Pagare l'organista o non pagarlo?

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Autore: Marco Voli

Riflessione di Marco Voli

Nel luglio 2008 don Bruno Fasani sul settimanale cattolico "Verona fedele", in proposito alla questione del pagamento degli organisti, ha scritto: «Quando entrasse la logica che tutto ha un prezzo, la fede finirebbe per perdere la sua forza e il suo linguaggio. Tra un catechista che si facesse pagare e l'idraulico che ripara la caldaia del riscaldamento non ci sarebbe alcuna differenza. E questo non porterebbe certo in alto il livello evangelico della comunità cristiana».


Il problema è che così i catechisti sono troppo spesso persone reclutate a fatica tra chi si sente con tanta voglia di fare e pieno di buoni sentimenti o, mancando quelli, tra persone riluttanti per l'aggiungersi di un nuovo impegno, in ogni caso essendo esclusa una preparazione adeguata, un attenzione ai metodi di insegnamento, e - non ultimo - alla ortodossia degli insegnamenti, il catechismo finisce per registrare il disastro generale da cui l'amara barzelletta in cui, per liberarsi da un piccione che sporca in chiesa, si propone di cresimarlo, così certamente non lo si vedrà più in parrocchia. Questo è il risultato della faciloneria con cui si affronta il catechismo.


Ma di fatto, come sempre succede, se una cosa non costa non la si apprezza. E così è successo anche per il catechismo: per quanti è diventato un diritto come la partecipazione al rito della prima comunione e della cresima, con la stessa sensibilità con cui si reputa un diritto negato negar l'eucaristia ai divorziati risposati o ai pubblici conviventi! Quanti lo ritengono -al contrario- un valore per cui fare il sacrificio (non pura buona intenzione) di pagare per tutta la dignità del servizio reso, dal pulire le aule (quanto è educativa un'aula in ordine e pulita!!) alla segreteria, alla organizzazione, alla formazione dei catechisti, al loro lavoro di preparazione delle lezioni. Alla fine è ovvio: un popolo che disprezza il catechismo (cioè che non gli riconosce il giusto prezzo, e non è disposto a pagarlo) si accontenta di prestatori d'opera pro-forma, senza curarsi della sostanza. Invece l'idraulico sappiamo apprezzarlo eccome! Quello sì che serve, le cose spirituali invece lasciano il tempo che trovano per le buone intenzioni, ma i soldi sono cosa seria, servono ad altro. Caro don Fasani, bisogna proprio ribaltare il proprio modo di pensare per non seguire il buonismo della mentalità dominante che reputa vile chiedere di mangiare per il servizio reso, come se non fosse un peccato "che chiede vendetta al cospetto di Dio" il negare la giusta mercede agli operai.


Che livello evangelico ha ottenuto nella comunità cristiana il modo attuale di gestire il catechismo, all'insegna delle buone intenzioni e dell'"impegno" della buona volontà senza alcuna valutazione dei contenuti e delle capacità portate? Il fatto è che se finalmente si considerasse davvero alla stessa stregua pagare il catechista e pagare l'idraulico, chissà che non ci scappi che il catechismo torni a funzionare come funzionano i bagni e i lavandini in parrocchia, cioè come si deve per la natura del servizio. Chissà che non faccia bene l'abbandono di uno spiritualismo disincarnato, per arrivare finalmente a considerare carnalmente concreto anche il valore del servizio dei catechisti (e degli organisti, 'ça va sans dir') non meno di quello degli idraulici o degli elettricisti. Chissà che proprio l'abbandono del concetto del tutto-è-dovuto-a-gratis non recuperi alla responsabilità del proprio impegno e sacrificio dei laici per la loro parrocchia, e i parroci, perché se devono chiedere un sacrificio sappiano farlo a fronte di un servizio reale e non con (per il catechismo in esempio) un doposcuola malriuscito (e non sono io a giudicare: gli esiti sono giudici impietosi).


Chissà se cominciando ad rifiutare i sacramenti a chi non li merita, per condizioni oggettive o seriamente valutate, non si otterrebbe che coloro che vi giungono siano finalmente più consapevoli che ciò che ricevono è grazia e non un atto dovuto, risposta ad una vocazione e non effetto dei propri progetti o sentimenti. Nostro Signore non si preoccupava del gradimento delle masse. Rimasto con dodici amici, chiede senza tentennamenti "volete andarvene anche voi?". Quanti sacerdoti, che dovrebbero agire in Persona Christi proprio nell'amministrare i sacramenti e preparare a quelli con il catechismo, sanno essere altrettanto netti e amanti della verità? Quanti matrimoni celebrati ma evidentemente nulli? Quante eucaristia e divorziati risposati? Le perle non si dànno ai porci, e per averle si va e si vende quello che si ha per comprare il campo dove sono nascoste. Bisogna riscuoterci per accorgerci che manipoliamo perle (vere e non sentimentali), che non vanno sperperate, e che è giusto che la gente le "compri" avendo venduto qualcosa del proprio. Le è stato detto che il sacerdote ha giustamente diritto al suo pur misero stipendio, la sua battuta finale sul fatto che Stella lo consideri un privilegio, è proprio di chi non capisce o non vuol capire. Manipolare così le parole e i significati per continuare a crogiolarsi nel turgore delle proprie buone intenzioni spiega bene come mai è così ben lastricata la strada dell'inferno di secolarizzazione e smarrimento in cui versa mediamente il popolo cristiano.


Ritorniamo al tema: Si abbia il coraggio nelle parrocchie di pagare l'organista e i catechisti, prima di fare ogni altra operazione umanitaria, sociale, culturale e sportiva. Si abbia il coraggio di riconoscere l'educatività di una simile richiesta, come è educativo ed opera di carità "soccorrere alle necessità del clero" perché la Liturgia è il centro della vita della Chiesa non a caso! Ne è il centro perché da essa anche la vita concreta riceve uno sguardo ed una valorizzazione dalla vita dei Cristiani che essa alimenta. Invece non c'è più fede in questa forza della Liturgia, cioè -in fondo- non c'è fede che proprio lì Cristo agisca davvero formando il suo popolo a vantaggio del mondo intero. L'Europa è rinata per uno che ha imposto una Regola di preghiera (per cui ad ogni inciampo nel canto ci si prostra per implorare perdono e rimedio), che ha scandito di preghiera e melodia tutte le ore della giornata anteponendo -senza separare- l'«Ora» al «Labora». Quindi abbiamo un criterio di priorità ben fruttuoso da seguire. Se non c'è soldi, prima si paga il prete, poi l'organista e poi via via gli altri i cui servizi sono necessari a Liturgia e Sacramenti. E il resto dopo. Ma occorre il coraggio di apprezzare di più Liturgia e Sacramenti di quanto siamo disposti ad apprezzare un idraulico. E chi ragiona come Lei, don Bruno Fasani da Verona, di fatto (oh, non certo a parole, ma certamente di fatto) dà il giusto prezzo agli idraulici, ma non ai Catechisti o agli Organisti: infatti paga gli idraulici, e pretende catechisti e organisti a gratis.


Ma questa è propriamente la mentalità che ha portato e prosegue il disastro liturgico ed educativo attuale. Errare humanum... E sia chiaro che io, in quanto non diplomato, non voglio un solo ghello! E non aspetto altro che qualcuno che mi soccorra con mestiere, sollevandomi da questo compito che sento più grande delle mie capacità, anche se sono grato al Signore per questi anni ricchissimi di grazia che mi ha donato...

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