Elsa Bolzonello Zoja

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Elsa BOLZONELLO ZOJA (19 marzo 1937 - 26 marzo 2007), diplomata in pianoforte, organo e composizione al Conservatorio "C. Pollini" di Padova, ha proseguito gli studi organistici a Bologna con Luigi Ferdinando Tagliavini e successivamente all'Accademia Internazionale di Haarlem (Olanda) con Marie-Claire Alain, Anton Heiller, Gustav Leonhardt e Tagliavini stesso. È stata titolare della cattedra di Organo e Composizione organistica presso i Conservatori "A. Boito" di Parma e "B. Marcello" di Venezia. Ha svolto intensa attività concertistica: ha suonato in diversi paesi d'Europa e in America del Sud partecipando a numerosi festival. Ha inoltre effettuato registrazioni per diverse emittenti radiofoniche e incisioni discografiche. Ha tenuto corsi d'interpretazione sulla musica antica italiana per organo. Ha ricoperto l'incarico di ispettore onorario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per la tutela e il restauro degli organi storici del Veneto.

 

 

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IN MEMORIA DI ELSA BOLZONELLO
 

di Luigi Ferdinando Tagliavini

 

 

Il dolore per la scomparsa d’una persona amica è particolarmente profondo per chi l’ha avuta nel rango dei suoi discepoli e l’ha accompagnata per molti anni lungo il comune cammino. Ed ancora maggiori sono lo sgomento e l’incredulità quando la morte, come quella di Elsa Bolzonello, è tragica e improvvisa.

Fu sulla fine degli anni cinquanta che Elsa, dopo aver conseguito a Padova, sotto la guida sicura di Wolfango Dalla Vecchia, il diploma d’organo, volle proseguire gli studi sotto la mia guida. Il mondo musicale italiano era allora ancora piuttosto isolato, estraneo o quasi ai forti movimenti che oltralpe stavano portando all’abbandono dell’organaria di stampo industriale, alla rivalutazione e alla salvaguardia del patrimonio organario storico, a una presa di coscienza delle esigenze stilistiche imposte all’esecutore dallo strumento e dalla sua letteratura. Incoraggiai subito Elsa ad allargare i propri orizzonti, esortandola a recarsi all’Accademia internazionale organistica di Haarlem, ove io stesso ero docente dal 1959. Essa fu tra i primissimi italiani – preceduta d’un anno dalla sola Carla Ambrosini - a frequentare quella scuola a cui rimase fedele per alcuni anni, traendo linfa vitale dal prezioso insegnamento di Marie-Claire Alain, Anton Heiller, Gustav Leonhardt. Fu immediatamente apprezzata per la sua sensibilità musicale e stilistica e la sua intelligenza. V’è tra i miei ricordi più vivi di quegli anni quello d’un suo concerto su un piccolo organo storico nei dintorni di Haarlem, nel corso del quale Heiller volle offrirle la sua collaborazione di “registrante”; a concerto ultimato il grande, indimenticato maestro era più raggiante della concertista.

Dell’esperienza e del sapere acquisiti fruirono molti eccellenti giovani organisti che frequentarono la sua scuola ai Conservatori di Parma e di Venezia, dov’ella a lungo insegnò in qualità di titolare delle cattedre d’organo.

In Italia fu tra i pionieri del movimento in favore del ritorno all’organo a trasmissioni meccaniche e dell’opera di salvaguardia del patrimonio organario storico. Tutti conoscono la sua instancabile attività incentrata sull’organo Barbini di Caselle d’Altivole, divenuto grazie a lei sede annuale di stagioni di concerti. Ma non tutti forse ricordano l’improba lotta ch’essa condusse e vinse, con coraggiosa pertinacia, per salvare questo strumento, minacciato di distruzione, e riportarlo a nuova vita. Al suo restauro, compiuto nel 1965 da Alfredo Piccinelli, Elsa Bolzonello ha dedicato, assieme al compianto Oscar Mischiati, l’ampia, limpida relazione L’organo Barbini della Parrocchiale di Caselle d’Altivole (Treviso) apparsa sulla rivista “L’Organo” V (1967), pp. 225-236.

Negli ultimi anni, è vero, le nostre strade s’erano allontanate. Ma è stato un divergere che ritengo soltanto apparente e che nulla ha intaccato della sostanza d’un lungo sodalizio. Addio, Elsa, e grazie per quello che ci hai dato!

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IN MEMORIA DI ELSA BOLZONELLO

di Gianfranco Ferrara

 

Incontrai Elsa Bolzonello la prima volta a Caselle d'Altivole in occasione dell'inaugurazione del restauro dell'organo che Antonio Barbini di Murano aveva costruito nel 1758 per una chiesa veneziana. Era novembre del 1965, suonava Gustav Leonhardt. Ebbi cos. la possibilità di ascoltare dal vivo il grande organista e clavicembalista olandese che in seguito ritorn. a Caselle parecchie volte. Io allora seguivo lo sviluppo dell'Orgelbewegung italiana che tanto doveva a Luigi Ferdinando Tagliavini, di cui la Bolzonello era stata allieva. Questo movimento si proponeva la conservazione degli organi antichi, di importanza storica, la loro valorizzazione e il ritorno dell'arte organaria ai metodi e criteri costruttivi che l'avevano fatta grande nei secoli passati. Elsa Bolzonello fu tra i pionieri a battersi per queste finalità, e la salvezza (perché di questo si trattava) dell'antico strumento di Caselle e il suo restauro furono principalmente opera sua, della sua sensibilità, della sua tenacia, e si trattava del primo restauro di organo storico nel nostro territorio. In seguito i cicli di concerti che Elsa organizzava puntualmente in primavera e in autunno furono per me ogni volta occasione di incontri preziosi che mi diedero la possibilità di ascoltare sullo splendido organo settecentesco veneziano fra i tanti organisti italiani e stranieri, oltre a Leonhardt, musicisti della statura di Anton Heiller, Luigi Ferdinando Tagliavini, Michael Radulescu. Dopo ogni concerto insieme con il concertista e alcuni amici ci accoglieva in canonica l'allora parroco don Ernesto Libralesso e, dopo i convenevoli, si sfioravano anche i problemi che allora accompagnavano la vita degli organi antichi e moderni. Al 1964 risale la costruzione dell'organo Tamburini del Duomo di Montebelluna, il primo nella nostra zona progettato secondo i criteri a cui si atteneva l'Orgelbewegung italiana, di cui proprio Tagliavini fu uno dei principali fautori. Col succedersi degli incontri con la Bolzonello, sempre proficui, nacque una vera amicizia che ci univa per la fondamentale consentaneità di idee per ci. che riguardava l'arte organaria e la letteratura organistica, e cos. si rifletteva nella scelta degli autori delle diverse scuole europee; anche se ognuno di noi due aveva le sue preferenze, raramente ci trovavamo fra noi in netto dissenso. Non posso dimenticare le cartoline che mi mandava dalle città dove suonava, ognuna con l'immagine dell'organo, ma con particolare assiduità quando si trovava di fronte un organo barocco della Germania settentrionale, conoscendo le mie predilezioni. Elsa mi fu di grande aiuto negli anni settanta, quando a Treviso con l'allora parroco di San Nicolò don Mario Bragagnolo, Sergio De Pieri e Gino Genovese promossi il restauro del Callido di San Nicolò affidato all'organaro Franz Zanin, perchè nell'aprile 1977 nei quattro concerti di inaugurazione, accanto a lei e a De Pieri, riuscii ad avere Luigi Ferdinando Tagliavini e Gustav Leonhardt. E così negli anni successivi, finché fu possibile, a San Nicolò mi organizzava lei i concerti con i numerosi e importanti organisti che conosceva bene. Anche questo era per me occasione di incontri particolarmente interessanti. Nel 1986 lei, con tutta la forza delle sue convinzioni e del suo carattere, riuscì a dotare il Conservatorio di Venezia, dove insegnava, di un organo che rispondeva nella disposizione fonica, nei modi di costruzione, agli ideali per i quali si era sempre battuta. La progettazione, che presentava anche una soluzione veramente originale, ebbe la direzione di Tagliavini e la realizzazione fu affidata all'organaro Franz Zanin. Il corpo d'organo del pedale è posto di fronte agli altri tre corpi comandati dai manuali, e costituisce anche, in piena autonomia, un secondo organo, come fossimo di fronte a due organi, uno in cornu Epistolae, l'altro in cornu Evangelii, rievocando cos. la tradizione marciana. Ciò che lascia stupiti è la trasmissione che va dalla pedaliera dell'organo principale al secondo organo, e ci. ricorda qualcosa di analogo nell'organo Serassi della chiesa di S. Alessandro a Bergamo. L'inaugurazione fu affidata a Tagliavini e Leonhardt che si esibirono anche suonando assieme ai due organi facendo così rivivere i "duelli sonori" di Claudio Merulo e Andrea Gabrieli in San Marco a Venezia. Leonhardt espresse la sua ammirazione definendo lo strumento l'organo più bello che avesse mai suonato in un Conservatorio. Per lunghi anni Elsa Bolzonello riuscì puntualmente ogni primavera e autunno a organizzare a Caselle d'Altivole cicli di concerti valorizzando così lo splendido strumento di Barbini anche con l'intervento di altri strumenti sempre privilegiando gli strumenti antichi come gli archi barocchi, la tromba naturale e anche timpani d'epoca. Uno dei concerti che difficilmente potr. dimenticare vide la presenza di Anton Heiller che, oltre a una Partita sopra corale di Pachelbel e la Pièce d'orgue di Bach, eseguì i Corali della terza parte della Clavierübung nella versione minore, quella "manualiter" che amava particolarmente. Quella fu per Elsa un'occasione per ricordare i corsi di perfezionamento dell'Accademia Organistica Internazionale di Haarlem da lei seguiti, tenuti oltre che da Leonhardt, anche da Heiller, Tagliavini e Marie Claire Alain; insieme i tre ultimi costituivano il "trio cattolico", secondo la definizione di molti partecipanti. Ricordava, lei, con emozione di aver avuto Heiller come registrante nell'esecuzione di Corali dell'Orgelbüchlein all'organo ChristianMüller di San Bavone. La sua perspicacia e tenacia nel perseguire gli ideali nei quali credeva fermamente la portò a contribuire con la sua esperienza alla "resurrezione", tra gli altri, di due preziosi organi il cui materiale fonico era stato incorporato in strumenti di tipica fattura industriale: erano il Nacchini di Caerano San Marco e il Callido di Cison di Valmarino; il ripristino e il restauro con le naturalmente ovvie integrazioni furono affidati ancora una volta all'organaro Franz Zanin. Penso che il suo amore per gli strumenti ai quali si dedicava, fosse rivolto, oltre che all'organo Zanin del Conservatorio di Venezia sul quale insegnava, soprattutto al Barbini di Caselle d'Altivole sul quale, con ammirevole costanza, organizzava cicli di concerti brevi ma di notevole importanza, che costituivano, se pensiamo alle circostanze che hanno accompagnato tutto ciò, l'avvio ad una battaglia non sempre facile ma spesso carica di soddisfazioni, non ultime le attestazioni di stima ad alto livello e poi la schiera di allievi, molti dei quali si sono affermati sul piano professionale. Riguardo a problemi di natura organaria generalmente le nostre posizioni, i pareri, le valutazioni collimavano e proprio ci. avvenne l'ultima volta che l'incontrai a Venezia. Di fronte ad una scelta delicata ci trovammo ancora una volta d'accordo. L'improvvisa scomparsa per me e tutti coloro che credono negli ideali che hanno guidato la sua attività di organista e organologa fu sentita come una grave perdita, ma il ricordo di lei ci accompagnerà sempre.

 

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Ricordo anch' io con intensa commozione Elsa Bolzonello Zoja, che  studiò con me composizione a Padova, sotto la guida di Wolfango Dalla Vecchia. Sotto la guida dello stesso maestro ci eravamo anche diplomate in organo. La vita poi ci divise, avendo io seguito la strada della composizione ed avendo io vinto la cattedra di armonia e contrappunto  al Conservatorio di Bologna. L' amicizia affettuosa e la stima reciproca erano comunque rimaste un legame profondo, che si manifestò a più riprese con le sue  musicalissime esecuzioni di miei brani e poi  le richieste , dapprima di un brano per due organi, da eseguire nel "suo" conservatorio di Venezia e  di un brano per organo, voce recitante e solisti, che ebbe luogo nella sua città di adozione: Castelfranco Veneto. Ricordo ancora la precisione e la profondità con cui si dedicò a quelle esecuzioni e come ne gioimmo insieme...
La notizia della sua tragica e improvvisa scomparsa mi lasciò esterrefatta e incredula. Da allora mi manca qualcosa di molto importante della mia gioventù e della mia vita musicale.
Da allora prego per te tutti i giorni, Elsa, e ti immagino beata nell'amore di Dio. - Biancamaria Furgeri