CROSSING THE OCEAN - Traveling from U.K. to U.S.A. through organ music

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Sezione CD

All'organo "Balbiani/Mascioni" del Duomo di Voghera

Una nuova registrazione di Simone Pietro Quaroni

Italia



 

Presentiamo un nuovo album di musica per organo

"CROSSING THE OCEAN" - Traveling from U.K. to U.S.A. through organ music

registrato per l'etichetta IMD MUSIC & WEB

da

Simone Pietro QUARONI

all'organo "Balbiani" (1962) / "Mascioni" (2013) del Duomo di Voghera

in memoria di Massimo Nosetti

Musiche di Elgar, C. Callahan, P. Whitlock, W. Mathias, D. Buck, L. Sowerby

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Simone Pietro Quaroni
“Crossing the Ocean” – Traveling from U.K. to U.S.A. through organ music
Balbiani 1962/Mascioni 2013 organ in Voghera (Pavia)


Contenuto:

Edward Elgar (1857 – 1934)
Pomp & Circumstance March n. 1 in D

Percy Whitlock (1903 – 1946)
Plymouth Suite: Allegro risoluto [https://youtu.be/NFlDSxq0ejE ] ; Lantana [https://youtu.be/nFV5kxutIjw ] ; Chanty; Salix; Toccata

William Mathias (1934 – 1992)
Canzonetta op. 78 n. 2
Recessional op. 96 n. 4 - https://youtu.be/FA3y-GkEj_Q

Dudley Buck (1839 – 1909)
The Star Spangled Banner Op. 23

Charles Callahan (1951-)
Festival Fanfare
https://youtu.be/2ZGVcl9ahaM

Leo Sowerby (1895 – 1968)
Pageant of autumn


Lunghezza totale: 72'31"

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Crossing the Ocean: traveling from U.K. to U.S.A through organ music

La scelta di dare un titolo ed un sottotitolo in lingua inglese - spiega Simone Pietro QUARONI https://www.organieorganisti.it/simone-pietro-quaroni - risponde all’esigenza personale di creare un grande stacco con quelle che sono state le abitudini di repertorio portate avanti per anni, realizzando un obbiettivo che era ormai maturo nel pensiero. Questo album è infatti un passo deciso verso due tradizioni organistiche, quella anglosassone e quella statunitense, ancora poco conosciute in Italia e che, per quanto mi riguarda, trovo di grande interesse. I pezzi scelti per questo album affiorano tra i principali titoli (potremmo chiamarli utilmente “best hits”) e mettono in luce affascinanti armonie, inconfondibile tratto di quelle culture, coniugati ad una solidità formale che ricalca la lezione del Vecchio Continente. Il miglior modo per ascoltare questo album è di immaginare di intraprendere un viaggio in due tappe: raggiungere innanzitutto la Gran Bretagna e sostarvi per lasciarsi permeare dallo stile musicale di Elgar, Whitlock e Mathias; in seguito, liberarsi verso la grande traversata oceanica (questo è il senso del titolo) e, una volta arrivati nel Nuovo Continente, lasciarsi sorprendere dalle pagine di Buck, Callahan e Sowerby. La parentela culturale tra le due realtà anglofone è ancora molto forte nonostante i differenti sviluppi storici e pertanto compiere un viaggio musicale dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti significa osservare due facce della stessa medaglia, almeno nei metodi della composizione: armonie ardite, melodie intense, ritmica incalzante, qualità della scrittura organistica al primo livello, che richiede allo strumento le più alte prestazioni in termini di dinamica e colore. 

L’organo sotteso a tale letteratura, pur non essendo il medesimo tipo, fa capo ad una comune tradizione “sinfonica” che affiora le sue origini nell’Ottocento inglese (Hill e Willis) e che poi si sviluppa nei due paesi per strade diverse (negli U.S.A. ad esempio per mezzo della celebre ditta Skinner), ma tenendo conto alcune linee tecniche imprescindibili, tra cui: l’impostazione da 3 a 5 manuali, per un totale di registri reali che può sfiorare e superare anche i 100; la dotazione di sostanziosi registri “di fondo” e “ad ancia” di 32’, 16’, 8’ e 4’ con timbro pieno e ben bilanciato tra bassi ed acuti, molti dei quali sono studiati per l’evocazione dei più importanti timbri orchestrali (bisogna citare almeno la celebre “Solo Trumpet” o più comunemente “Tuba”, potentissimo registro ad ancia in grado di sovrastare in a-solo anche la sonorità più possente dello strumento); efficienti dispositivi detti “casse espressive”, in grado di regolare con precisione (fino quasi ad azzerarla) la dinamica dei registri racchiusi all’interno, ad imitazione della dinamica orchestrale. 

L’organo scelto per questo album, il "Mascioni" (2013) del Duomo di Voghera, ha molte di queste caratteristiche richieste: esso è un imponente “tre manuali” che ha il suo punto di forza nel materiale fonico (4982 canne), principalmente opera della ditta Balbiani-Vegezzi-Bossi di Milano, risalente al 1962 e proveniente dal dismesso organo del Duomo di Pavia; questo imponente corpus sonoro è stato corredato dalla ditta Mascioni di alcune utili aggiunte in senso contemporaneo (tra cui un sonoro Cornetto 5 file, riassegnabile ai corpi d’organo, che si presta come valido aggiunto alla Tromba del manuale principale per imitare la “Tuba” non esistente). A questo strumento, che è del tipo “sinfonico-eclettico” italiano, rinato e riconfigurato a Voghera dopo un silenzio ventennale ed una sconsiderata distruzione, sono legato per motivi personali fin da quando era ancora eretto in Pavia; questo album sia per esso il mio più grande gesto di ammirazione e rispetto, con gratitudine per la crescita che ha alimentato fin dal primo momento che ho iniziato a utilizzarlo per lavorare a questo repertorio. Per mezzo di lui, la “traversata oceanica” si è compiuta oltre ogni mia aspettativa.


[*] dello stesso interprete segnaliamo anche L'organo Angelo Amati di Bereguardo con musiche di Haendel, Corrette, Couperin, Daquin, Beauvarlet-Charpentier, Fumagalli

 

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contenuto inserito da: - Segreteria OrganieOrganisti.it