I concerti di Haendel trascritti per organo solo da Clément Loret

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Georg Friedrich HAENDEL

Concerti per organo e orchestra op. 4 e op. 7

Trascritti per organo solo da Clément Loret

Ivan Ronda – organo dell’abbazia di Isola della Scala (op.4) e di S. Rita a Mestre (op.7)

Cofanetto di 3 CD Brilliant Classic 96547

 

 

I Concerti per organo e orchestra di G.F. Haendel costituiscono una pietra miliare nella storia del concerto solistico; soprattutto per i concerti in cui il solista è l’organo, nessun compositore che vi si sia cimentato ha potuto fare a meno di confrontarsi con questi di Haendel per rigore compositivo, estro artistico, forza espressiva, unità stilistica, nobiltà di ispirazione.

L’Opera 4 è contraddistinta da sei concerti in quattro movimenti (un adagio introduttivo, un tempo veloce, un largo breve che è in genere sostenuto dal solo organo, un finale allegro o allegretto), tranne l’ultimo che ne ha solo tre non avendo l’adagio introduttivo e che inoltre viene spesso eseguito con l’arpa solista invece dell’organo. 

L’Opera 7 è contraddistinta da sei concerti in tre tempi (un allegro o un tema e variazioni, un adagio, un allegretto o un moderato) ma è estremamente probabile che Haendel inserisse una breve cadenza improvvisata prima dell’ultimo tempo, tranne il n. 5 che è in quattro movimenti e il n. 6 in due movimenti (qui è implicita l’improvvisazione per organo tra i due movimenti). I Concerti dell’Op. 7 sono leggermente più lunghi di quelli dell’Op. 4.

L’esecuzione con l’orchestra di norma oscilla tra orchestre a parti reali (un violino I°, un violino II°, una viola, un violoncello e un contrabbasso) e organo rigorosamente positivo ad una tastiera senza pedali e esecuzioni più muscolari con orchestre sinfoniche e grande organo (per es. le incisioni di Carl Richter con l’orchestra Bach di Monaco degli inizi degli anni ’70 del XX sec. con l’organo a 4 manuali del Mozarteum di Salisburgo, all’epoca un Walcker poi sostituito negli anni ’90 da un Rieger) che personalmente preferisco.

Partendo dal fatto che le parti solistiche sono esclusivamente per il manuale solo e che non eccedono mai in sonorità oltre il MF-F e che i FF e i FFF sono solo nelle parti con orchestra, Clément Loret (10 ottobre 1833, Dendermonde, Belgio – 14 febbraio 1909, Colombes, Francia), organista e compositore allievo di Jacques Lemmens (come César Franck), ha pensato di trascrivere i concerti haendeliani per solo grande organo: la tastiera principale e la pedaliera fanno la parte dell’orchestra, le tastiere minori fanno la parte dell’organo solista. Ogni tanto si prende qualche libertà, come per alcune cadenze inserite in alcuni movimenti ed affidate al pedale solo, ma per il resto le trascrizioni sono estremamente fedeli.

Ivan Ronda ha deciso di dedicarsi anima e corpo a queste trascrizioni realizzando tre CD con le intere opere 4 e 7 di Haendel, rispettando la partitura loretiana senza prendersi libertà (tranne qualche piccolo rubato nelle catene di semicrome che si trovano qua e là) e senza aggiungere le cadenze improvvisate previste da Haendel, d’altronde non presenti nella partitura di Loret che viene sempre rigorosamente rispettata. Vediamo insieme come si compongono i pezzi.

 

CD 1 – Op. 4 concerti 1-6

Organo dell’abbazia di Santo Stefano a Isola della Scala (Verona), Domenico Farinati (1900), F.lli Ruffatti (1966), Diego Bonato (2007-2014), III/64.   

 

Concerto n. 1 in Sol minore: I Larghetto – apertura in FF pesante con dialogo con le tastiere minori in MP delicato e leggero; II Allegro – allegretto in MF con tema composto da note staccate con dialogo in P sempre staccato, tranne le figurazioni in semicrome, legate ed eseguite con qualche piccolo rubato; III Adagio – breve dialogo tra un Bordone ed una combinazione di registri solisti molto dolce e malinconico; IV Andante – finale in sol maggiore andante in MF con tema in note ribattute e staccate, dialogo con registri acuti anch’essi con note ribattute e staccate, tema variato con scalette veloci e legate con qualche piccolo rubato. 

