Musica liturgica: si riaprono le porte dei Conservatori

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Autore: Mimmo Muolo

PROGETTO Promosso dalla Cei

Al via nuovi corsi per formare direttori di coro e organisti

Roma. Nel conservatorio di Bologna è già una realtà da due anni. In altri cinque - Bari, Matera, Avellino, Potenza e Benevento - potrebbe diventarlo presto (c'è già l'approvazione del collegio dei docenti, si aspetta la ratifica del ministero competente, quello dell'Università). Ma l'obiettivo vero è raggiungere prima o poi tutte le istituzioni musicali della Penisola, per riallacciare i rapporti tra Conservatori e grande musica liturgica, interrotti da quasi un secolo. Per questo si punta ora alla formazione specifica di organisti e direttori di coro. E il progetto di un corso di Musica per la liturgia e per le attività musicali e culturali in ambito ecclesiale verrà inviato a tutti i Conservatori d'Italia.

Intanto l'idea si fa strada tra gli addetti ai lavori, riscuotendo sostanziale apprezzamento. Ieri se n'è parlato in una riunione promossa dall'Ufficio liturgico nazionale, alla presenza del segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Betori, del direttore dello stesso ufficio, don Giuseppe Busani, e del consulente per la musica liturgica, don Antonio Parisi, che è anche il principale ideatore dell'iniziativa. «In pratica - ha ricordato Parisi - il progetto elaborato riguarda la preparazione di due profili di musicisti: l'organista liturgico e il direttore di coro, cioè figure da inserire in un contesto ecclesiale molto chiaro, le celebrazioni che si svolgono nelle chiese di tutta Italia.

È ormai un fatto acquisito che una seria professionalità va coniugata con la ministerialità. Quindi un buon organista e un buon direttore di coro devono essere incamminati a diventare anche buoni cristiani. Ne consegue, perciò, che la liturgia sarà materia fondamentale del corso». Su questo punto ha messo l'accento anche il direttore dell'Ufficio liturgico nazionale. «Sta maturando nelle nostre comunità - ha fatto notare don Busani - una insoddisfazione crescente verso il pressapochismo musicale che per diversi anni, nel post-concilio, ha visto all'opera soggetti impreparati o musicisti anche professionisti ma totalmente a digiuno delle esigenze liturgiche.

Questo corso tende ad unire i due tipi di preparazione, proprio per ovviare a simili inconvenienti». Naturalmente l'iniziativa si affiancherà - senza sostituirle - ad altre occasioni formative come il Coperlim (Corso di perfezionamento liturgico-musicale) e le scuole diocesane di musica sacra. Ma un rinnovato dialogo tra la Chiesa e le istituzioni musicali più prestigiose del Paese, si fa notare, non potrà che giovare sia dal punto di vista culturale sia sotto il profilo degli sbocchi occupazionali dei musicisti (è ormai quasi in dirittura d'arrivo un progetto di contratto nazionale dei musicisti ecclesiali, tra la Faci e l'associazione italiana organisti di chiesa, del quale potranno avvalersi gli enti ecclesiastici, scegliendo tra diverse opzioni: prestazione occasionale, collaborazione coordinata, vera e propria assunzione).

Ma l'esigenza primaria è per tutti quella della formazione. Perciò il corso proposto ai Conservatori si configura come una specializzazione riservata ai già diplomati. E comprende discipline come liturgia, musicologia liturgica, organo, direzione di coro, elementi di composizione per la liturgia, ma anche prove pratiche come vocalità-coralità, improvvisazione organistica, elementi di canto gregoriano e repertori di canto in italiano. C'è pure uno spazio per l'organizzazione e gestione di eventi culturali e per i rapporti sempre più stretti tra musica e computer. I due indirizzi del corso hanno precise finalità. Quello per gli organisti deve permettere loro di «svolgere bene il proprio ruolo e quindi di improvvisare interludiando, accompagnando e sostenendo l'assemblea, il coro, i solisti, e di introdurre e concludere con brani d'autore adatti, le varie celebrazioni», sottolinea Parisi. Quello per i direttori di coro deve tendere a far emergere «non scholae cantorum alla maniera classica che gestiscono la celebrazione senza alcuna attenzione al rito, ma cori che fanno parte dell'assemblea, pur svolgendo un ministero particolare».

Note:

Articolo tratto dal quotidiano "Avvenire" nella rubrica "Catholica"
contenuto inserito da: - Segreteria OrganieOrganisti.it