Angelo Trancone inaugura il restaurato positivo "De Martino" (sec. XVIII)

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Sabato, 30 Giugno, 2018 - 20:00
chiesa abbaziale S. Michele Arcangelo
80079 Procida NA
Italia

a cura della ditta "Organi Pinchi" di Trevi

Sezione Concerti

Interpreti: Angelo Trancone, organo; Cappella Musicale Santa Maria in Campitelli e Ensemble La Cantoria diretti da Vincenzo Di Betta.

Organizzatore / Partners:
La Cantoria Campitelli, Roma

Parrocchia Abbazia di San Michele Arcangelo - Procida

Sabato 30 Giugno 2018, ore 20:00

 

Inaugurazione del restauro dell’antico

Organo positivo "Thomas de Martino" (XVIII sec.)

a cura di "Organi Pinchi" (Trevi)

 

Organista
Angelo TRANCONE

https://www.organieorganisti.it/angelo-trancone

 

PROGRAMMA


Girolamo Frescobaldi (1583-1643) www.girolamofrescobaldi.it
Capriccio sopra l’aria “Or che noi rimena”
 
Baldassare Galuppi (1706-1785) www.baldassaregaluppi.it
Sonata I
 
Gaetano Valerj (1760-1822) www.gaetanovalerj.it
Siciliana

 

 

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Oratorio per soli, coro, organo, orchestra barocca

LA CADUTA DEGLI ANGELI

Don Francesco Nicolò De Rossi 1656

Personaggi: 

San Michele Arcangelo                       Salvatore Saracino
                                                  sopranista
Padre Eterno                                  Antonio Sapio
                                            tenore
Lucifero angelico                              Paola Ronchetti
                                              soprano
Lucifero caduto                                Walter Testolin
                                               basso
 
Cappella Musicale Santa Maria in Campitelli
 
Ensemble La Cantoria
  

Direttore
Vincenzo Di Betta
 

 

PRESENTAZIONE


La caduta degli Angeli è un oratorio in parte unica che presenta diversi motivi d’interesse. Si tratta di uno di quei pochi esempi di oratorio in musica intessuto sull’episodio biblico della cacciata degli angeli superbi dal Paradiso e, come tale, fa interloquire alcuni personaggi indiscutibilmente accattivanti, anche per il non addetto ai lavori. Di fronte al Padre Eterno (un’altra rarità), affidato alla voce di tenore, si sviluppa infatti la battaglia, a suon di cori battenti, tra angeli virtuosi, capitanati da S. Michele (un sopranista acuto), e angeli dannati, poi demoni, con in testa un Lucifero che vive sulla propria pelle il cambiamento di status cui lo condanna la sconfitta (da soprano a basso profondo).
Ad un libretto denso di richiami alla teologia scolastica come quello scritto da mons. Salvatore Scaglione (1624-1680), illustre prelato napoletano nonché consigliere del re di Spagna Carlo II d’Asburgo, corrisponde un rivestimento musicale che mischia caratteri del passato ad altri anticipatori di sviluppi futuri: degno di nota è, ad esempio, lo spazio insolitamente ampio riservato alla compagine strumentale (violini e basso continuo), mentre scontata, a questa altezza cronologica (seconda metà del Seicento), appare l’importanza dei passaggi corali, come quelli a 5 e 6 voci che incorniciano l’opera dopo la breve sinfonia, o i già citati scontri tra angeli e demoni.
Rimarchevole è anche l’impiego, più o meno esplicito, di movenze di danza in diversi numeri vocali, come la prima aria del Padre Eterno (una ciaccona) o «Pensieri guerrieri» di Lucifero, in tempo di giga, oltre che in diversi ritornelli strumentali.
Senza dubbio, l’assenza dal libretto della figura del narratore (historicus) ha consegnato al compositore, il barese Francesco Niccolò de’ Rossi (1625ca-post 1699), un più ampio margine di manovra nello sviluppo delle sezioni solistiche, vivificate da procedimenti di pittura sonora molto intensi ed efficaci. La valorizzazione di questo autore, a lungo confuso con altri omonimi sparpagliati nel resto della Penisola, è un’altra delle ragioni che giustificano la riscoperta di questo lavoro. E' noto come all’epoca i conservatori napoletani accogliessero diversi eccellenti allievi pugliesi, e il Nostro non fa di certo eccezione: registrato come allievo presso il Sant’Onofrio a Capuano, ne diviene maestro di cappella già nel 1669, prima di tornare in patria quale maestro di cappella in cattedrale, e quindi a Venezia dal 1686, maestro di coro all’Ospedale dei Mendicanti e compositore di diverse opere andate in scena nei teatri della città.
La circostanza che il manoscritto dell’oratorio giaccia tuttora nella inaccessibile biblioteca dei Girolamini di Napoli costituisce l’ultimo, non secondario, valore aggiunto ad una operazione che ambisce a gettare un ulteriore sguardo critico all’immenso, e in parte ancora inesplorato, patrimonio musicale partenopeo secentesco. - Luca Ambrosio

Vincenzo DI BETTA dal 2014 è artista titolare con voce di Tenore del Coro del Teatro dell’Opera di Roma, con cui collabora dal 2004. Contribuisce alla rivalutazione della musica rinascimentale e barocca avvalendosi di criteri filologici, riscoprendo inediti musicali della scuola siciliana e romana, con un’interpretazione originale, apprezzata dalla critica. Intraprende gli studi musicali come puer cantor e organista a Porto Empedocle (Agrigento), studiando con mons. Calogero Costanza, organista della Cattedrale di Agrigento, e perfezionandosi con Franco Vito Gaiezza. Completati gli studi musicali di Organo a Zurigo presso il “Dietrich Buxtehude Scholares”, e in Canto a Palermo al Conservatorio V. Bellini e dal 1997 ha collaborato con l’Ensemble Antonio Il Verso di Palermo, l’Ensemble Elyma diretto da Gabriel Garrido. Ha collaborato con il Teatro Massimo V. Bellini di Catania, l’Accademia di S. Cecilia di Roma. Dal 2005 è organista titolare della chiesa di S. Andrea al Quirinale di Roma; dal 2006 al 2011 Maestro di Cappella del Pantheon S. Maria ad Martyres; dal 2009 al 2011 è Cantore della Cappella Sistina; dal 2011 Maestro di Cappella della Chiesa di S. Maria in Campitelli di Roma. E’ presidente dell’Associazione La Cantoria, con la quale organizza il Festival musicale barocco, stagioni concertistiche in qualità di direttore artistico, e la riscoperta e valorizzazione del patrimonio storico musicale della Chiesa e nei luoghi. Ha registrato per la casa discografica Tactus la “Messa dei Morti” a cinque concertata di Bonaventura Rubino 1653, e la “Missa in Angustia Pestilentiae” a 16 voci di Orazio Benevoli 1656.