Giovanni Paolo II: «ritorni sempre più nella liturgia la bellezza della musica»

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Autore: Andrea Tornielli

Il richiamo del Papa

Giovanni Paolo II boccia le "sbavature di stile": nella liturgia con la preghiera deve tornare il canto "bello e dignitoso".

Le comunità cristiane devono fare "un esame di coscienza" per evitare "sbavature di stile, forme trasandate, musiche e testi sciatti" nella celebrazione liturgica. Lo ha detto Giovanni Paolo II durante la catechesi dell'udienza del mercoledì. "La liturgia unisce i due santuari - ha detto Wojtyla - il tempio terreno e il cielo infinito, Dio e l'uomo, il tempo e l'eternità". "E' dunque necessario - ha aggiunto - scoprire e vivere costantemente la bellezza della preghiera e della liturgia. Bisogna pregare Dio non solo con formule teologicamente esatte, ma anche in modo bello e dignitoso".

"A questo proposito - ha continuato il Pontefice - la comunità cristiana deve fare un esame di coscienza perché ritorni sempre più nella liturgia la bellezza della musica e del canto. Occorre purificare il culto da sbavature di stile, da forme trasandate di espressione, da musiche e testi sciatti, e poco consoni alla grandezza dell'atto che si celebra".

Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione dedicata alla liturgia, aveva espressamente stabilito che l'immenso patrimonio del canto gregoriano fosse conservato. Un significativo richiamo in tal senso è contenuto anche nel nuovo Messale Romano, presentato dalla Congregazione del culto divino nel marzo dell'anno scorso. Ma, nella pratica comune di tante parrocchie, in Italia come nel resto del mondo, questi appelli sono rimasti lettera morta. Si sono invece imposte canzoni e canzonette con testi talvolta banalissimi e poco curati, e melodie brutte, del tutto fuori luogo in una celebrazione che deve richiamare alla bellezza e al senso del mistero. Capita persino di ascoltare la preghiera del Padre Nostro con la musica di una canzone dei Beatles e la batteria di sottofondo. Guai, però, a manifestare qualche dissenso. Si rischia di venire bollati come nostalgici o "lefebvriani" dall'establishment dei liturgisti, che mal sopportano anche i richiami del cardinale Joseph Ratzinger, il quale, non da oggi, va predicando inascoltato contro i tantissimi abusi liturgici nella Chiesa cattolica e nel suo libro Introduzione allo spirito della liturgia (San Paolo 2001) ha usato parole molto dure contro il rock e la "banalità" di certa musica pop. "Tante persone - aveva detto il porporato custode dell'ortodossia cattolica al quotidiano francese La Croix nel dicembre 2001 - si lamentano oggi del fatto che non ci siano più due messe uguali una all'altra, tanto da arrivare al punto di domandarsi se esiste ancora una liturgia cattolica. Questo punto di vista è senz'altro esagerato, ma il pericolo c'è". E dire che, almeno nel nostro Paese, i vescovi avevano cercato di correre ai ripari: nel maggio 2000, dopo quattro anni di lavoro, la Cei aveva fatto pervenire un repertorio di brani consentiti con 360 testi "selezionati", come sussidio per gli animatori musicali competenti e preparati.

Il richiamo del Papa sta però a significare che anche su questo resta ancora molto cammino da compiere.
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