Concerto n. 2 in Si b maggiore: I Maestoso – apertura in FFF con ance con finale con la tastiera Espressiva in Eco; II Allegro – tema con note ribattute esposto in MF alternato con registri acuti in Eco con intermezzo in minore; III Adagio – breve dialogo tra un bordone e un registro solista con tremolo; IV Allegro non presto – allegretto moderato con registri dolci in dialogo con un solo registro di Principale, brevi scalette discendenti con qualche rubato, finale in MF.

Concerto n. 3 in Fa maggiore: I Moderato – apertura in F con note staccate con dialogo con registri acuti e di medio tono in P, veloci passaggi con trilli alla parte solista, poi semicrome con qualche rubato e ritorno del tema iniziale, arpeggi e ritorno del tema di apertura; II Andante – melodia con registri dolci, con note ribattute, registro solista con tema in terzine; III Adagio – largo con registro solista Oboe 8’ accompagnato da un bordone; IV Allegro – tema con note ribattute in crescendo da F a FF, dialogo con tastiera inferiore in MF, sviluppo con note staccate e semicrome legate, finale in FFF.

Concerto n. 4 in Sol minore: I Adagio – fondi dolci e ancia dolce solista in un tema velato di tristezza anche se ravvivato da note puntate; II Allegro – apertura in FF del tema, vigoroso ed eroico, dialogo con tastiera in F che rende il movimento alquanto mosso e vivace; III Adagio – in si b maggiore, un bordone accompagna i registri solisti in una melodia breve ma intensa; IV Allegro – tema danzante in MF alternato a F, composto da note staccate e da trilli, intermezzo in FF, cadenza affidata alla pedaliera sola con ancia e registri forti; passaggi in Eco P sempre con note staccate e qualche piccolo rubato, finale in FF con pedaliera in evidenza.

Concerto n. 5 in Fa maggiore: I Larghetto – fondi dolci per una melodia molto cantabile arricchita da abbellimenti; II Allegro – tema in MF con note ribattute, parte solista affidata a tastiera con registri acuti, con dialogo continuo fino ad un intermezzo in minore con parte solista che esegue veloci semicrome con qualche rubato, finale in MF; III Alla Siciliana – accompagnamento in note ribattute con ancia solista che tiene la melodia in Re minore molto malinconica; IV Presto – tema in terzine introdotto da accordi in FFF e prosegue in dialogo con F, il tempo è quello giusto (talvolta lo si ascolta molto più velocemente facendo perdere la nobiltà del tema), finale in FFF.

Concerto n. 6 in Si b maggiore: noto per essere spesso eseguito con l’arpa (anziché con l’organo) e l’orchestra, si apre con uno dei temi più famosi di Haendel I Allegro Moderato – con note e accordi ribattuti, in MF in dialogo con P con registri acuti, intermezzo con semicrome legate e qualche rubato, trilli e mordenti in cadenza, finale in MP; II Larghetto – fondi per l’accompagnamento di un registro labiale solista con tremolo alternato ad un’ancia dolce solista sempre con tremolo; III Allegro Moderato – tema danzante esposto in MF alternato con P con fondi e mutazione di 2’2/3’, sviluppo in minore per poi ritornare al maggiore per il finale in MF.

 

CD 2

Op. 7 concerti nn. 1, 4, 6

Organo di Santa Rita a Mestre, costruito da Tamburini per la Basilica di San Marco a Venezia (1960) e da questa ceduto alla parrocchia mestrina nel 2007 dov’è stato installato da Pizzo e Brasson e re-inaugurato nel 2008, 84/III, notizie QUI .

