L'organaria Italiana dal 1500 ad oggi

Questo nuovo spazio è rivolto a chiunque svolga attività di organista a qualsiasi titolo, nonché a coloro che seguono il mondo dell'organo e della musica organistica come semplici appassionati.

Attendiamo con piacere le vostre iscrizioni e suggerimenti per dibattere qualsiasi argomento che vi stia a cuore.

L'organaria Italiana dal 1500 ad oggi

Messaggioda DocPietroSilvestri » 09/04/2013, 12:30

Cari amici ed ospiti del forum organi ed organisti,
Dopo aver scritto una tesi di laurea che mi è valsa la lode presso l'Ateneo Leccese, e dopo numerosi concerti su organi antichi e conferenze sulla musica antica e l'approccio della stessa su uno strumento come l'organo, vi lascio scrivere, date libero sfogo alla vostra scrittura e alla vostra conoscenza organara e organistica dicendo: cosa conoscete di questo periodo, ovvero di questi 5 secoli? a Voi la parola e soprattutto la penna!

Vostro, Pietro Silvestri.
DocPietroSilvestri
 
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Re: L'organaria Italiana dal 1500 ad oggi

Messaggioda Bombardone93 » 25/06/2013, 21:38

Io adoro gli organi ottocenteschi di scuola lombarda, in particolare i Lingiardi di Pavia. Sono strumenti che se in Italia negli ultimi decenni hanno conosciuto una certa rivalutazione, dopo un periodo in cui sono stati ampiamente negletti (parlo della riforma ceciliana), all'estero ad esempio sono ancora pressoché sconosciuti... Cordiali saluti. Vito Rossi.
Bombardone93
 
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Re: L'organaria Italiana dal 1500 ad oggi

Messaggioda FlorPeeters » 19/07/2013, 16:58

L'organo italiano fin dai primi secoli è stata la tipologia di strumento vessillo dell'Italia. Prospetto rigorosamente classico "a tempio grego" e dimensioni medio piccole. Ovvero l'alter ego del cembalo italiano anch'esso diverso da quelli di scuola estera per le sue modeste dimensioni, suoni tenui e tastiera unica. Non c'è da dire che se da una parte è assolutamente positivo dall'altra lo è meno a causa dei suoi grandi vincoli strutturali che impediscono di eseguire letterature che non siano quella italiana.
L'organo del 500 non è mai fondamentalmente variato durante i secoli mantenendo caratteristiche strutturali e pressioni reindirizzando l'intonazione secondo il gusto del momento, ma mai creando un evoluzione considerevole come in altri paesi è accaduto più volte.
L'unica grande innvazione consiste nel movimento ceciliano che ha il pregio di voler cambiare un modello d'organo ormai troppo isolato ispirandosi alle novità dell'estero (con almeno quasi un secolo di ritardo). Intenzione nobile, ma mal condotta perchè si è voluto prender spunto solo per alcuni aspetti delle altre tradizioni creando uno strumento ibrido e monco senza ance al pedale o seconda tastiera ben fornita.
Oggi l'intenzione è qulla di costruire nuovi strumenti copie di altri, che a mio avviso trovo un'idea un poco infelice quando bisognerebbe cogliere l'occasione di creare un nuovo strumento italiano moderno non portato a termine durante il movimento ceciliano.
FlorPeeters
 
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Re: L'organaria Italiana dal 1500 ad oggi

Messaggioda Organaria Isontina » 25/07/2013, 20:48

Bisognerebbe, al giorno d'oggi, dar più valore al vero organo. L'organo a canne anzichè l'organo elettronico. Tutti conosciamo i pregi dell'Organo Italiano e il valore artistico di questo strumento, invidiato dal resto del mondo.
Comunque anche in epoca ceciliana sono stati costruiti numerosi organi di ottima fattura.
Sarebbe necessario costruire degli strumenti anche non maestosi ma fatti con criterio e sensibilità musicale, capaci di eliminare gli elettrofoni...
Organaria Isontina
 
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Re: L'organaria Italiana dal 1500 ad oggi

Messaggioda Cinghiale » 10/10/2013, 9:12

L'Organo è uno Strumento musicale dotato di canne; gli elettrofoni sono strumenti di altra natura, non necessariamente musicali, a meno che l'Autore stesso non abbia espressamente previsto l'uso di questi oggetti.
Occorre, inoltre, istruire i nuovi organisti al corretto uso dei nostri Organi, specie quelli ottocenteschi, che costituiscono la tipologia più comune nelle nostre Chiese, specie nei centri minori; nondimento, Autori come Padre Davide da Bergamo o Vincenzo Antonio Petrali sono misconosciuti nell'ambito dei programmi ufficiali dei Conservatori e lo stesso dicasi per i trattati come quello di Giuseppe Arrigo oppure di Giovanni Battista Castelli, con esempi dello stesso Petrali.
Cinghiale
 
