite in themselves different mysticisms of different ages and places. The song "Glória in excélsis Deo", with which the collection opens and which constitutes the structural foundation of all three pieces, is taken from a medieval collection, linked to the Cathedral of that city, and to the gloomy pre-renaissance mysticism. Above the chant three musical pieces are interwoven, respectively inspired by the esoteric poems "I saw a whole chapel of gold" and "Silent Night", by William Blake (London 1757-1827) and "These few disconnected words" by Antonio Machado (Seville 1875 - Collioure 1939). In this way three mysticisms of three profoundly different epochs intertwine in the poetics as in the technique of the composition of the collection. All three Contrapunctus are essentially in ternary form. The first, after the announcement of the initial chant, starts with a fiery joyful - reflection of the burning images of Blake's poetry. It follows a central development, delimited by two homophonic points and a pressing resumption of the initial themes. The second half is a simple tripartite song, in which the resumption of the initial song is polluted, so to speak, by the harsh arabesques of the organ and the pungent chords of the trumpets. The third movement, reflecting the thought expressed in the very brief poem of Machado, i.e. that the words (or music) are vain because with them you can never really communicate what you would like, part with the overbearing announcement of the trumpets, which soon it becomes a counterpoint, now heroic, now desperate, and concludes by revealing only a secondary, decorative theme, and not the real subject of musical discourse, as it might seem at the beginning. (B. R. E.)

 

Charles-Marie Widor

Salvum fac populum tuum, op. 84 (1916)

 

Per tutta la sua vita il linguaggio musicale di Charles-Marie Widor (1844-1937) rimase fedele alla tradizione ottocentesca del tardo romanticismo; di conseguenza, dopo il volgere del secolo, fu considerato sempre più un conservatore, nonostante i molti riconoscimenti e onori attribuitigli.

In una sua lettera Widor scrisse: "Un éclat d'obus tombait sur ma table alors que j'écrivais mon Salvum Fac" ("Un fragore di obice piombò sul mio tavolo mentre stavo scrivendo il mio Salvum fac"). Widor, anticipando la fine delle ostilità, compose il pezzo nel mezzo della Prima Guerra Mondiale come una marcia eroica. Doveva essere eseguito nella cattedrale di Notre-Dame durante le celebrazioni della vittoria, cosa che avvenne il 17 novembre 1918 con Marcel Dupré all’organo.

Il titolo Salvum fac populum tuum è preso da un versetto dell’inno Te Deum. Il pezzo non è però un'opera vocale bensì una composizione strumentale con tre trombe, tre tromboni, percussioni e organo che vuole essere sia preghiera religiosa che richiamo patriottico. Esiste anche una versione per orchestra completa, restata inedita presso la Bibliothèque Nationale di Parigi. Il Salvum fac fu molto apprezzato dal pubblico e fu eseguito ancora nell'ultimo concerto in terra straniera di Widor per l’apertura del Festival di Salisburgo il 31 luglio 1932.

Dopo un breve preludio per organo, le tre trombe entrano all'unisono fortissimo, con il primo tema, una potente marcia in do minore dal tono tragico. Segue una specie di intermezzo per organo che viene contrappuntato dagli ottoni e sfocia in un secondo tema dal carattere trionfale. Una ripresa del tema iniziale è seguita da un'altra sezione di sviluppo e infine da un'apoteosi conclusiva gioiosa.

 

Throughout his life the musical language of Charles-Marie Widor (1844-1937) remained faithful to the nineteenth-century tradition of late Romanticism; consequently, after the turn of the century, he was considered a conservative, despite the many awards and honors attributed to him. In one of his letters, Widor wrote: "Un éclat d'obus tombait sur ma table alors que j'écrivais mon Salvum Fac" ("A thunder of a howitzer fell on my table while I was writing my Salvum fac"). Widor, anticipating the end of hostilities, composed the piece in the middle of the First World War as a heroic march. It was to be performed in the cathedral of Notre-Dame during the celebrations of the victory, which happened on 17 November 1918 with Marcel Dupré on the organ. The title Salvum fac populum tuum is taken from a verse of the Te Deum anthem. The piece is not, however, a vocal work but an instrumental composition with three trumpets, three trombones, percussions and an organ that wants to be both a religious prayer and a patriotic recall. The Salvum fac was much appreciated by the public and was performed again in Widor's last concert in foreign land for the opening of the Salzburg Festival on 31 July 1932.
After a short prelude for organ, the three trumpets come into very strong unison, with the first theme, a powerful march in C minor with tragic character. It follows a kind of organ interlude that is counterpointed by the brass and flows into a second theme with a triumphal character. A resumption of the initial theme is followed by another development section and finally by a joyous concluding apotheosis.

