L’attività artistica di Baldassarre GALUPPI detto “il Buranello” (nato a Burano, nel 1706, e morto a Venezia nel 1785) godette di ampia fama soprattutto ai suoi tempi. Fu autore molto prolifico, avendo scritto circa 100 opere, tra buffe e serie, molta musica strumentale (fra cui almeno 170 sonate per cembalo) e una ricca serie di titoli sacri, mottetti, oratori. Tale produzione, ampiamente riconosciuta dall’editoria musicale del suo tempo, gli garantì una notorietà europea pari a pochi altri autori a lui contemporanei. Basti citare che attualmente si contano 106 edizioni a stampa, ripartite in 69 antologie e ben 37 volumi monografici, uscite in gran parte a Londra (70 edizioni), poi a Parigi (17) e in molte città europee, soprattutto nel decennio 1760-70. Opere come L’arcadia in Brenta (1749), Il mondo della luna (1750) e soprattutto Il filosofo di campagna (1754), tutte su testi di Carlo Goldoni, sono oggi note ed eseguite; tuttavia molto resta ancora da scoprire ed eseguire non solo nel campo operistico, ma anche nello sterminato repertorio strumentale e sacro.
Nell’ambito di tale riscoperta, il cammino di conoscenza della produzione di sonate per strumento a tastiera incomincia addirittura all’inizio del XX secolo, grazie agli studi di Fausto Torrefranca (1909). Con lui prese forma, seppur in versione ancora limitata, il catalogo delle sonate, un elenco che verrà progressivamente ampliato nei decenni successivi per merito delle ricerche compiute da Charles van den Borren (1923), Felix Rabe (1929), Hedda Illy (1969), David Pullmann (1972) sino al recente catalogo di Franco Rossi (2006), sicchè dalle 51 sonate inizialmente individuate da Torrefranca si è giunti alle 175 al momento definite da Rossi. Tale considerevole incremento viene anche dal fatto che a fronte di sole due edizioni a stampa settecentesche, per il resto le sonate di Galuppi sono conservate in una miriade di manoscritti sparsi in tutta Europa e persino nelle Americhe, la cui scoperta è spesso storia recente. Come ebbe già a dire Francesco Caffi nel 1854, «musica di Galuppi v’ha dappertutto ove son popoli colti»: considerazione quanto mai veritiera dal momento che il catalogo di Rossi assegna le sonate galuppiane ad un elenco di ben 59 biblioteche!
Questa notevole diffusione può anche essere motivata con la ragione che Galuppi, pur risiedendo e lavorando prevalentemente a Venezia durante il corso della sua vita, tuttavia ebbe modo di compiere numerosi viaggi in Italia e in Europa, in particolare quelli a Londra negli anni 1741-43 e a San Pietroburgo, ove si stabilì per tre anni, dal 1765 al 1768, come maestro della cappella di corte e compositore dell’opera italiana.
Tra i viaggi precedenti è da menzionare quello a Firenze, in giovane età, nel 1726-28, in quanto scritturato come cembalista presso il Teatro della Pergola. Ventenne, già era affermato come esecutore alla tastiera, una competenza che eserciterà per tutta la vita, anche in qualità di organista di chiesa. Addirittura nel 1722 è citato un tal «Baldissera de Buran» – assunto a Venezia nella chiesa di S. Maria Formosa con «soddisfazione universale» – che con ogni probabilità è da identificarsi nel sedicenne Galuppi, già esperto nella pratica organistica. In proposito, è ancora il Caffi che, pur senza citare direttamente questa notizia, tuttavia afferma che «assai per tempo erasi egli dato al sonar degli organi nelle chiese».
Gli incarichi di musicista da chiesa – maestro di cappella o organista – ricorrono dunque in Galuppi per oltre 60 anni, dal citato impiego a S. Maria Formosa nel 1722, fino alle assunzioni come maestro del coro ai Mendicanti (1740-51), vicemaestro e poi maestro di cappella in S. Marco (1748-1785) e infine maestro di coro agli Incurabili (1762-76). A questi il Burney, che incontrò Galuppi a Venezia nel 1770, aggiunge altre due mansioni, indicando che «riceve 100 zecchini all’anno come organista privato della famiglia Gritti ed è organista anche in un'altra chiesa di cui ho dimenticato il nome».
Tale continua pratica organistica può essere considerata un motivo in più (oltre alla chiara intercambiabilità della scrittura) per rendere assolutamente plausibile l’esecuzione delle sonate galuppiane non solo al cembalo, ma anche all’organo. Se l’indicazione prevalente è appunto quella del “cembalo”, in realtà fino ai primi anni dell’Ottocento con tale appellativo si intendeva lo strumento a tastiera in senso generico, significando cioè sia il clavicembalo in senso stretto, ma anche l’organo e il “cembalo a martelletti” o fortepiano, sempre più in auge. Non sono rari i casi di edizioni a stampa di musica per tastiera negli anni 1770-80 in cui vengono esplicitamente indicati come destinatari insieme il cembalo e il fortepiano, e talvolta anche l’organo, e non solo per garantire la massima fruibilità commerciale, ma perché corrispondente ad una prassi reale.
Osservando complessivamente l’ampia produzione tastieristica di Galuppi, si nota come la definizione di “sonata” si riferisca ad un impianto formale molto variabile: si va dalle sonate brevi in un solo tempo a composizioni via via più articolate, in 2, 3 e anche 4 movimenti. A loro volta, i singoli tempi presentano varie tipologie, da quelli privi di suddivisioni interne a quelli bipartiti con sosta interna alla dominante, ritornello e sezione successiva di ritorno alla tonica; infine, quelli impostati in tre parti, con le due estreme analoghe tra loro mentre la sezione centrale ad esse si contrappone per carattere, tempo e temi.
