La passione per gli organi "veri"

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Autore: Umberto Forni organista titolare della chiesa di Santa Maria in Organo a Verona

Sezione Articoli

Un'amara constatazione di Umberto Forni, concertista, docente di Conservatorio e organista liturgico

Minata dal dilagare di YouTube e degli organi campionati

chiesa Santa Maria in Organo
Verona
Italia

 

Qualche giro per organi io l'ho fatto: ero alle inaugurazioni di Rovereto e di Arezzo per esempio, e di Mouzon nelle Ardenne; sono stato a Toulouse, ad Albi, a Norden e alla Martini Kerk di Groningen: qui van Beek poteva ricevermi solo alle 8.30 del mattino, e vuoi per l'organo bello, vuoi per le orecchie ripulite dal recente sonno, l'esperienza è stata indimenticabile. A Rouen ha suonato per me il grande Cavaillé-Coll "madame la titulaire" Marie-Andrée Morisset-Balier e tra gli ascolti più recenti (mi muovo ancora!) cito e raccomando qui lo straordinario organo Baumeister 1737 della Klosterkirche di Maihingen.
 

Suonando a Verona nella chiesa di S. Maria in Organo da più di 25 anni mi è capitato di accompagnare a visitare lo strumento molti organisti da tutta Europa e diversi gruppi di appassionati nel loro "organ tour". Notevoli le improvvisazioni di Jan Jongepier, guida eccellente di un gruppo di olandesi che dopo Brescia e Verona si sarebbero diretti a Bologna per gli organi di S. Petronio, sempre solo ad ascoltare si badi bene.
 

Dalla Francia sono venute diverse compagnie, ho suonato io per loro e mi sono fatto molti amici; dalla Germania e dall'Italia ho ricevuto più di un organista dilettante che messo sul leggio il proprio corale di Bach storceva il naso perché non gradiva l'ottava corta, i pochi pedali e il temperamento mesotonico; non dico poi dei concertisti rampanti che tirati il principale e l'ottava sono stati lì a provare tutto il loro repertorio.
 

Non solo organisti: una volta è passato Bruce Dickey con i suoi allievi cornettisti di Basilea a suonare e ad ascoltare, e fortunati i turisti di quel pomeriggio!
 

Un tipo eccentrico presentatosi come "Patrick the plasterer" rimase così colpito dalla bella atmosfera della chiesa che volle tornare l'indomani con alcuni amici per un concerto privato. Senza manifesti, senza programmi di sala e ovviamente senza cachet quei fricchettoni si regalarono un'ora di autentico godimento alternando all'organo il canto gregoriano. E anche io ho goduto quella volta, e tutte le volte che ho ricevuto persone desiderose di conoscere il mio strumento, che ha molto carattere e può anche non piacere. Utili allora gli argomenti di chi mostrando un minimo di competenza avanzava le proprie riserve. Certo è che alcuni rompiscatole neanche tanto bravi li ho lasciati soli tornando a prenderli all'ora stabilita; in ogni caso la porta è stata sempre aperta per tutti.
 

Negli anni le visite si sono diradate e ultimamente non viene più nessuno. Lascio ad altri la spiegazione dei mutamenti generazionali.

 

Per quanto riguarda questo calo di interesse per l'organo antico, credo che da un lato l'orgelbewegung italiana anni '70 - '80 stia perdendo vigore e soprattutto pubblico per i troppi ''balli della battaglia'' suonati a tempo di can-can sui Serassi e sui Callido.

 

Dall'altro lato così come i nostri occhi vedono sempre più spesso pixel - la caverna di Platone! - le orecchie sono sempre più aggredite da un rumore continuo di suoni artificiali. Se 30 anni fa avevamo una cinquantina di LP e spendevamo una fortuna per l'impianto HiFi - alta fedeltà, un termine che non si sente più - da tempo ormai siamo pieni di CD tutti drogati in laboratorio dai tecnici del suono e li ascoltiamo in macchina.

 

In più oggi va forte Youtube che liofilizza ogni cosa e la porta a casa gratis con un click. Così tutta questa tecnologia ci travolge con un'offerta al di sopra della nostra capacità di fruizione, ci impigrisce illudendoci di avere il mondo a portata di mano e ci ottunde l'udito a furia di mp3 sparati nelle cuffiette. E allora viene a mancare il tempo, il bisogno di fare un'esperienza diretta, il gusto formato e fondato su questa esperienza, la capacità di riconoscere e di apprezzare un bel suono o una bella acustica.

 

Così va bene tutto, basta che l'organo suoni e che le tastiere non siano troppo dure.

 

Poveri i ragazzi che passano le ore a pedalare in conservatorio o sul loro organo di plastica attenti solo alle mani ai piedi e al percorso netto, come piloti al simulatore di volo capaci di controllare tutto ma ignari del vento.

 

Colpa mia che non riesco ad accendere in loro la passione per gli organi veri? E dire che ce ne sono una decina nei paraggi, tutti perfettamente restaurati e di fatto utilizzati solo per quella sorta di karaoke liturgico che è l'accompagnamento della suora che canta nel microfono.

Umberto FORNI

 

- quanto sopra è stato pubblicato sul n. 82/2012 del periodico «Arte Organaria e Organistica» a cura delle Edizioni Carrara di Bergamo
 

 

 

contenuto inserito da: - Segreteria OrganieOrganisti.it