«Quei ritmi da dopolavoro»

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Autore: Orazio Petrosillo

NOTE MODERNE
MONSIGNOR Pablo Colino, il Papa ha chiesto ieri «un esame di coscienza» alla comunità cristiana sulla musica sacra. Lei che dall’80 è il maestro di cappella della basilica di S. Pietro (Cappella Giulia) e da oltre 40 anni è istruttore dei cori della Filarmonica Romana, cosa pensa di questo richiamo?
«E’ giustissimo. Perché si sta cadendo in una faciloneria di sempre più basso livello, in formule di nessun valore musicale. Quello che ha detto il Papa lo stiamo ripetendo da parecchio noi cultori di musica sacra. Il suo richiamo vale per tutti. Evidentemente anche nelle liturgie cui lui partecipa ha visto qualcosa che non gli piace».
Il Papa ha criticato «sbavature di stile, forme trasandate di espressione, musiche e testi sciatti». Può fare qualche esempio?
«Basta andare in tante chiese di Roma. Sono state introdotte canzonette del peggior gusto dei giovani d’oggi. Con testi che non sono affatto consoni alla liturgia, senza alcun riferimento alla Sacra Scrittura. Propugnano una bontà naturale (pace, ecologia, amore ecc.), sono di maggiore o minore moralità ma non citano mai Cristo nella vita dello Spirito e nemmeno Dio. Sono testi che poco hanno a che vedere con la religione cristiana».
Come si può rimediare?
«Intanto con un bell’esame di coscienza come chiede il Papa. Abbiamo stupende norme che sono state emanate dalla Santa Sede. In questo 2003 ricorre il centenario del “Motu proprio" di San Pio X sulla musica sacra. Stabiliva che dovesse avere tre qualità: essere di valore, di carattere universale e santa nella forma. Quella che più si addice è il canto gregoriano che ha intervalli e ritmi consoni alla preghiera. I ritmi da chitarra possono andar bene nel dopo pranzo, nel dopolavoro, nell’oratorio, ma non in chiesa».
Canto gregoriano e polifonia sono attuali ancora oggi?
«Il canto gregoriano assolutamente sì. Lo ha ripetuto il Concilio Vaticano II. Anche la polifonia è sempre attuale. Nella liturgia vi sono dei momenti in cui l’assemblea deve partecipare ascoltando la bellezza di una melodia. Gli innovatori pensano che la partecipazione attiva alla liturgia debba avvenire muovendo i piedi, le mani, il sedere. Ma questa è coreografia. Hanno sbagliato in pieno. La partecipazione all’eucaristia è diversa. Perciò ben venga questo esame di coscienza».

Note:

Tratto da: Il Messaggero
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