Massimo Nosetti

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[Massimo Nosetti alla consolle dell'organo "Francesco Vegezzi Bossi" del Duomo di Susa (TO); foto cortesemente fornita da Paolo Giacone]

 

 

Massimo NOSETTI, nato ad Alessandria nel 1960, ha studiato organo, composizione, polifonia vocale, musica corale e direzione di coro presso i Conservatori di Torino e Milano. Per l'organo, dopo il diploma conseguito sotto la guida di Enrico Girardi e Guido Donati, si è perfezionato con Pierre Pidoux e Jean Langlais.
È stato docente di Organo e Composizione organistica al Conservatorio di Cuneo e, dal 1981, organista titolare del santuario di S. Rita in Torino. Direttore del Segretariato Organisti dell'
Associazione Italiana Santa Cecilia, è stato nominato nel 2005 organista titolare della Cattedrale di Torino.
Un'intensa attività concertistica in quasi tutti i Paesi europei così come pure in America del Nord e del Sud, Russia, Asia e Oceania lo ha portato spesso a esibirsi nei più importanti Festival organistici internazionali. Sul versante della didattica ha condotto numerose masterclass sulla letteratura organistica romantica e post-romantica in svariate sedi universitarie, particolarmente in Giappone, Corea e USA. È stato più volte membro di giuria in importanti concorsi organistici internazionali.
All'attività di esecutore ha affiancato quella di direttore di coro (con il Gruppo Vocale “Cantus Firmus” da lui fondato) e d’orchestra e quella di compositore con la pubblicazione di numerosi lavori, principalmente organistici e corali. Sue sono le musiche per i filmati di presentazione delle ostensioni della Sacra Sindone a Torino nel 1998 e 2000 eseguite dall'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI. Tra i lavori editi si segnala il volume L'Organista per la Liturgia (ed. Eurarte) e la raccolta di brani organistici A Portrait of M. Nosetti (ed. Animus, Inghilterra).
In qualità di membro della Commissione Diocesana di Musica Sacra di Torino si è occupato delle problematiche progettuali, costruttive e di restauro legate all'organo.
Oltre alle collaborazioni e registrazioni per vari enti radiofonici italiani e stranieri, la sua produzione discografica comprende 35 c.d. dedicati a differenti aspetti della letteratura d'organo, prevalentemente dal romanticismo ai nostri giorni, per le etichette italiane e francesi Rusty Records, Elegia, Carrara, BNL e Syrius.
È deceduto improvvisamente il 12 novembre 2013.

 

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Massimo Nosetti è stato sicuramente un personaggio di assoluto rilievo nel panorama della musica organistica italiana ed internazionale. Personalmente lo ricordo come un allievo maturo, intelligente curioso e dotato di un singolare senso dell'Humor.
Credo che nessun altro organista italiano avesse, ai tempi suoi, una conoscenza così approfondita dell'organaria; ricordo che Massimo mi disse, in occasione della costruzione del nuovo organo in Santa Rita a Torino, di aver inviato un intero volume di osservazioni tecniche a Gustavo Zanin, e non dubito che queste fossero pertinenti ed opportune in rapporto al nuovo strumento che era in costruzione. Massimo Nosetti era altresì un concertista completo capace di affrontare ogni tipo di repertorio con l'intelligenza del compositore che era, profondo conoscitore delle voci e degli strumenti ben oltre il ristretto campo organistico. La sua prematura scomparsa è stata sicuramente una grossa perdita per il mondo musicale organistico ma il suo ricordo è tutt'ora vivo nelle sue composizioni e nei suoi valentissimi allievi.

 

Guido Donati 

 

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Ripenso a quelle lezioni estive in vista dell’esame di compimento in autunno: il maestro non sarebbe stato certo obbligato a seguirci durante le vacanze, tra tournées internazionali e masterclass dall’altra parte del globo. Eppure, Massimo Nosetti riusciva a trovare spazio per due o tre lezioni, e lo faceva per il bene che voleva a noi allievi, per quel suo rigore permeato di affetto che anteponeva perfino alla sua intensa attività concertistica. 

