L'Alleluia quello gregoriano!
Inviato: 31/08/2015, 16:14
È ormai quasi mezzo secolo che suono l'organo a messa da "mercenario" (faccio il tappabuchi: nella mia diocesi quando qualcuno s'assenta perché ha un concerto, o perché lo chiamano a suonare a sua volta in un'altra chiesa, chiamano il sottoscritto!)
Vorrei condividere questa mia breve riflessione.
Stamane, mentre intonavo per la trecentocinquantamilionesima volta l'Alleluia (quello che ormai viene definito - per antonomasia - "Alleluia quello gregoriano"!), ho pensato tristemente come questa bella e semplice melodia (e proprio per questo divenuta il "passepartout" attraverso non importa quale festa!), abbia perso ormai la sua connotazione liturgica primigenia [§], ovvero quella di caratterizzare il tempo liturgico più importante dell'anno, il tempo di Pasqua!
Anzi, è una melodia divenuta talmente trita e ritrita (perché si usa sempre e ovunque non si sappia fare nessun altro tipo di Alleluia!) che è diventata anche un motivetto canzonatorio: pensate ad esempio quando viene cantato anche dai bambini (tutti, anche quelli che non mettono piede in chiesa e oratorio) quando vogliono dire «finalmente» oppure «ce l'abbiamo fatta»...
Il trionfo del banale!
È po' la fine che ha fatto la cosiddetta Aria sulla Quarta Corda di Bach: ormai se la suoni in chiesa, la gente ti chiede stranita «...grandeee, suoni la sigla di Quark!!!».
Questo per dire cosa? Per dire che se quella sacra melodia ha perso la sua "pasqualità" intrinseca è a causa dell'accidia liturgico-musicale dei nostri sacerdoti: sissignori, nella mia ormai lunga carriera non ne ho mai trovato uno (dico uno) che prima della messa mi abbia presentato un bel menu preconfezionato (nel senso di calibratamente pensato in base al tema liturgico del giorno), al contrario «mah... non so... fa te!», oppure «boh... direi, per cambiare, "Noi canteremo gloria a te"» e via dicendo... intanto che magari sta chiacchierando del più e del meno col sacrista...
Insomma, sembra proprio che il canto sacro, unito alle parole, non sia più dal clero percepito come «parte necessaria ed integrante della liturgia solenne» [SC 112, v. http://win.organieorganisti.it/sacrosan ... cilium.htm], al contrario come parte facoltativa e quasi estranea... per la serie: se cantiamo è meglio, ma anche se non cantiamo, fa nulla!
Grazie per la cortese attenzione.
Antonio Scialoja
organista nella diocesi di Cerveteri
[§] Seconda Antifona di Comunione nella Messa di Pasqua (Graduale Simplex, p. 163)
Vorrei condividere questa mia breve riflessione.
Stamane, mentre intonavo per la trecentocinquantamilionesima volta l'Alleluia (quello che ormai viene definito - per antonomasia - "Alleluia quello gregoriano"!), ho pensato tristemente come questa bella e semplice melodia (e proprio per questo divenuta il "passepartout" attraverso non importa quale festa!), abbia perso ormai la sua connotazione liturgica primigenia [§], ovvero quella di caratterizzare il tempo liturgico più importante dell'anno, il tempo di Pasqua!
Anzi, è una melodia divenuta talmente trita e ritrita (perché si usa sempre e ovunque non si sappia fare nessun altro tipo di Alleluia!) che è diventata anche un motivetto canzonatorio: pensate ad esempio quando viene cantato anche dai bambini (tutti, anche quelli che non mettono piede in chiesa e oratorio) quando vogliono dire «finalmente» oppure «ce l'abbiamo fatta»...
Il trionfo del banale!
È po' la fine che ha fatto la cosiddetta Aria sulla Quarta Corda di Bach: ormai se la suoni in chiesa, la gente ti chiede stranita «...grandeee, suoni la sigla di Quark!!!».
Questo per dire cosa? Per dire che se quella sacra melodia ha perso la sua "pasqualità" intrinseca è a causa dell'accidia liturgico-musicale dei nostri sacerdoti: sissignori, nella mia ormai lunga carriera non ne ho mai trovato uno (dico uno) che prima della messa mi abbia presentato un bel menu preconfezionato (nel senso di calibratamente pensato in base al tema liturgico del giorno), al contrario «mah... non so... fa te!», oppure «boh... direi, per cambiare, "Noi canteremo gloria a te"» e via dicendo... intanto che magari sta chiacchierando del più e del meno col sacrista...
Insomma, sembra proprio che il canto sacro, unito alle parole, non sia più dal clero percepito come «parte necessaria ed integrante della liturgia solenne» [SC 112, v. http://win.organieorganisti.it/sacrosan ... cilium.htm], al contrario come parte facoltativa e quasi estranea... per la serie: se cantiamo è meglio, ma anche se non cantiamo, fa nulla!
Grazie per la cortese attenzione.
Antonio Scialoja
organista nella diocesi di Cerveteri
[§] Seconda Antifona di Comunione nella Messa di Pasqua (Graduale Simplex, p. 163)