Ho conosciuto bene Oscar Mischiati, con lui ho redatto parte del censimento degli strumenti del territorio provinciale bolognese. Taciturno, appena entrava nell'organo si animava e dettava appunti. Ne nacque un archivio di dati e foto che non vide mai la luce mentre fu in vita. È stato recentemente pubblicato su l'«Organo» in tono dimesso con brutte fotografie senza che io ne sapessi nulla. E qui viene il bello, perché l'unico che ha provveduto a citarmi almeno come collaboratore, fu proprio lui, Mischiati, in un suo scritto introduttivo. Ecco: era così. Gli si possono attribuire difetti di relazione, ma non mancò mai di esprimere la verità, la sua verità, s'intende. Come quel giorno che lo salvai da una folla inferocita di signore fans del tenore Carreras che Mischiati, in piedi nella sala del Palazzo dei Congressi di Bologna, apostrofava a gran voce come «cane-torero»! Le affermazioni che cita Campanini sono realmente gravi e sono parte di quell'integralismo che ha "sterilizzato" il nostro mondo organistico. Si è fatta piazza pulita dei grandi monumenti del '900 demoliti al grido «è di fattura industriale». Stessa chiusura per i restauri: via tutte le sedimentazioni storiche, applicazione di temperamenti inesistenti, di ogni scomodità possibile, di ogni arcaicismo. E la conseguenza all’organo “museo” è la blasfemia delle chitarre che invadono le nostre liturgie.
Come poteva poi fiorire la costruzione di organi nuovi in questo mondo ingessato? E ora, ecco l'avvento dell’Hauptwerk. In una chiesa barocca del centro di Milano se ne è inaugurato uno proclamandolo Cavaillé-Coll (!) Hautwerk: l'organista allucinato si bea col cyber-sex.
Quali le colpe di Mischiati? Nessuna. Nessuna se non ci fosse stato un esercito di sudditi del dogma, di emuli (quelli che suonano come un olandese, poi come un francese, poi come un americano, senza accorgersi di avere un cervello); nessuna se si fosse continuato ad usare il pensiero; nessuna se ci fosse stato qualcuno a rivaleggiare col suo oggettivo sapere che ne faceva un punto di riferimento.
Ora urgono Concordia, Temperanza, Laicità, Libertà di pensiero e occasioni di confronto. Serve la voglia di imparare non dall'ipse dixit, ma dalla storia, scoprendo che ha lasciato tracce elastiche che si aprono ad infinite soluzioni di progresso.