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Uno sguardo al passato per un futuro migliore

MessaggioInviato: 11/07/2019, 11:10
da Pier Paolo Donati
Torno a ‘postare’ nel Forum, dopo aver discusso qualche anno fa di argomenti analoghi a quelli che qui presento su "Organi & Organisti" alla pagina internet https://www.organieorganisti.it/uno-sgu ... nistica-42. Si tratta di quanto ho pubblicato nella rubrica Commenti nel numero 42 della rivista che dirigo («Informazione Organistica»), in merito ad un Convegno tenuto lo scorso anno in ricordo del grande concertista e musicologo Luigi Ferdinando Tagliavini, agli esiti dell’Orgelbewegung italiana, ai risultati ottenuti dai suoi fondatori. Per consentire al lettore un equilibrato giudizio di merito, sono fornite notizie anche sui rapporti intercorsi con le persone citate. Spero che l’argomento interessi, e stimoli interventi a cui replicherò con piacere al fine di tentare una sintesi prossima ad un giudizio storico e non cronachistico; considerato che l’ampio arco temporale preso in esame, e la data di nascita di quel movimento, lo consentono.

Pier Paolo Donati

Re: Uno sguardo al passato per un futuro migliore

MessaggioInviato: 24/07/2019, 20:54
da Magister Bachius
Pur conscio dei limiti di Tagliavini e Mischiati e degli errori che anche loro hanno compiuto (… ma chi è senza peccato?), da parte mia non mi stancherò di tesserne le lodi che mi appaiono infinitamente superiori a qualsiasi critica: studiosi colti, preparati, profondi, preconizzatori con il grande merito di aver, se non aperto, almeno enormemente allargato fra i primissimi una via che è stata poi seguita da tutti, anche a costo di subire attacchi personali, talvolta ben più aspri di quello del Donati.
Inoltre, posso personalmente testimoniare la generosità disinteressata con cui hanno aiutato moltissime persone, anche semplici appassionati.
Credo che il Museo di San Colombano e la Biblioteca personale di Mischiati, lasciati alla collettività, siano degli esempi unici in Italia che, da soli, dimostrano la grande levatura dei personaggi.
Detto ciò, due brevi appunti.
Mi piacerebbe sapere quali sono i criteri in base ai quali viene attribuito a qualcuno il titolo di “storico dell’organo (arte organaria, organistica, etc. …)”?
A che epoca risale l’episodio citato dal Donati sul “suonare in 8/16 piedi”? ... vedo ancora oggi tantissimi organisti, anche super-titolati, che non si raccapezzano davanti a una tastiera storica, per non parlare di una del Cinquecento, figuriamoci quando gli studi sull'interpretazione della musica rinascimentale erano agli albori...!

Re: Uno sguardo al passato per un futuro migliore

MessaggioInviato: 29/07/2019, 12:41
da Harmonicus
Ritengo l'apporto di Tagliavini una importante pietra miliare nel campo dell'approfondimento storico e nella conoscenza di ciò che dal passato consente oggi a noi di essere ciò che siamo. Qualsiasi interpretazione che non abbia a base un attenta ricerca storica falsa il contenuto di ciò che espone. La libera scelta dell'esecutore ingloba nella personale 'artisticità', se mi si consente il termine, il nucleo spirituale che ha rivestito della sua forma temporale l'evento sonoro trasformandolo in divenire; ma non ritengo lecita alcuna operazione di snaturalizzazione che liquidi il 'senso' della intrinseca verità, insito in ogni composizione di valore, come 'roba vecchia'. Il musicista che si pone in ascolto e visione, attentamente, con riconoscenza e rispetto verso chi ascolterà, e anche verso sé stesso, sa porsi in umiltà davanti al lavoro e al pensiero di chi lo ha preceduto; certo,valutando tutti gli aspetti, sia positivi che negativi; a lui la sintesi finale, ma per offrire non un 'prodotto', ma un pezzettino di vita sonora capace di far vibrare le corde del cuore e dell'anima. In questa società tendenzialmente assassina di entrambe.
Anna Maria Moschetta Vannucci