Lo stile rientra in quello che abitualmente viene definito come “stile galante” all’italiana, basato sulla contrapposizione tra melodia e accompagnamento, ma senza l’uso meccanico di formule tipo basso albertino o una cantabilità stereotipata e prevedibile: Galuppi, pur muovendosi in tale ambito generale, è tuttavia sempre originale, mai ripetitivo, brillante, interessante nelle idee musicali e nel loro trattamento, insomma fedele a quello che lui stesso – nella citata testimonianza del Burney – considerava lo stile della «buona musica», secondo cui essa si compone di «vaghezza, chiarezza e buona modulazione».
Interessante il giudizio che di Galuppi dà nel 1784 il compositore tedesco, nonché scrittore e poeta, Christian Schubart (1739-1791), anch’egli esponente di spicco dello stile galante, pur nella versione alla tedesca dello Sturm und Drang, più intenso e preromantico rispetto alla solarità italiana. Nel suo trattato Ideen zu einer Aesthetik der Tonkust (Idee per un’estetica dell’arte, pubblicato postumo nel 1806) egli riconosce in Galuppi «una somma semplicità e amabilità di canto, ricca invenzione, naturale – non artefatta – modulazione, e magnifico senso armonico».
La semplicità della scrittura è solo apparente perché, in realtà, legata ad una conduzione chiaramente vocale che libera questa musica da qualsiasi rigidismo, lasciando spazio ad una esecuzione molto vicina alla declamazione retorica.
Le sonate di Galuppi, come già osservato, godettero di una vasta diffusione, testimoniata dalle numerose biblioteche che ancor oggi ne conservano i manoscritti. Per contro solo due furono le edizioni a stampa, entrambe pubblicate a Londra, città leader nell’editoria musicale strumentale europea. La prima raccolta, indicata come op. 1, venne edita nel 1756, mentre l’op. 2 tre anni più tardi; entrambe contengono 6 sonate ciascuna e furono edite da Walsh. Tra la produzione manoscritta va ricordata una singolare raccolta, intitolata da Galuppi stesso Passatempo al cembalo, un’antologia di 6 sonate risalente al 1781 attualmente conservata presso la biblioteca del Conservatorio di Genova e forse da identificarsi con le sonate che Galuppi donò a Paolo Petrowic – figlio della zarina Caterina e poi lui stesso zar dal 1796 – in visita al compositore con la moglie nel gennaio 1782.
[M. Ruggeri, Introduzione all'edizione discografica Galuppi, Organ Sonatas (organista Luca Scandali), 2 c.d. Brilliant Classics 2016]
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Bibliografia essenziale
Francesco CAFFI, Storia della musica sacra nella già Cappella Ducale di San Marco in Venezia dal 1318 al 1797, Venezia 1854-55, rist. anast. a cura di Elvidio Surian, L. Olschki, Firenze 1987
Fausto TORREFRANCA, Per un catalogo tematico delle sonate per cembalo di B. Galuppi detto il Buranello, «Rivista Musicale Italiana», 1909, XVI, pp. 872-81
Julius RABE, Thematischer Katalog der Werke Galuppis in der schwedischen Musikakademie Stockholm, 1912 (manuscript) [contiene il catalogo di 59 opere: 49 vocali e 10 sinfonie]
Charles VAN DEN BORREN, Contribution au Catalogue thématique des Sonates de Galuppi, «Rivista Musicale Italiana», 1923, XXX, pp. 365-370
Felix RAABE, Galuppi als Instrumentalkomponist, Ph.D. diss., Frankfurt s.O., 1929
Baldassarre GALUPPI, Passatempo al cembalo, trascrizione e revisione di Franco Piva, Istituto per la collaborazione culturale, Venezia-Roma 1964
Baldassarre GALUPPI, Sei sonate per cembalo, revisione e trascrizione in notazione moderna di Iris Caruana, G. Zanibon, Padova 1968
Hedda ILLY, Baldassarre Galuppi “detto il Buranello”. Sonate per cembalo, Vol. 1, Edizioni De Santis, Roma 1969 [contiene il catalogo tematico di 103 sonate]
David PULLMAN, A catalogue of the keyboard sonatas of Baldassarre Galuppi, diss., The American University Washington, 1972
Baldassarre GALUPPI, Dieci sonate per cembalo, revisione e trascrizione in notazione moderna di Iris Caruana, G. Zanibon, Padova 1972
Baldassarre GALUPPI, Dodici sonate per cembalo, revisione e trascrizione in notazione moderna di Iris Caruana, G. Zanibon, Padova 1974
Luigi ROVIGHI, Prassi vocale e strumentale in Baldassarre Galuppi: la retorica degli affetti e lo stile galante, in «Galuppiana 1985. Studi e ricerche, Atti del Convegno Internazionale (Venezia, 28-30 ottobre 1985)», a cura di Maria Teresa Muraro e Franco Rossi, L. Olschki Editore, Firenze 1986, pp. 191-201
Luisella MOLINA, Le composizioni per strumento a tastiera di Baldassarre Galuppi, tesi di laurea (relatore prof. Albert Dunning), Università di Pavia, Scuola di Paleografia e Filologia Musicale (sede di Cremona), a.a. 1994-95
Franco ROSSI, Catalogo tematico delle composizioni di Baldassarre Galuppi (1706-1785), Parte I: Le opere strumentali, Edizione de “I Solisti Veneti”, Padova 2006
Baldassare Galuppi “il Buranello”: aspetti e vicende della vita e dell’arte, a cura di Rodobaldo Tibaldi, Ed. Marsilio, Venezia, 2007
Baldassarre GALUPPI, Le opere strumentali. Serie prima: Musica per tastiera, Armelin Musica, Padova 2009