"Giobbe" per organo, di Petr Eben

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Domenica, 21 Ottobre, 2018 - 17:00
chiesa parrocchiale S. Rita
Venezia VE
Italia

nell'interpretazione di Samuele Ave

Sezione Concerti

Interpreti: Samuele Ave, organista; Fabio Dalla Zuanna, attore

Organizzatore / Partners:
Parrocchia di S. Rita in Mestre



Concerto con letture domenica 21 ottobre 2018 al grande organo "Tamburini" della chiesa di S. Rita in Mestre, a conclusione dell'ottava edizione della rassegna concertistica d'autunno https://www.organieorganisti.it/rassegna-organistica-autunno-mestre-2018 promossa dalla parrocchia stessa.

Coerentemente con il tema "Dalla Parola alla Musica" verrà proposta la lettura del libro di Giobbe fatta dal grande musicista boemo Petr EBEN (1928-2007). 

L'opera è stata scritta nel 1987, commissionata dall'Harrogate International Festival (Kent, Regno Unito), e fu eseguita per la prima volta nella cattedrale di Ripon (UK) l'11 agosto 1987, in seguito a Londra, Copenaghen e Toronto. Nel 1989 ottenne il premio delle cristica Boema e Slovacca.

In Italia la prima esecuzione avvenne a Marostica (VI) nel 2014. Si tratta di otto meditazioni musicali sulla figura biblica di Giobbe e sul grande tema della sofferenza così come viene proposto e risolto nella Bibbia.

I brani, interpretati dall'organista Samuele AVE 
https://www.organieorganisti.it/utenti/samuele-ave di Marostica (VI), medico chirurgo specialista in Medicina Nucleare presso l'ULSS 8 di Vicenza, sono alternati alla lettura di passi del libro di Giobbe a cura dall'attore Fabio Dalla Zuanna.

Il programma musicale segue lo stesso itinerario dei testi proposti.

- esempio dell'arte organistica di Petr Eben nell'interpretazione di Pier Damiano Peretti: 
https://youtu.be/dDxcELF45js

 

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“Job” di Petr Eben

 

 

 

L'opera è stata scritta nel 1987 dal grande musicista boemo Petr Eben. Si tratta di otto meditazioni musicali sulla figura biblica di Giobbe e sul grande tema della sofferenza così come viene posto e risolto nella Bibbia. I brani sono alternati alla lettura di passi dal libro di Giobbe. Il programma musicale segue lo stesso itinerario dei testi proposti.

“Dopo il ciclo per organo Faust ho sentito la necessità di ritornare sullo stesso tema - la scommessa tra Satana e Dio sul destino di un essere umano - questa volta su un soggetto tratto dal Vecchio Testamento. Faust credette sulle proprie forze di uomo e fallì; Giobbe umilmente accettò le sue disgrazie e trionfò.

Posi la mia attenzione sul libro di Giobbe per tre ragioni: innanzitutto per la rivoluzione sociale e teologica che rappresentò al suo tempo: fino a allora, ogni povero, malato o sventurato veniva considerato come una persone dimenticata e punita da Dio. In secondo luogo fui profondamente impressionato dallla profondità drammatica di questo libro, che mi diede una volta per tutte la chiave per superare una prova di fede. Infine ho trovato questo libro estremamente topico. Esso infatti risponde ad una delle più difficili domande sulla vita che continuiamo a porci: perchè la sofferenza?

Il Libro non solo dimostra la scarsa rilevanza della sofferenza personale in relazione agli eventi dell'Universo ma anche rivela un Dio che non chiede a Giobbe di approvare il proprio dolore ma semplicemente di accettarlo. Dio soffre e sopporta il dolore insieme allo sventurato: aiuta così Giobbe a superare questa sfida.

Ho diviso questo materiale, ricco di contrasti, in otto movimenti, ognuno dei quali esprime un tema basato su una citazione dal libro di Giobbe” (P. Eben).

