Liturgia e Musica in Turchia - a cura di Fra Giuseppe Gandolfo O.P.

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Fra Giuseppe Gandolfo O.P. - Smirne (Turchia)

20/03/2018

 

Tempo fa (nel 2014) ho avuto occasione di rispondere a un Questionario del Pontificio Consiglio della Cultura ...“sullo stato della musica sacra in tutti i suoi aspetti (liturgia, formazione, attività pastorale, concerti), con l’obiettivo di riflettere sugli sviluppi nel campo della musica e col desiderio di offrire un contributo al ministero dei musicisti per la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli” (Preambolo).

Ho risposto comunicando sinceramente le mie idee in proposito che ora, con altrettanta schiettezza, riassumo per questa nostra rivista:

 

Siamo in Turchia (parliamo di Istanbul, Ankara e Smirne). Qui non vi è alcuna istituzione che si occupi di musica sacra, né la Conferenza Episcopale (CET) se ne occupa. Non sono previsti ruoli di animazione, gli organisti sono solo due o tre, né ci sono compositori. Tra i cattolici latini (due migliaia a Istanbul, qualche centinaia ad Ankara, un migliaio a Smirne e pochi altri qua e là), per quel che ne so, quasi nessuno fa percorsi di formazione musicale.

Il canto gregoriano è usato per lo più solamente da alcuni sacerdoti e fedeli legati alla tradizione preconciliare. Il patrimonio musicale è quasi del tutto relegato sulle cantorie degli organi (una quindicina di strumenti - molto mal ridotti - in tutta la Turchia: Bossi-Urbani, Cavaillé-Coll, Richter-Gebrüder, Camillo Guglielmo Bianchi, Mascioni, Balbiani-Vegezzi-Bossi e altri).

Nelle nostre chiese è molto richiesto e apprezzato il repertorio tradizionale dei canti per i Matrimoni (l“Ave Maria” di Schubert, la “Marcia nuziale” di Wagner e di Mendelssohn, il “Panis angelicus” di Franck, l’”Ave verum” di Mozart...) e per i Funerali (“Crucifix” di Fauré, “Agnus Dei” di Bizet, “Pietà, Signore” di Stradella...).

L’undicesima domanda del Questionario era: ”Come viene vissuto l’incontro con una tradizione musicale proveniente da culture diverse?” alla quale ho risposto: ”Di fronte alla musica turca che esegue tutte le note che gli occidentali non hanno (sembra una battuta, ma non lo è!) ci si trova molto sconcertati. Perciò qui, purtroppo, non v’è ancora alcuna equilibrata inculturazione, ma strappi ammirativi o negativi nei confronti dell’uno o dell’altro, non essendo ancora maturi i tempi per addivenire ad una sintesi o comprensione reciproca, poiché qui si è parecchio tradizionalisti, perciò non si riscontra alcun tipo di incontro con il nuovo, men che meno si riscontra accoglienza verso la musica turca. Denuncio perciò il fatto che, in genere, i pochi turchi diventati cristiani non solo non vogliono la lingua o la musica turca nella liturgia, al contrario cercano e coltivano musica e lingue occidentali.

Domanda n. 14: ”Esiste uno spazio nelle diverse espressioni della musica (rock ‘n’ roll, pop, musical, musica ambientale, sperimentale e elettronica ecc.) per un dialogo che può sfociare in una ridefinizione della musica sacra?” Risposta: No, e il motivo è questo: LA MUSICA È ESPRESSIONE DI RICCHEZZA E DI ABBONDANZA (notare le probabili radici etimologiche: Mu=mucca, Si=Si, Ca=Qua : Qua c’è la mucca, si mangia!!). PERCIÒ I RICCHI SUONANO e fanno festa, I POVERI INVECE CANTANO e fanno digiuno. Se vogliamo dunque “una Chiesa povera per i poveri” come desidera e ci chiede il Santo Padre Francesco, bisogna eliminare la musica dalla liturgia. Mi rendo benissimo conto che questa può sembrare una posizione estrema e forse lo è, in ogni caso c’è da riflettere a lungo sul detto: “pueblo que sufre canta”. Non si dice affatto: “Pueblo que sufre musíca”. La musica prevede dunque un certo benessere che i poveri non hanno. Perciò lasciamo la musica alla chiesa dei ricchi (anche loro fanno parte della Chiesa e partecipano alla liturgia), tuttavia, se vogliono la bella musica, dovrebbero anche finanziarla. Invece ho l’impressione che i ricchi investano ben altrove il loro denaro, oppure se lo accantònano nelle banche. La bella musica nelle chiese sarà destinata dunque alla totale scomparsa, perché, mancando i finanziamenti, essa si ridurrà allo strimpellìo di chitarre o ai lamenti di qualche violino semistonato… Se si è poveri e senza finanziamenti, secondo quanto detto sopra, sarebbe più saggio cantare senza strumenti.