 

Fausto Caporali

Concerto per organo e ottoni

Introduzione – Fuga – Inno – Farandola 

Il concerto per organo e ottoni intende essere un ossequio, al fondo un po’ nostalgico, alla grande tradizione del concerto solista in un’epoca in cui ormai ci si avvia all’esaurimento delle possibilità degli strumenti tradizionali dopo che ormai questi si sono espressi in tutte le loro potenzialità; cosa può dire di nuovo l’organo? Probabilmente ben poco, se non forse riallacciandosi alla sua stessa storia e giocando con il suo glorioso passato. Ecco dunque che questo concerto da una parte rimanda ai diversi atteggiamenti che l’organo ha assunto nelle epoche trascorse: l’inizio solenne è intessuto della retorica del grandioso romantico, la fuga riecheggia il divertimento barocco delle voci che si imitano e si rincorrono, l’inno riprende la calma compassata della musica liturgica; l’aria è un intermezzo che ha il suo precedente nei concerti haendeliani, laddove il musicista apre un momento di canto spianato e si lascia andare a improvvisazioni estemporanee. Il finale tenta qualche cosa di nuovo, rinfrescando i ritmi e cercando un intrattenimento quasi smaccato: anche l’organo può divertirsi qualche volta, senza cadere nel banale. Ma questo concerto, da un altro punto di vista, vuole inserirsi nella tradizione del concerto solista otto/novecentesco laddove il musicista non rinuncia all’evidenza brillante e alla profusione di virtuosismo; il dialogo con lo splendido suono degli ottoni è paritario, ma l’organo si ritaglia lo spazio sonoro della toccata o degli arabeschi dei flauti o delle esili fioriture ornamentali, mettendo arditamente in mostra le sue possibilità.

The Organ and brass concert is meant to be a deference, a bit nostalgic, to the great tradition of the solo concert in an era in which we are near to exhaustion of the possibilities of traditional instruments after these have expressed in all their potential; what can the organ say again? Probably very little, if not perhaps referring to its own history and remember with fun its glorious past. So this concert on one side refers to the different attitudes that the organ has taken in past eras: the solemn beginning is interwoven with the romantic rethoric, the Fuga echoes the baroque game of the superposed and imitated voices. Hymn resumes the calm of liturgical music; the aria is an intermezzo that has its precedent in the Hendelian concerts, when the musician opens a solo moment and lets himself go to improvisations. The finale tries something new, refreshing the rhythms and looking for an almost smashed entertainment: even the organ can have fun sometimes, without falling into the trivial. But this concert, from another point of view, wants to be connected with the tradition of the eight/twentieth century solo concert where the musician does not renounce the brilliant evidence and the profusion of virtuosity; the dialogue with the splendid sound of the brass is equal, but the organ cuts out the sound space of toccata or the arabesques of the flutes or of the slender ornamental blooms, boldly showing off its possibilities. (F. C.)

 

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Fausto Caporali

Fausto Caporali si è diplomato nel 1981 in Organo e Composizione organistica Al Conservatorio “G. Verdi” di Milano studiando con Gianfranco Spinelli e nel 1983 ha conseguito il titolo di Maestro in Canto Gregoriano al Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra. Per i tipi di Armelin Musica ha pubblicato diversi volumi sull’improvvisazione organistica, un volume sull’opera organistica di O. Messiaen ed ha curato pubblicazioni di musiche inedite di autori moderni e barocchi. È autore di diverse cantate su testi sacri, di musica strumentale e cameristica eseguita con successo di pubblico e di critica. Svolge attività concertistica sia come solista che come accompagnatore di gruppi vocali e strumentali. Ha tenuto concerti in Germania, Francia, Svizzera, Inghilterra, Spagna, Lituania e ha inciso per la Prominence, Syrius, MV, Associazione Serassi, Fugatto (“FranckOperaOmnia”, 2011 – “Les six Symphonies de Louis Vierne”, 2015), Sony (Cattedrali, con Antonella Ruggiero, 2014). E’ titolare del grande organo della Cattedrale di Cremona e della Cattedra di Organo complementare e Canto Gregoriano presso il Conservatorio di Torino.

 

Brian Richard Earl

Brian R. Earl ha studiato composizione all’Università di Londra e direzione d’orchestra alla Canford International School of Music (GB). Inoltre ha studiato basso tuba e trombone contrabbasso al Royal Northern College of Music e suona nell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano. Nel suo catalogo come compositore si trovano una quarantina di titoli. Tra i più recenti si ricordano il concerto per chitarra (Rhiene, Germania, 2015), la cantata La Regina con i Capelli d’Oro, (Stresa Festival, 2015), Sinfonietta per fiati (Ancona, 2011), Dylan Thomas Variations (Standford University, 2016). Come direttore d’orchestra, dirige i suoi stessi colleghi degli Ottoni della Scala (www.ottonidellascala.com). 

 

Gli Ottoni della Scala

L’Ensemble Ottoni della Scala è dal 2004 un complesso unico in Italia per genere e virtuosismo. Da dodici anni dà concerto in tutta Italia ed e un componente stabile della stagione cameristica nel Teatro alla Scala. Affronta un repertorio che va dalla musica barocca fino alla musica contemporanea. Ha anche collaborato con solisti quali Piero Pretti (tenore), Fausto Caporali (organo), Roberto Olzer (pianista jazz) e Andrea Rebaudenghi (pianoforte).

 

- video ufficiale di presentazione del c.d. "Brass and Organ" su Youtube https://www.youtube.com/watch?v=1VttHmK87DY

 

contenuto inserito da: - Segreteria OrganieOrganisti.it