Innumerevoli immagini riaffiorano: le prime volte che accompagnai il coro sotto la sua direzione ai concerti di Natale, il suo paterno aggiustarmi il nodo della cravatta prima dei saggi, poi la sua soddisfazione al diploma e infine il suo incoraggiamento per la tesi sulla letteratura per organo e orchestra che preparai nel 2013, per la quale avrebbe dovuto essere relatore esterno su invito dell’Università di Torino.

Quel suo equilibrio fatto di competenza e cultura musicale sterminata, eleganza e correttezza,condita con garbata ironia e modi gentili non di circostanza, sempre sinceri. La sua tenuta eleganteera certamente la divisa della sua condotta di vita ineccepibile. Sempre affabile, incoraggiava a trovare una soluzione di buon senso ai problemi e a coltivare, senza se e senza ma, rispetto per l’altro, a prescindere da divergenza di vedute artistiche o questioni interpretative e filologiche. Ilsuo equilibrio nell’affrontare ogni ambito del repertorio rispecchiava la sua totale conoscenza del Re degli strumenti. Certo, aveva un debole per il sinfonismo francese e inglese.

Già, non c’era aspetto su cui la sua cultura non si espandesse a 360 gradi, dalle prassi di registrazione storiche alle trascrizioni, dai segreti della progettazione organaria al gregoriano. Uscendo dall’ambito, lo spettro del suo sapere davvero non conosceva confini: il latino da lui tanto amato, la sua passione per l’architettura (gli mancò pochissimo a una laurea).

Nel suo sguardo, traspariva una genuina autorevolezza, propria dei grandi. E con i veri grandi aveva in comune l’umiltà, difatti parlava ben di rado delle sue composizioni corali, organistiche e orchestrali, pagine geniali composte già da giovanissimo e riscoperte nella loro incredibile ricchezza solo da pochi anni, Più di recente, lo ammirai per quelle capacità “diplomatiche” non comuni, grazie alle quali contribuì all’attuarsi di una rivalutazione del ruolo dell’organista a servizio della liturgia in Italia, non meno che del valore artistico-morale del concertista. 

A volte appariva davvero quasi superuomo, talmente incredibile come avesse energie inesauribiliper affrontare un’agenda senza soste senza la minima défaillance, coltivare rete di contatti internazionali e sincere amicizie con colleghi di tutto il mondo. Ma è per l’arguta ironia che piace ricordarlo, portandolo nel cuore per sempre, impeccabile, come lo era anche nel sorseggiare tra aneddoti un caffè al bar dopo la lezione. 

 

Paolo Giacone 

 

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Desidero ricordare pubblicamente il mio insegnante di organo Massimo Nosetti, un persona straordinaria, un maestro in ogni cosa e non solo nella musica.

Lo conobbi mentre stavo studiando composizione al Conservatorio di Cuneo, dopo aver affrontato due precedenti diplomi: è stato per me il maestro che è riuscito a infondere non solo un insegnamento musicale, ma mi ha insegnato ad essere musicista. Non mi ha insegnato solo a suonare questo magnifico e complicato strumento ma a divulgare e ad insegnare la musica. Con la sua eleganza nell'esporre le cose, con i suoi consigli sempre precisi e mirati, con la pazienza con cui ha sempre seguito noi allievi, con il suo esempio musicale determinato dalla sua esperienza, il Maestro Nosetti è stato una guida precisa e forte per decine di organisti. Il suo sapere non terminava con la musica organistica, della quale penso conoscesse tutto e avesse suonato tutto ciò che ognuno di noi può immaginare, ma si estendeva a 360°. Dalla musica sinfonica alla musica operistica, dalla musica da camera alla musica di qualsiasi strumento, alla composizione e a qualsiasi genere. Una persona corretta e precisa con cui si poteva parlare di ogni cosa e scherzare su ogni cosa.

Benché la sua presenza così sempre perfetta (la sua cravatta sempre ben fatta e la giacca che sempre si sistemava in modo che non avesse mai nessuna piega) fosse sinonimo di tenere le distanze o per noi creasse un timore reverenziale, posso dire che il suo essere con tutti e non solo con noi allievi, era completamente l'opposto.