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Re: L'organaria Italiana dal 1500 ad oggi

Messaggioda filippo » 25/03/2014, 13:33

A mio avviso, un bel tentativo di fondere le caratteristiche dell'organo italiano con le architetture grandiose d'oltralpe lo identifico nel Formentelli meccanico a 4 tastiere con positivo tergale di San Marco a Rovereto, strumento che giace in cattive condizioni a causa del riscaldamento a convettori installato successivamente alle spalle dell'organo che portava la cantoria nei weekend a oltre 30° per avere l'assemblea a 15°... dopo questa cottura l'organo veniva raffreddato a 7°/8° per il resto della settimana... al di là di questo drammatico trattamento termico, quando lo suonai rimasi affascinato dal grande organo su base 16', dal dialogo con lo splendido Positivo, che da solo era già un organo italiano automono, il pedale completo, l'organo espressivo, l'organo echo... ecco.. se potessi.. lo comprerei questo strumento, a mio avviso un vero passo in avanti tra la tradizione classica italiana e il werkprinzip!!!!
filippo
 
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Re: L'organaria Italiana dal 1500 ad oggi

Messaggioda samueleave » 06/04/2014, 23:49

Non condivido! Da che parte stiamo giocando? In particolare leggo che gli elettrofoni non sono necessariamente strumenti musciali (!) o sono degli oggetti (!).... Certo! Non sono niente di più che dei succedanei (a usarli solo per la simulazione degli organi a canne) e come tali vanno considerati. Oppure ci si lamenta che Padre Davide da Bergamo, i trattati dell'Arrigo o del Castelli non facciano parte della programmazione ufficiale dei conservatori....per fortuna, aggiungo io ! L'Italia preferisco sia conosciuta per l'organo e la musica di Frescobaldi o per la musica di M.E. Bossi, visto che mi domando quale fosse il suo organo qui in Italia... Giusto conoscere Felice Moretti ed approfondire l'organo (lo strumento appunto) coevo che era al servizio di questa letteratura ma poi.... avanti !
Ed appunto, conoscendo come nelle varie epoche e regioni sia stata proprio l'interazione letteratura-compositore-liturgia-organista-costruttore ad aver fatto la storia dell'organaria, quando leggo che si vorrebbe un organo italiano moderno (credo si intenda contemporaneo, visto che l'età moderna inizia nel 1453 e termina con il congresso di Vienna) mi vien da chiedervi: ma per QUALE RITO ? e, soprattutto, PER QUALE LETTERATURA ?
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Re: L'organaria Italiana dal 1500 ad oggi

Messaggioda samueleave » 13/05/2014, 22:51

A distanza di oltre un mese constato l'assenza di commenti alle mie provocazioni. Allora mi permetto alcune sintetiche considerazioni preliminari e di fondo per un'organaria contemporanea. Non si tratta infatti mettersi a tavolino e progettare un "organo italiano contemporaneo" avulso da storia, tradizione e contesto, pura operazione speculativa e astratta, esperimento capriccioso di qualche organista insoddisfatto (e incompetente). Si tratta piuttosto di adottare alcuni criteri di fondo da modulare e declinare nelle varie nuove realizzazioni. E questi criteri-guida, nel 2014 in Italia, non possono che essere: 1. il patrimonio organario locale; 2. le competenze culturali del territorio (propositive [interpreti] e ricettive [ascoltatori]); 3. la liturgia; 4. l'accessibilità per la liturgia; 5. la glocalizzazione.
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Re: L'organaria Italiana dal 1500 ad oggi

Messaggioda samueleave » 13/05/2014, 22:51

1.: è inutile costruire uno strumento di scuola “antica” se nello stesso territorio già si dispone di strumenti d'epoca in buono stato di conservazione, semmai si fornirà al territorio uno strumento del tutto differente per far conoscere altri suoni ed altre letterature. E' il concetto di “rete di strumenti”: in una città dove ci sono in pochi km quadrati differenti strumenti ispirati a differenti epoche e scuole organarie si potrà realizzare uno strumento più focalizzato ad un'epoca o ad una scuola ancora non rappresentata; in un territorio più povero od omogeneo (solo organi ceciliani o serassiani, ad es.) si realizzarà invece uno strumento meno orientato e più aperto a differenti letterature ed epoche. Si considerino tutte le gradazioni possibili tra le due situazioni limite.
2.:è inutile costruire un organo a geometria variabile se mai in quella realtà territoriale si proporranno ambiziosi progetti di ricerca musicale [interpreti e compositori] o se mai si formerà un pubblico sensibile ad accoglierli [ascoltatori]; alla base della realizzazione di uno strumento ci deve essere un progetto culturale, una visione globale integrata di ciò che con quel nuovo organo nei decenni si vorrà e si potrà oggettivamente realizzare in termini di proposte musicali e di educazione all'ascolto.
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Re: L'organaria Italiana dal 1500 ad oggi