Re: Uno sguardo al passato per un futuro migliore

MessaggioInviato: 29/07/2019, 17:07
da faustocaporali_
[excerpta] La fase del filologismo organologico o della “interpretazione storicamente informata” ha esaurito le sue possibilità di indirizzo. L’estrema minuzia delle conoscenze tecniche degli studiosi non arriva a sollecitare un esito musicale condiviso. Quanto più si individua un preciso dato storico tanto più emerge l’inibizione interpretativa derivante dal fatto che quel dato è indisponibile in altre situazioni; l’approccio scientifico non aiuta a realizzare una interpretazione, ma, nell’incanalarla dogmaticamente, ne esautora la realizzazione.

Ciò che il Prof. Pier Paolo Donati lascia supporre come dati acquisiti non sono che interpretazioni indirizzate da documenti, la cui vicinanza ad un ipotetico originale è impossibile da dimostrare, essendovi in ogni opera di ricostruzione tanti aspetti che sono lasciati alla decisione del curatore. Resta lo scollamento fra ricostruzione storica e aspetto musicale: l’ipotetica ricostruzione (ché, per noi, resterà sempre tale, fosse anche di uno strumento rifatto dallo stesso costruttore, così come una stessa musica di un compositore può suonare in modo ogni volta differente nelle mani dello stesso compositore) non conduce ad alcuna certezza riguardo all’approccio performante tanto del supporto sonoro che dell’evento musicale, restando sia l’uno che l’altro un rebus di cui ignoriamo usi, tempi, agogiche, registrazioni, modalità espressive, riferimenti di genere, ecc.

L’organista non riuscirà mai a ricreare l’ambientazione emotiva per cui una musica riesumata possa trovare accoglienza e condivisione, perché l’esecuzione è episodica, ma soprattutto perché non ha gli accenti dell’attualità e non riesce a passare nelle vie di comunicazione attuali. Non è possibile resettare il mondo uditivo di un ascoltatore di oggi, né con suoni, né con temperamenti che non aggiungono né tolgono nulla alla musica, né con la retorica del capolavoro e della pietra miliare (a quanto pare tutti gli strumenti e i musicisti d’antan lo sono, obbedendo alla funzione di ritornare importanza allo storico/operatore/musicista stesso), a meno di riportarlo a un mondo linguistico scomparso. Un conto è “conoscere” ciò che è avvenuto, un altro è “emozionare” esteticamente, e non c’è da stupirsi se i nostri concerti sono vuoti e non interessano i media.

I nostri restauratori non avranno aggiunto nulla al passato, dal momento che la loro mente è tutta rivolta a ricostruire il pensiero di un altro; come il restauratore del quadro di Leonardo non può avere il nome pari a quello di Leonardo, così l’organaro rifacitore non avrà che il merito di aver conservato un bene che la modernità ha già archiviato.

Forse l’indagine filologica in ambito italiano può già tracciare il suo bilancio, che non è a favore né della musica né dei musicisti; a mio parere, non vi sono stati eruditi che abbiano fatto scuola musicale, non potendo disporre, ora come ieri, che di ipotesi e di estetiche indotte/dedotte da documenti resi muti e freddi dal tempo.

- [questo è un estratto di quanto ho più estesamente scritto in calce alla pagina https://www.organieorganisti.it/uno-sgu ... nistica-42 ]

