da Marco Ghiglione » 01/02/2023, 1:07
Buonasera.
Esistono due casi principali, ma il comune denominatore dovrebbe essere, oltre alla sensibilità spirituale ed artistica, la competenza dell'organista. La Chiesa non dovrebbe accettare suonatori improvvisati o quasi, così come il celebrante non sbaglia i congiuntivi nell'omelia. Se l'accettazione di chi non sa suonare è mirata a fornire un tocco di umiltà in ciò che umile non è, peggio ancora: c'è l'aggravante dell'ipocrisia.
Il primo caso riguarda il professionista (concertista, docente...) o il "buon dilettante" (ma molto "buon") che ha un reddito che gli permette di offrire gratuitamente la propria opera, spinto da spirito di servizio o altro motivo positivo. Io appartengo a questa fortunata e sparuta schiera. Quindi, se in una parrocchia non mi trovo bene o non vengo accettato, semplicemente me ne vado e basta.
Il secondo caso riguarda professionisti o allievi di Conservatorio che devono costruirsi una carriera, una famiglia, una casa, e quindi "non possono" permettersi di offrire gratuitamente la propria opera. Qui è doveroso per la Parrocchia (o chi per essa) stipendiare l'organista. Dirò di più: chi appartiene alla prima categoria dovrebbe farsi da parte in presenza di un candidato della seconda, proprio per favorire chi ha bisogno di essere pagato per i motivi esposti.
In entrambi i casi comunque (almeno in presenza di musicisti professionisti pagati e non), la Parrocchia dovrebbe nominare un organista titolare, che possibilmente, in assenza di un Maestro del Coro di almeno pari livello, dovrebbe fungere anche da direttore artistico per le attività musicali della Parrocchia, in completo accordo con un parroco culturalmente (oltre che spiritualmente) preparato.
Questo il mio pensiero: tutto il resto lo vedo un po' come acqua fresca.
Saluto tutti cordialmente.
Marco Ghiglione