 

Concerto n. 1 in Si b maggiore: I Andante – Tema e Variazioni, tra i più belli composti da Haendel che eccelleva in questo genere musicale, con apertura trionfale in FF, prosecuzione con variazioni in vario stile, ora con note lunghe, ora con scale in semicrome, ora con trilli e ornamenti, improvviso passaggio in minore in cui echeggia la Passacaglia in Sol minore con il suo tema in ritmi puntati, ulteriori variazioni in minore in FF e in P, passaggio in FF con una cadenza cromatica fortemente drammatica che si conclude con il ritorno del tema in tonalità maggiore e una cadenza con scale di semicrome (probabilmente aggiunta dal trascrittore) in FF per ritornare al tema in tonalità maggiore in MP e P, variazioni in terzine e ritorno al tema in ritmo sincopato, passaggi veloci e ritorno al tema in un trionfale FF; II Larghetto – in tonalità minore, con nuove variazioni in P su un basso ostinato in PP, poi cantabile dolcissimo in MP, conclusione in PP; III Bourrée – tema danzante molto allegro e accattivante, in MP, che evolve in minore nella parte centrale e prosegue con continue eleganti elaborazioni fino al finale in MP.

Concerto n. 4 in Re minore: I Adagio – apertura in P con cromatismi e legature con tema contraddistinto da scale discendenti, dialogo fra le tastiere dell’organo con registri dolci, finale in MP; II Allegro – in tonalità maggiore con Tema danzante aperto in F e successivamente in FF, passaggi rapidi con qualche rubato nel MF centrale, poi ancora F e FF, con una cadenza cromatica probabilmente dovuta al trascrittore, ritorno al Tema iniziale in F con evoluzione fino al finale in FF; III Allegretto – moderato P in tonalità minore curiosamente contraddistinto da un tema danzante alternato a passaggi di semicrome legate e a temi cantabili, finale in P.

Concerto n. 6 in Si b maggiore: I Pomposo – apertura in FF con ance per un tema moderato che si alterna alla parte solistica in scale di semicrome che evolvono e si mescolano fino ad una parte di accordi staccati che riporta il Tema iniziale alla cadenza finale in P; II Moderato – Tema in MP con note staccate, alternato a parti in P in cui il tema si evolve in maniera cantabile, finale rallentato in MP.

 

CD 3 

Op. 7 concerti nn. 2, 3, 5

 

Concerto n. 2 in La maggiore: perla dell’opera 7, si apre con un magnifico I Andante – moderato con dialogo fra MF e MP in cui la melodia del solista la fa da padrona con i suoi abbellimenti e le sue scalette in rubato, alternato con le calme note dell’accompagnamento: personalmente avrei preferito il tutto suonato un po’ più F per evidenziare la bellezza dei temi; II Allegro – fugato MF con tema con note ribattute, parte solista in P che riprende il tema e lo rielabora, parte centrale in F subito contrastata dal P della parte solista, cosa che avviene ancora nello sviluppo successivo fino a una lunga modulazione in F che termina con una cadenza con a solo di pedale fino alla ripresa del tema in FF; III Allegro – allegretto molto spiritoso con il tema caratterizzato da trilli e da note staccate che si apre in MP e dialoga con la parte solista in P con registri acuti, sviluppo in terzine che rendono il brano vivace, dialogo ripetuto fino al finale in MP.

Concerto n. 3 in Si b maggiore: I Allegro – apertura in FFF con ance che rendono il tema grandioso, dialogo con la parte solista in F, scale discendenti in FFF con la pedaliera fanno da preludio ad una parte solistica MF poi contrastata da un nuovo FFF, dialogo ripetuto con qualche variazione, parte centrale in FFF con lunghe modulazioni fino al ritorno del tema in scale discendenti che prelude ad una parte P che sfocia di nuovo in FFF per poi tornare P e poi di nuovo FFF con le scale discendenti che conclude il movimento; II Spiritoso – fugato con tema danzante in MF, accompagnamento in P con parte solista MF che replica il Tema e lo evolve in figurazioni fantasiose, spesso con scale discendenti, semicrome legate in piccoli arpeggi che alla fine trovano sempre un’esposizione del tema, finale in MF; III Menuet – moderato con registro ad ancia solista accompagnato da fondi dolci di 8’, lungo cantabile in tempo ternario in cui Haendel fa sfoggio di essere un eccellente creatore di melodie, finale in P.