Re: Uno sguardo al passato per un futuro migliore

MessaggioInviato: 01/08/2019, 18:24
da f_finotti54
Non invidio chi si erge a Giudice Unico (che è altro dall’Unico Supremo), così come traspare dalla lettura del testo del M° Prof. Donati quale Cronaca del convegno in memoria di Luigi Ferdinando Tagliavini (Pieve di Cadore, luglio 2018). È - quella del Giudice Unico - una posizione che mi sembra contraddica l’essenza stessa del messaggio che l’Arte e la Musica in particolare da sempre diffondono nella società: suscitare e stimolare una serie infinita di processi di interpretazione (per dirla con il filosofo Gianni Vattimo), o “profetizzare un mondo” (per dirla con Vassili Kandinskij).
[…]Non posso dunque che condividere ognuna delle parole che il caro amico e collega M° Fausto Caporali ha voluto consegnarci come risposta al documento del Prof. Donati, perché noi si possa riflettere ancora a lungo sulle ragioni del nostro agire. Le faccio mie senza riserva alcuna, ribadendo che dobbiamo essere grati agli storici per il loro contributo di conoscenza irrinunciabile. Nondimeno, è giunto il momento di lasciare all’Organo “strumento musicale”, alla sua letteratura e ai loro servitori la libertà di esplorare ed evolvere in modo del tutto laico, profittando di ogni contributo che la moderna conoscenza tecnologica ed intellettuale mette a disposizione delle menti e degli animi, rifuggendo strenuamente la tentazione dell’imposizione della Musica Antica e quanto ad essa connesso come “pensiero unico” al quale uniformarsi.
[…] Le figure autorevoli che nell’Arte e in Musica si sono succedute nelle varie epoche che ci hanno preceduto, facendone la Storia, hanno plasmato i nostri pensieri, la nostra sensibilità offrendoci, ciascuna, sguardi e immagini di un mondo che non avremmo mai visto prima con le sole nostre forze e che, da quel momento, non sarà più lo stesso.
- [questo è un estratto di quanto riportato alla pagina https://www.organieorganisti.it/uno-sgu ... nistica-42 ]

Re: Uno sguardo al passato per un futuro migliore

MessaggioInviato: 08/08/2019, 10:40
da Giuseppe Piazza
Pier Paolo Donati [essendo] amico di Luigi Ferdinando Tagliavini [...] è in grado di scrivere [di lui] con cognizione di causa. […]. Il desiderio di approfondire la conoscenza della musica antica mi aveva spinto alcune volte a Pistoia per frequentare le lezioni di Tagliavini [...]: qui ebbi l’occasione di conoscere Donati, con cui si era stabilito un rapporto di cordialità e amicizia: eravamo entrambi storici dell’arte. Egli mi accompagnò ad esaminare e suonare nella zona organi antichi [...] restaurati nel suo laboratorio fiorentino in Palazzo Pitti […]. Apprezzai la precisione nell’uso dei materiali, il modo corretto, storico, scientifico di procedere al restauro degli organi antichi. Non sempre fui convinto e conquistato dal suono, dall’intonazione, […].
[Mentre] stavo provando a Trento l’organo di S. Maria Maggiore [...] conobbi il padre della scienza organologica italiana, Renato Lunelli. [...]. Fui colpito dalle sue copiose ricerche in ambito organario e dall’immensa conoscenza [...] storica, tecnica e musicale [...], ma anche la semplicità e l’umiltà dello studioso […].
Nel 1960 egli aveva fondato con Tagliavini la rivista «L'Organo», la prima [...] di tipo scientifico. […] Avevo incontrato Tagliavini in varie circostanze: era stato sempre cordiale con [me], anche quando le nostre opinioni erano un po’ diverse. [...] C’era fra noi stima e apprezzamento, si parlava volentieri di musica, cultura e di ogni argomento. [...]
[Da quando andò in pensione] si lamentava di essere rimasto solo: “[...] sono spariti molti amici e quasi tutti gli allievi che prima mi osannavano. Ciò mi rattrista e non mi è sempre chiaro il perché [...]”.
Ho conosciuto anche Oscar Mischiati. […] qualche volta ci siamo scontrati, forse perché lui era più attento allo strumento che alla musica. [...] Tuttavia l’organo non è un quadro, non un’opera d’arte da ammirare: è una macchina per fare musica […].
Dissentivo da Mischiati quando voleva ricostruire un nuovo Serassi o altro organo storico attorno ad una manciata di canne originali. [...] non si può ricostruire una copia di un organo antico attorno a quattro canne pur originali. […]
Inoltre Mischiati non era mai sfiorato dai dubbi che in me invece sono cresciuti con l’età: era certo, sempre e ovunque, [sempre] sicuro della sua [opinione]. […] Non so se tale rigidezza sia utile all’organo, al restauro, alla storia. [...]
Sicuramente la Soprintendenza ai beni culturali, che nel passato ignorava l’organo e pensava solo a conservare l’esterno della cassa se era artistica, ora è interessata anche alla macchina organo; e ciò è merito del movimento di Lunelli e di Tagliavini.
Tuttavia l’opera di restauro appare abbastanza difficile. Le chiese sono sempre meno frequentate e l’organo è l’ultimo pensiero della parrocchia. […]
- La mia testimonianza si può leggere integralmente nella pagina internet https://www.organieorganisti.it/uno-sgu ... nistica-42 .