Messaggioda samueleave » 13/05/2014, 22:52

3.: un organo in una chiesa deve poter accompagnare l'intera assemblea come pure il singolo cantore anche non professionista, deve integrarsi agevolmente con altri strumenti (compresa la chitarra): di necessità deve suonare dal ppp a fff, cioè deve possedere numerosi fondi, almeno una cassa espressiva, almeno un'ancia dolce; deve inoltre poter trasporre in tutte le tonalità.
4.: uno strumento nuovo deve essere agevolmente suonabile anche da non professionisti (sono necessarie misure standardizzate delle consolle, assistenza elettromeccanica per i registri, per le unioni dei manuali se a più di due/tre manuali, per le casse d'espressione, per l'uso delle combinazioni libere; chi fa diversamente non serve la musica e nemmeno la liturgia: non divulga, semmai offre scusanti all'introduzione di chitarre e tastiere nelle chiese).
5.: ho scritto proprio glocalizzazione: cioè in epoca di cultura globale e valorizzazione locale una nuova realizzazione deve porsi in dialogo e consentire più o meno tutte le letterature e tutte le epoche. Senza tradire le proprie origini però! ... ma per questo non c'è problema: se il costruttore parla italiano, parleranno italiano anche le canne che intonerà...

Saluti.
samueleave
 
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QUANDO LA TUTELA NON E’ PER L'ARTE

Messaggioda samueleave » 25/10/2014, 8:36

Aggiungo alcune considerazioni provocatorie sul "restauro sì, restauro no" oggi in Italia.
Troppe volte di fronte al bivio tra sostituire il vecchio organo o restaurare l’esistente di dubbio valore storico-artistico la strada più comoda e conveniente, sul piano economico e del consenso popolare, è quella di recuperare qualche centinaio di canne malconce e, nella migliore delle ipotesi, un somiere. Si può così avere accesso a contributi Regionali, della C.E.I. e di qualche fondazione privata. Sì, ma a quale prezzo? Verosimilmente al prezzo di realizzare un costoso falso storico e, quel ch'è peggio, di mummificare la vita musicale della comunità da qui a qualche secolo alle possibilità di un organo “antico”. Senza considerare che molte volte nel nostro ricco territorio sono già presenti pregevoli strumenti antichi di indubbio interesse storico-artistico ed in ottimo stato di conservazione. L’operazione culturale corretta sarebbe quella di investire in uno strumento (sì, perché sempre di macchine si tratta...) di agevole uso nel servizio liturgico, adatto a proporre con gusto tutta la letteratura dell’Otto- e Novecento e che possa arricchire il patrimonio organario territoriale. Solo così si può disinnescare la trappola culturale prima ancora che amministrativo-procedurale per la quale, paradossalmente, risulta più facile alle comunità restaurare limita(n)ti organi di incerto valore che installare strumenti nuovi e funzionali.
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QUANDO LA TUTELA NON E’ PER L'ARTE

Messaggioda samueleave » 25/10/2014, 8:37

Senza contare che Soprintendenze di diversa pertinenza territoriale, per strumenti “marginali” o di “scarso interesse storico-artistico”, operano spesso in assenza di criteri oggettivi e condivisi, fornendo pareri contrastanti o addirittura opposti. Esse inoltre non considerano come il restaurando organo si collocherà nel patrimonio organario micro- e macro-territoriale e non sono certo coinvolte nelle operazioni culturali che con esso (non) si potranno promuovere. Con un'aggravante: la prassi del restauro ad oltranza rinforza la diffusa opinione che l’antico sia “per sé” un valore e per converso il nuovo no, a conferma di condotte di “self-handicapping” diffuse in certi ambienti organistici. Ma, realizzando il nuovo con criteri di eccellenza, si conviene con il rabbino e con l’antico greco: il primo ci insegna che conservare è continuamente creare, il secondo che nulla sia crea e nulla si distrugge. E questo vale anche in organaria….
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