Concerto n. 5 in Sol minore: I Allegro – apertura in FFF con ance, tema grandioso anche stavolta, con dialogo con la parte solista in F, che rimodula e rimodella il Tema, che viene ripreso da passaggi in FFF sostenuti da perentorie scale della pedaliera, modulazione del tema fino al FFF finale; II Andante larghetto – ciaccona con un basso ostinato costituito da salti di ottava su cui si dipana una lunga melodia variata in MF con passaggi virtuosistici con lunghe scale in semicrome eseguite con piccoli rubati, ogni tanto emerge il tema in FF con note ribattute, variazione in tempo sincopato, seguita da variazione in terzine all’acuto e al basso e poi a entrambi, crescendo lentamente fino al FFF finale cui si aggiunge una piccola cadenza per introdurre il III Menuet – moderato con parte solista in P, che esalta la melodia che si dipana sull’accompagnamento di fondi dolci; finale in P; IV Gavotte – FFF con tema danzante che dialoga con la parte solista in F che aggiunge ogni volta qualcosa al Tema, ripreso poi dal FFF che conclude il pezzo.

 

Come si vede, i brani incisi sono di carattere assai diversificato e ce n’è per tutti i gusti. I Concerti si contraddistinguono per la rigorosa costruzione armonica, l’unità stilistica e l’espressività piena di pathos quasi preromantico. I temi spesso sono costituiti da note ribattute e/o staccate che vengono eseguite da Ronda con il ritmo sempre giusto, mai né troppo lento né troppo veloce (come spesso si ascolta), rendendole “pulite” senza sbavature né nei ribattuti né negli staccati, mai troppo secchi ma sempre in tempo corretto e nella giusta durata, tanto che si direbbero più che “staccate” “non legate” secondo lo stile haendeliano più corretto anche per l’esecuzione orchestrale.

Nel complesso, questi brani haendeliani sono proprio nelle corde di Ronda, che sicuramente li ha tenuti tutti nella giusta considerazione e nella giusta esecuzione, insomma egli “ci crede” nei brani eseguiti che sembrano “fatti per lui”  tanto che si potrebbe dire che ci troviamo di fronte ad una esecuzione “non plus ultra”, anche tenendo conto degli organi utilizzati, vicini ai grandi organi francesi che Loret aveva a disposizione. I registri vengono dosati da Ronda in modo pressocché perfetto, dai FFF con ance ai FF coi ripieni fino ai MP con flautati anche acuti fino ai P e ai PP di alcuni movimenti lenti che esaltano registri solistici, anche ad ancia, di grande bellezza. Gli organi, a trasmissione elettronica, sfatano la presunta superiorità di organi meccanici altrettanto grandi e in più offrono ampie possibilità di registrazione, con le loro combinazioni libere che consentono rapidissimi cambi di registri oltre ai cambi di tastiera che Ronda esegue impeccabilmente.

Il libretto si compone dell’elenco puntuale di tutti i brani incisi, di una breve nota critica sulle Op. 4 e 7 di Haendel in Inglese e in Italiano, poi c’è la storia dell’organo di Isola della Scala in solo Inglese, la disposizione fonica di quest’ultimo in due colonne, segue la storia molto abbreviata dell’organo di Mestre in solo Inglese, la disposizione fonica di quest’ultimo disposte in righe orizzontali, e infine c’è il curriculum dell’organista in ben due pagine solo in Inglese. Ci sono le fotografie di entrambi gli strumenti e una foto di copertina che ritrae uno scorcio di un organo spagnolo non meglio identificato con tanto di chamades in mostra.

In conclusione, quello che conta del cofanetto sono i tre CD e ciò perdona ampiamente le carenze del libretto o la sua copertina. 

Personalmente sono entusiasta dei tre CD e li consiglio a tutti gli amanti della musica haendeliana, e anche se un cofanetto di tre CD è di costo proporzionato, vale la pena spendere qualcosa in più per godere di 180 minuti di buona musica perfettamente eseguita. Rubando la citazione alla compositrice Emilia Gubitosi (Napoli 1887-1974, moglie del grande organista mio concittadino Franco Michele Napolitano, Gaeta 1887 – Napoli, 1960): “Ecco ‘na cosa fatta comme s’adda fa’.”

 

Maggio 2023

Graziano Fronzuto 

 

Copertina c.d. o libro: