L'organaro bresciano Giovanni Battista FACCHETTI (sec. XV-XVI) sviluppò un'attività di prim'ordine, operando in molte regioni d'Italia con incarichi tali da dimostrare, di per sé stessi, la sua reputazione ed eccellenza artistica, in un periodo in cui non erano ancor sorti gli astri di Graziadio e Costanzo Antegnati. [...]. Nel 1516 costruiva l'organo nuovo per la Cattedrale di Asola, [...] nel 1519 restaura quello del duomo di Modena; [...] nel 1524 firma il contratto per la costruzione dell'organo di S. Pietro di Modena; nel 1526 lavora a quello di S. Benedetto Novello di Padova [...]; nel 1524-1527 a quello di S. Michele in Bosco di Bologna; [...]; 1528: assume l'impegno di fare l'organo dei Carmelitani a Padova, [...]. Nel 1537 stipula il contratto per costruire l'organo della chiesa di S. Eufemia in Brescia. [...] del 1538 l'organo della parrocchiale di Manerbio. [...]; 1547: cattedrale di Cremona; 1552: chiesa Abbaziale di S. Benedetto Po (Mantova); 1552: duomo di Genova. [...]. Purtroppo delle opere eseguite dal Facchetti non rimangono che le casse ed i prospetti di S. Pietro di Modena e del duomo di Genova; a S. Michele in Bosco di Bologna si sono conservate la cassa e parte delle canne del Ripieno e del Flauto in ottava, [..]; la stupenda cassa della cattedrale di Asola è stata occupata da un organo Serassi (1826), [...]. [leggi il profilo biografico completo su EnciclopediaBresciana.it]
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Proponiamo qui in calce un contributo alla conoscenza di un organaro bresciano del Rinascimento (non meno importante dei più famosi Antegnati): si tratta di Giovanni Battista FACCHETTI (Brescia, 1475 c.a – post 1555).
Il saggio a firma di Paola Dessì intitolato L’organaria bresciana al servizio delle corti / Le commissioni principesche a Facchetti e Antegnati, ripercorre la storia dell’organaria bresciana rinascimentale attraverso le commesse di strumenti provenienti dalle corti dell’Italia del Nord.
La commissione principesca ad un organaro eccellente garantiva visibilità e prestigio al committente, e l’organo, come corpo sonoro con cassa finemente decorata, era una componente del lessico della preminenza.
La figura dell’organaro Giovanni Battista Facchetti si intreccia infatti con gli Sforza di Milano e in particolare con Ludovico il Moro, con gli Este di Ferrara, i Gonzaga di Mantova, i procuratori del doge di Venezia e il papa Clemente VII dei Medici.
L'attività del Facchetti è testimoniata a partire dal gennaio del 1515, quando scrisse al cardinale Ippolito d'Este offrndosi di costruire un organo per la chiesa di Santa Maria in Vado a Ferrara. Negli anni seguenti costruì organi in diverse città dell'Italia settentrionale, tra le quali Brescia, Bologna (San Michele in Bosco), Modena, Piacenza (San Sisto), Cremona (Cattedrale), Genova (Cattedrale), San Benedetto Po.
Il saggio di Paola Dessì passa poi ad occuparsi di un altro, ben più noto, nome dell'organaria bresciana dell'epoca: quello della famiglia ANTEGNATI, una dinastia di artefici che ebbe fortuna fino a tutto il secolo XVII.
Agli Sforza e alla Fabbrica del Duomo di Milano si lega anche la figura del primo organaro della dinastia degli Antegnati: Bartolomeo. Sarà suo figlio Giovanni Giacomo a ricevere ulteriori committenze eccellenti per la città di Milano, come quella per il Monastero di San Maurizio Maggiore, e a lavorare poi per Ottavio Farnese a Parma, dove suo figlio Benedetto unirà il proprio nome all’organo della Steccata. Commissioni ducali porteranno infine Benedetto a Torino, su richiesta di Emanuele Filiberto di Savoia, e suo cugino Graziadio a Mantova, su richiesta di Guglielmo Gonzaga per l’organo della cappella palatina di Santa Barbara.
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