da samueleave » 25/10/2014, 8:36
Aggiungo alcune considerazioni provocatorie sul "restauro sì, restauro no" oggi in Italia.
Troppe volte di fronte al bivio tra sostituire il vecchio organo o restaurare l’esistente di dubbio valore storico-artistico la strada più comoda e conveniente, sul piano economico e del consenso popolare, è quella di recuperare qualche centinaio di canne malconce e, nella migliore delle ipotesi, un somiere. Si può così avere accesso a contributi Regionali, della C.E.I. e di qualche fondazione privata. Sì, ma a quale prezzo? Verosimilmente al prezzo di realizzare un costoso falso storico e, quel ch'è peggio, di mummificare la vita musicale della comunità da qui a qualche secolo alle possibilità di un organo “antico”. Senza considerare che molte volte nel nostro ricco territorio sono già presenti pregevoli strumenti antichi di indubbio interesse storico-artistico ed in ottimo stato di conservazione. L’operazione culturale corretta sarebbe quella di investire in uno strumento (sì, perché sempre di macchine si tratta...) di agevole uso nel servizio liturgico, adatto a proporre con gusto tutta la letteratura dell’Otto- e Novecento e che possa arricchire il patrimonio organario territoriale. Solo così si può disinnescare la trappola culturale prima ancora che amministrativo-procedurale per la quale, paradossalmente, risulta più facile alle comunità restaurare limita(n)ti organi di incerto valore che installare strumenti nuovi e funzionali.