La quindicesima domanda del Questionario era: “Nella pastorale delle persone che vivono la cultura musicale contemporanea si ritrova una continuità nell’anelito alla crescita spirituale e alla formazione cristiana, una pienezza nell’offerta della musica sacra? R/ Mi pare che le persone che vivono la cultura musicale contemporanea considerino la Chiesa di oggi una specie di museo archeologico che era ben allestito fino al secolo XVIII (Palestrina, Monteverdi, Corelli, Vivaldi, Bach, Haendel, Mozart…), poi più niente. Con la Rivoluzione francese è avvenuta infine la “separazione totale” a cui si accenna nella domanda seguente. 15b) O ci si ritrova di fronte a una separazione totale che esige

una rielaborazione radicale della grammatica della musica sacra? R/ Sì, certamente si esige una rielaborazione radicale della grammatica della musica sacra. Per esempio, visto che nel mondo “globalizzato” tutti siamo diventati individualisti, anche quando si canta insieme è opportuno che ognuno canti come vuole, nel tono che vuole e con la melodia che vuole. L’unica cosa da tenere in comune è il testo biblico o quello sacro del canto designato.

A tal proposito leggete attentamente il testo seguente:

Nota: A İstanbul nelle domeniche e solennità di precetto, nel quartiere di Bakırköy, c’è una Santa Messa in lingua turca a cui partecipano insieme persone di riti diversi: latini, caldei, armeni cattolici, armeni apostolici, siriani cattolici, siriani ortodossi, greci ortodossi e neòfiti turchi. Ognuno canta a modo proprio sulla falsariga di alcuni canti occidentali tradotti in turco, nondimeno ciascuno canta secondo lo stile del suo rito e nei modi orientali. A giudizio di alcuni, ne vengono fuori orribili stonature e dissonanze (il che è vero), ma secondo me oggi questo è il modo giusto di cantare, poiché ormai abbiamo alle spalle più di un secolo di dodecafonia e di musica sperimentale, enarmonica, disarmonica, d’avanguardia, subliminale, elettronica, meccanica, tecnologica... con sovrapposizione di toni, semitoni e rumori… (ad es. le opere di Ligeti, Berio e mille altri).

 

Certo, coloro che si sono sempre rifiutati di ascoltare o coltivare le musiche dei secoli vicini a noi (XIXo o XXo) o quella attuale, - io li chiamo “cultori di musica archeologica” che hanno perso il treno - , non capiranno mai una cosa del genere!

C’è poi chi parla ancora di “melodie”. Secondo me il tempo delle melodie non esiste pi

ù da almeno cent’anni. In Liturgia si deve parlare invece di “momenti espressivi” del Rito o della Parola sacra in canto o in musica.

Domanda n. 20: “Negli incontri o convegni ecclesiali si incoraggia il canto della Liturgia delle Ore?” R/ Non lo si incoraggia, perché in genere è un canto infarcito di brutti toni e di voci stanche. Qui non si verifica il detto: “il popolo che soffre canta”, bensì “il popolo che canta soffre”.

Un’altra risposta al Questionario recitava: R/ Non conosco validi compositori di musica sacra qui in Turchia (men che meno il sottoscritto!). Perciò i pastori più intraprendenti semplicemente assumono a orecchio dei canti occidentali italiani francesi inglesi tedeschi o inglesi … e li traducono in turco con lo stesso ritmo e melodia; il risultato è insufficiente, per non dire assai brutto.

Domanda n. 29: “Nelle nuove composizioni e nelle raccolte, come si risponde all’esigenza del contesto internazionale delle nostre assemblee dovuto alla migrazione dei popoli? R/ Non so. Come ho ripetuto fino alla noia, sarebbe meglio che la musica precostituita fosse bandita dalla liturgia e che ognuno cantasse a modo proprio quello che sente, basandosi su qualche testo liturgico comune.

Ultima domanda n. 39: Esiste un fondo per provvedere a un compenso economico per gli interventi musicali o per le funzioni permanenti nel ministero dell’animazione liturgica? R/ Purtroppo no”.

 

Fra Giuseppe Gandolfo (1949) Organista della Chiesa cattolica del Rosario di Smirne (Turchia)

 

Sezione: 
Autore: 
Fra Giuseppe Gandolfo O.P.
Qualifica autore: 
Organista presso la chiesa cattolica del Rosario in Smirne (Turchia)