 

I- Destino

Il movimento inizia con un Andante dove un potente trombone al pedale annuncia il motivo del Destino di Giobbe. Questo tema è composto da intervalli sospesi ascendenti e discendenti carichi di tensione e viene combinato con un secondo motivo fatto di terze discendenti (motivo difanfare). La sezione intermedia, più turbolenta e simile ad una toccata, vede una melodia cui risponde aggressivo il motivo del Destino al pedale e, con interpolazioni ritmiche, nelle voci intermedie. La sezione termina con rapidi accordi ripetuti che ricordano il secondo motivo. Un crescendo di terzine composto da frammenti del tema del Destino con durate simultaneamente differenti conduce il movimento al suo climax drammatico: nella terza sezione il primo ed il secondo motivo vengono proposti utilizzando intervalli che spaziano per tutta l'estensione della tastiera. Un'ultima entrata del tema del Destino di Giobbe al pedale come all'inizio è accompagnata dal secondo motivo, ora però con intervalli violentemente dilatati.

 

II - Fede

Giobbe canta con umiltà preghiere a Dio (Tempo di corale gregoriano), qui nella forma di una delicata citazione dell'Exultet (“Esulti il coro degli angeli, esulti l'assemblea celeste: un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto”). Nel subentrante Allegro esso è ripetutamente interrotto dai risonanti colpi di sventura che cadono sul nome di Giobbe e la sua famiglia. Il motivo del Destino di Giobbe ritorna forte e violento proposto da una tromba. Ma Giobbe ha fede e il movimento finisce con il canto del Gloria in excelsis Deo di nuovo con tenui sonorità, un canto che ha molte affinità melodiche con l'Exultet.

 

III- Accettazione della sofferenza

Anche quando Satana dirige i suoi attacchi direttamente contro la fortuna e la persona di Giobbe questi rimane fedele al suo Dio. Dopo l'iniziale grido di sofferenza rappresentato da strazianti accordi dissonanti il movimento esprime la fiducia che Giobbe ancora ripone in Dio attraverso la placida melodia del corale Wer nur den lieben, Gott lasst walten (“Chiunque lasci fare al buon Dio”), familiare per il suo uso in Bach e che prende gran parte del movimento. Al pedale il tema è citato nel suo inverso. Seguono delle variazioni che trattano parti della melodia del corale in un crescendo che porta nuovamente al grido di Giobbe che si straccia le vesti e poi di nuovo alla placida fiducia che egli ripone in Dio.

 

IV - Desiderio della morte

Una grandiosa passacaglia su un tema che ricorda il Barocco passus duriusculus(cromatismi ascendenti o discendenti che esprimono il dolore) rappresenta l'immenso crescente dolore che grava sulle spalle di Giobbe. Il tema è proposto nella sua forma originale, in trasposizione, alterato ritmicamente (anche per diminuzione) ed invertito in un irrefrenabile ed incalzante climax. Raggiunto il vertice drammatico la passacaglia “collassa” su se stessa: seguono due variazioni in pianissimo che rappresentano un Giobbe schiacciato a terra dal peso della sofferenza.

 

V - Disperazione e rassegnazione

Il movimento è in due parti. La prima parte è caratterizzata da due motivi: il primo ricorda il tema del Destino di Giobbe, il secondo è costituito da note veloci senza riposo. Essa rappresenta le crescenti accuse che Giobbe, ora disperato, rivolge a Dio (“Perchè hai fatto di me il tuo bersaglio?”); nella seconda parte il brano diventa un lamentoso canto di sottomissione.

 

VI - Il mistero della Creazione

Il movimento inizia con una serie di misteriosi accordi in pianissimo, contrastati da una frase interrogativa posta dal flauto (The Unanswered Question di Ives?). Segue una vivida rappresentazione della creazione così come fu descritta da Dio a Giobbe. Ma, dopo un'immenso crescendo, il movimento finisce in modo calmo ritornando alla domanda iniziale.

 

VII - Penitenza e realizzazione

Anche questo movimento è diviso in due parti: la prima è un canto di penitenza, che ancora riecheggia i dubbi di Giobbe: il timbro del tema al pedale è simile a quello di un'ancia medievale e il lento cambiare delle note evoca un'atmosfera di tormentata contrizione: Giobbe inizia a capire che l'uomo non può comprendere. Solo nella seconda, lenta e calma sezione, la sottomessa accettazione di Giobbe traspare nel canto del Veni Creator Spiritus, su registri violeggianti che dialogano con ardenti arabeschi di un flauto: per mezzo dello Spirito Santo a Giobbe Giobbe giunge alla fedele accettazione della sofferenza.