Re: Uno sguardo al passato per un futuro migliore

MessaggioInviato: 22/08/2019, 14:44
da Pier Paolo Donati
Il Maestro Fausto Caporali dedica alla mia prosa tanta attenzione da meritare una risposta puntuale, per quanto condensata in nuce; esaustiva, si sarebbe detto una volta. Le mode, non solo lessicali, difatti passano; e con loro la sostanza, o più spesso il vacuum a cui si accompagnano. Mi vengono a mente le salvifiche e mirabolanti locuzioni usate per giustificare e far digerire la ‘rivoluzione’ liturgica seguita al Concilio Vaticano II: pietra tombale per la musica d’organo, per gli organisti e i costruttori del nobile strumento. Ma così va il mondo, ed anche quello della musica e degli studi che la concernono declina allo stesso modo: per gli errori politici fatti nelle reiterate riforme della scuola che hanno condotto al «tre più due» estraneo alla nostra cultura e al nostro ordinamento; per la surrettizia equiparazione degli studi al Conservatorio con quelli all’Università; per i tagli alla formazione, necessaria per formare la classe dirigente del domani; per aver piegato il collo alla cosiddetta globalizzazione, che ha ridotto in miseria una Nazione ricca di mezzi, di inventiva, di arte e di cultura.
Per quanto è possibile tuttavia, le ricerche degli studiosi vanno avanti; e quelle italiane hanno infine ottenuto il riconoscimento del mondo accademico internazionale per la loro originalità e qualità. Non solo, la musicologia italiana acquisisce infine un ruolo primario nell’avanzamento delle conoscenze sul periodo rinascimentale e barocco, quando il Bel Paese costituisce il faro della civiltà musicale europea. Chi vuole usufruire delle inedite acquisizioni e conoscenze può come sempre farlo; chi ritiene di poterne fare a meno, è altrettanto libero di pensare ad altro. Così è da che mondo è mondo, e così hanno di solito fatto gli artisti, gli interpreti delle musiche altrui, i musicisti che si esprimono improvvisando. Non serve dilungarsi su questi temi, perché sarebbe come «sfondare una porta aperta»; senza dire che su queste stesse questioni sembra a chi scrive di essersi dilungato fin troppo nel precedente scambio di ‘botta e risposta’ su questo stesso Blog un paio d’anni fa.
Interessa di più ricordare alcuni fatti connessi con l’attuale débâcle degli organisti e dell’arte degli organi. Ad esempio, la liturgia della stesura di uno stesso editoriale per più di due decadi da parte del direttore del «Bollettino Ceciliano» che lamenta bonghi e chitarre in chiesa e non produce alcun risultato, o il cerimoniale di un reiterato tentativo di adire le vie canoniche per il riconoscimento dell’organista quale fornitore di un servizio professionale da remunerare in qualsivoglia forma o maniera che ottiene solo un rinvio alle calende greche, dimostrano a sommesso parere del sottoscritto mancanza di carattere, o di determinazione, o di coraggio; ricordando il Don Abbondio di manzoniana memoria.
Con immutata stima.
Pier Paolo Donati