Nel bicentenario della morte di Giuseppe II Serassi

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Autore: Giosuè Berbenni organista presso la chiesa prepositurale di Trescore Balneario (BG) e studioso di organaria

Sezione Articoli

Profilo biografico a cura di Giosuè Berbenni

Giuseppe II Serassi (1750-1817), tra i geni dell’organaria mondiale, a due secoli dalla morte

Giuseppe II Serassi (1750-1817), tra i geni dell’organaria mondiale, a due secoli dalla morte

 

di Giosuè Berbenni

 

Nel 2017 ricorrono due secoli dalla morte di Giuseppe II Serassi, bergamasco, tra i maggiori esponenti che la storia organaria abbia mai avuto. Giuseppe II è la mente e il genio della celebre dinastia Serassi. Con le sue geniali invenzioni ha rinnovato l’organaria italiana, in particolare il modo di pensare l’organo, fondamentale nella millenaria storia della musica. Fu confidente del grande musicista bavarese Giovanni Simone Mayr (1763-1845), bergamasco di adozione. Se Mayr scrisse parecchio sull’organo, lo deve all’ammirazione che aveva per il Serassi; se questi inventò geniali innovazioni meccaniche e sonore che portarono l’organo ad una mirabile orchestra, consentendo il crescendo strumentale, lo si deve agli stimoli musicali di Mayr.

 

La vita.

Giuseppe II, di Andrea (1725-1799) e di Maria Caterina Bertarelli (1728-1756), nasce il 16 novembre 1750. Rimase orfano della madre a soli 6 anni. Crebbe nell’azienda d’organi che il nonno Giuseppe I fondò verso il 1720. La famiglia Serassi, di provenienza comasca (ora Grandola e Uniti, nella Valle Menaggio), è imparentata con famiglie impegnate nella produzione della seta, nei commerci e nelle attività accademiche. Il Nostro ebbe una formazione ricca di stimoli: scienze esatte (matematica-fisica), musica, letteratura, filosofia, storia, lingue. Gli fa da guida, sia nel pensiero che nelle relazioni sociali, l’amato zio abate Pierantonio (1721-1791), celebre filologo e letterato, residente a Roma, dal noto poeta Ugo Foscolo (1778-1822) definito come “benemerito della patria erudizione”. Dal 1770 (a 20 anni) inizia a firmare le opere della famiglia, dove per alcuni anni vissero contemporaneamente cinque preti Serassi (tra cui il padre, prete a 32 anni). Quando a 24 anni prese moglie (Anna Monaci di 17 anni) vi fu un giubilo corale, perché la famiglia poteva avere una discendenza. Le aspettative non andarono deluse: ebbe 14 figli, di cui 9 vissero fino all’età adulta. All’età di 44 anni rimase vedovo. Fu padre severo ed esigente.Da lui sbocciò la mitica Fratelli Serassi, che diede lustro a Bergamo in Italia e in Europa. Fu in contatto con i maggiori intellettuali e scienziati del tempo. Grazie a Lui, la Serassi diventa la più celebre ditta italiana di costruzione d’organi. È una continua affermazione per le qualità della lavorazione, dell’efficienza meccanica e della duratadelle numerose componenti. Nel 1802-06, per le sue qualità umane e professionali,viene nominato dalla municipalità di Bergamo a ricoprire l’incarico di Presidente del Consiglio Comunale di Bergamo. Successivamente pubblica importanti memorie per l’organaria italiana: Descrizione ed osservazioni. Pel nuovo Organo nella Chiesa posto del SS. Crocifisso dell’Annunziata di Como, 1808, pp. xii-34; Sugli organi. Lettere, 1816 con Catalogo delle 346 opere collocate. Muore a 66 anni il 19 febbraio 1817. Il 30 luglio l’autorevole rivista settimanale tedesca di Lipsia «Allgemeine Musikalische Zeitung» (a.19, n. 31) gli dedica due pagine (su quattro).