 

VIII - Ricompensa divina

La grande passacaglia del IV movimento è qui trasfigurata nella forma delle variazioni al corale. Il materiale tematico è quello del corale della Chiesa Boema Kristus, příklad pokory(“Cristo, il modello di umiltà, nostro Signore misericordioso, prediletto Figlio unigenito di Dio, per l'uomo peccatore ha preso su di sé la povertà e fu in questo mondo profondamente umiliato”) poiché Cristo è veramente la personificazione dell'innocente che soffre fino alla fine. Le variazioni sono caratterizzate da un lungo crescendo che porta a solenne conclusione tutto il ciclo. Il culmine si ha con la citazione del Vere dignum et iustum est dal Prefazio della Preghiera Eucaristica della S. Messa Latina: “È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre, qui e in ogni luogo, a te, Signore, Padre Santo”. Quest'ultimo tema, che viene alla fine grandiosamente esposto assieme al tema del corale, per i suoi riferimenti dossologici è conclusivo sia in termini musicali che sostanziali.

L'opera “Job for Organ” fu commissionata nel 1987 dall'Harrogate International Festival (Kent, Regno Unito) e fu eseguito per la prima volta nella cattedrale di Ripon (UK) l'11-08-1987. Le successive prime esecuzioni furonon in Londra (Royal Festival Hall), Scandinavia (Vor Frelsers Church, Copenaghen), Canada (Roy Thompson Hall, Toronto), US (The Museum of Art, Cleveland).

 

JOB fu insignito del premio della critica Boema e Slovacca nel 1989.Petr Eben: cenni biografici

Petr Eben (Zamberk, 1929 – Praga, 2007) visse la prima infanzia nella Boemia del sud. Iniziò lo studio del pianoforte a sei anni studiò piano e a nove quello dell'organo. Cattolico di padre ebreo, dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale fu espulso da scuola all'età di 14 anni, lavorò come apprendista stampatore, poi in un'impresa edile ed infine fu internato nel campo di concentramento nazista di Buchenwald. Finita la guerra, ritornato in Cecoslovacchia, potè proseguire con entusiasmo gli studi musicali. Studiò organo, violoncello e pianoforte e nel 1948 entrò nell'Accademia di Musica di Praga. Nel 1954, a completamento degli studi, lavorò per un breve periodo come drammaturgo musicale nella televisione Ceca e nel 1955 divenne insegnante di Composizione nell'Università di Praga.

Poichè rifiutò di iscriversi al Partito Comunista Ceco e professò apertamente la sue fede cattolica, fino alla fine degli anni Ottanta la sua grandezza fu riconosciuta solo all'estero.

Fu un grande improvvisatore al pianoforte, specie su testi letterari, ed all'organo, su temi biblici. Scrisse cicli di canzoni, cantate, musica sinfonica e da camera, lavori per bambini, musica da studio e composizioni sacre eseguite nei più prestigiosi festival di tutto il mondo. Le sue opere per organo costituiscono un corpus tra i più notevoli del XX secolo e spaziano da opere virtuosistiche e drammatiche ad uso concertistico ad opere sacre o per organo e altri strumenti.

 

Cenni sul linguaggio musicale di P. Eben

Il linguaggio di Eben non è riconducibile ad una qualche formula (“neoespressionismo musicale”?): senza sperimentalismi di sorta egli utilizza nel corso della sua produzione ed all'interno di una stessa opera numerose tecniche compositive, e specialmente la trasformazione dimelodie gregoriane all'interno di un sistema modale, la bitonalità e la biritmia. Ma, in ultima analisi, l'efficacia della sua scrittura sta nella sua melodia che canta senza complessi né inibizioni.

La scrittura è limpida, il contrappunto agile, il ritmo ricercato e accattivante, le registrazioni incisive, il tutto colorato da una esuberante e spesso rissosa gioiosità. Inoltre, nelle opere di derivazione improvvisativa come la presente, si può cogliere una fisicità gestuale senza precedenti, una sorta di impronta materica sul pensiero musicale.

Eben salutò con favore il ritorno dell'organo meccanico con la possibilità che solo esso ha di rendere tutta la ricchezza delle sue invenzioni ritmiche; egli rese omaggio con la propria musica alla scuola francese che fu la prima consapevole dell'immensa gamma sonora e timbrica dell'organo. La registrazione da lui indicata va considerata parte integrante della partitura in quanto “gli armonici contenuti nei ripieni e nelle mutazioni possono alterare pesantemente l'effetto tonale e la tensione di un accordo”.