Il Maestro Nosetti era una persona umile e sempre disponibile, una persona che la celebrità non aveva montato la testa, era un vero Musicista e sarà sempre il nostro migliore Maestro.


Giuseppe Allione

 

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Sono stato iscritto al corso di organo del Conservatorio di Torino all'inizio degli anni '70 nella classe del M° Enrico Girardi. Gli unici allievi eravamo Guido Donati ed il sottoscritto. Inoltre c'erano alcuni giovani allievi iscritti alle scuole medie presenti all'interno del Conservatorio. Il prof. Girardi dedicava la maggior parte della mattinata a Guido Donati e a me e riservava circa 30 minuti o poco più per gli allievi della scuola Media.  Poi io smisi di frequentare il Conservatorio e persi di vista queste persone. Parecchi anni dopo mi trovavo ad un concerto nella chiesa di San Filippo a Torino e mi sentii salutare con il "Lei" da un ragazzo che non riconobbi. Si presentò come Massimo Nosetti e fu lui che riconobbe me ricordandomi i tempi in cui frequentava le medie del Conservatorio. All'epoca si parlava di Massimo come di una grande promessa dell'organistica e fui felice di riprendere i contatti con lui che all'epoca era già organista al santuario di Santa Rita di Torino e stava progettando il nuovo organo Zanin collocato in seguito nello stesso Tempio. Insomma: io ero rimasto Luigi Malandra e lui era diventato bravo, famoso e conosciuto da chiunque avesse a che fare con il mondo organistico. Da allora seguii con attenzione tutto quello che lo riguardava in un crescendo di tappe e di successi ambiziosi in tutto il mondo. 

Luigi Malandra 

 

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Sono un’insegnante di musica.

Amo il mio lavoro.

Amo la musica.

Ai miei allievi cerco di trasmettere passione e rispetto per essa. 

Gli stessi valori che ho appreso dal mio Maestro d’organo e c.o Massimo Nosetti.

Sono fortunata. Aver studiato con Massimo Nosetti è stata una grande opportunità a livello didattico e umano. 

Ricordo con emozione i primi anni di studio. Ero giovane e intimorita dalla serietà del Maestro, dalle sue capacità. Con il tempo ho capito che questo timore si stava trasformando in forte ammirazione e stima. Negli ultimi anni a questi sentimenti si era aggiunto un affetto per una persona che mi stava formando non solo musicalmente, ma anche alla vita. Gli anni passarono, tantissime ore insieme in quelle lunghe lezioni del martedì e del venerdì. Molto spesso il compagno successivo a me non c’era e così io avevo l’opportunità di stare con il mio Maestro ore e ore per lunghe lezioni che spaziavano ovunque... perché lui sapeva veramente tutto!!! Che gioia ascoltare il suo sconfinato sapere, quante cose da trasmettermi, quante cose da imparare! Anno dopo anno sono arrivata al termine degli studi e ricordo bene l’ultima prova prima del diploma: eseguire tutto il programma. Lì il mio maestro mi ha mostrato ancora una volta la sua grandezza di uomo e insegnante. Non aveva mai parlato della mia emotività, ma l’aveva capita benissimo e con la sua eleganza di sempre mi ha commentato solo le cose positive della mia esecuzione, sapendo che correggermi qualcosa il giorno prima dell’esame sarebbe stato negativo sulla mia agitazione pre-diploma. E’ riuscito così a infondermi tranquillità e sicurezza in un momento per me fondamentale.

Mi commuovo nel ripensare a lui. 

La sua eleganza d’altri tempi, 

la sua compostezza, 

la sua correttezza estrema, unica, introvabile, 

la sua cultura sconfinata, 

il suo modo eccezionale di insegnare, 

il suo rispetto per l’organo e per la musica,

... e al tempo stesso la sua ironia. 

Non ci sono parole se non GRAZIE MAESTRO!!! Mi manchi, ci manchi, ma so che molto di ciò che sono oggi lo devo a Te (mi perdoni, a Lei!). È molto bello poter citare ai miei allievi alcune Sue frasi. È bello avere i Suoi appunti sui miei spartiti. È bello ascoltare le sue registrazioni e rivedere i Suoi video!!!

 

Monica Renaldo