 

Le opere.

Parecchie sono le sue opere, circa 202, sparse in vari stati italiani, con una media di 4 organi e mezzo per anno, di medie proporzioni (oltre mille canne) e grandi proporzioni (oltre duemila canne). Quelle superstiti, più o meno integre, sono circa un’ottantina. L’attività va dal 1770-1816, come indicano le sue firme - ora col padre ora con i figli - incise dietro la canna centrale degli organi. Il più straordinario, unico al mondo, è nella basilica di Sant’ Alessandro in Colonna (1781-82 opp. 193-94) formato da due strumenti contrapposti, collegati da un geniale sistema meccanico sotterraneo, ideato sul principio dell’oscillazione del pendolo di Gallileo (1564-1642).Il più regale è nella reggia di Colorno (Parma) (1792-96, op. 259), su commissione di sua altezza reale Ferdinando I di Borbone. Nelle canne Serassi di alcuni organi di fine ‘700 e inizio ‘800, periodo coincidente con l’occupazione napoleonica (1797-1815), ci sono scritte francesi; come si spiega? Secondo la tradizione - che sempre ha un fondamento - organari francesi, fuggiti dalla «fatal rivoluzione», hanno portatonella Serassi segreti di bottega d’oltralpe. Le officine spaziose, luminose, asciutte, moderne e ben organizzate, visitate anche da numerosi stranieri, erano collocate in via S. Tomaso. Per il funzionamento delle macchine di laminazione delle lastre di metallo utilizzavano la forza idraulica di un loro filatoio nel Borgo S. Caterina.

 

La generale stima.

Giuseppe II ha una visione storica e globale dell’organaria: antica e moderna, italiana ed europea, come attestano anche i suoi scritti. Egli è non solo un abilissimo artigiano, ma uno storico, un osservatore acuto e aggiornato, un promotore di straordinarie idee. Crea una nuova mentalità dell’organo italiano, nel solco della grande tradizioneche rinvigorisce con l’innesto di nuovi germogli provenienti dalla tradizione francese e tedesca, peraltro già pulsanti nelle nostre regioni. In particolare conduce l’organo rinascimentale-barocco nel nuovo modello di organo romantico-risorgimentale, con geniali innovazioni meccaniche e strumentali. I suoi figli, la leggendaria Fratelli Serassi, dal Trentino alla Sicilia, lo proporranno con successo quale esempio d’organo dell’Italia unita. Grazie a Lui Bergamo divenne il punto di riferimento dell’organaria italiana, con riconoscimento europeo. Mayr scrisse (1825 ca) che a Giuseppe II, «sommo artista», si deve «il più notevole progresso dell’arte», tant’è cheper i fabbricatori contemporanei fu «maestro» e «lo presero ad imitare come modello». Nel 1800, il valido collega Eugenio Biroldi (1756-1827) di Varese annotava: «… non vi ha un eguale per discrezione e per abilità» e nel 1811 autorevoli musicisti considerano il Nostro: «il miglior Organaro che vi sia nell’Italia» e i Serassi «i più eccellenti Fabbricatori d’Organo». L’ascoltare i suoni delle sue opere ci dona meraviglia per la trasparenza, la proporzione, la potenza, la dolcezza e l’armonia dell’insieme. L’insegnamento del Serassi, dopo due secoli, ci fa da guida per l’arditezza di idee, le qualità sonoro-meccanichee l’equilibrio tra modernità e tradizione, che nella storia solo pochissimi geniali artisti hanno saputo raggiungere. A Lui vada la nostra perenne gratitudine.

 

- Sui Serassi si veda l’opera monumentale di Giosuè Berbenni, I Serassi, celeberrimi costruttori d’organi. Le vicende umane, patrimoniali e professionali. Associazione Culturale "Giuseppe Serassi", Collana d’Arte Organaria – I, Guastalla (RE), 2012, 4 voll., pp. 2209 + 32 tavole fuori testo.

 

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