COLLANA D'ARTE ORGANARIA Vol. IX
Collana d’arte organaria – IX, 2012
Direzione scientifica a cura di Giosuè Berbenni – Federico Lorenzani
Associazione culturale "Giuseppe Serassi" Piazza Mazzini, 7 – 42016 Guastalla (RE)
Progetto grafico: Horizon Studio – Rivarolo Mantovano (MN)
In copertina: Archivio Storico Comune di Modena, Cronaca Lanzalotto (vol. 1539-1554) trascritta dallo Spaccini, p. 144
Stampa nel mese di novembre dell’anno 2012
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REGESTO E BIBLIOGRAFIA AGGIORNATA DEGLI ORGANI DELLA PROVINCIA DI MODENA
Federico Lorenzani
Trascorsi oltre venti anni dall’imponente lavoro di ricerca e schedatura sugli organi antichi di valore storico-artistico della provincia di Modena da parte di Carlo Giovannini e Paolo Tollari,1 è parso utile fare il punto della situazione con vari aggiornamenti allo stato attuale delle conoscenze.2
Purtroppo le province italiane che possono vantare un lavoro del genere, consistito in ricerca d’archivio e schedatura sul campo degli strumenti, sono pochissime, anzi di molte non esiste nemmeno un censimento sommario degli strumenti presenti.
Dal 1991, anno di pubblicazione dello studio sugli organi modenesi, sono stati restaurati vari strumenti grazie ad importanti contributi messi a disposi- zione sin dal 1998 dalla provincia di Modena,3 contributi che si sono aggiunti a quelli generalmente concessi dalla Conferenza Episcopale Italiana e dalle Soprintendenze competenti, nonché in alcuni casi dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
I restauri hanno potuto chiarire la paternità di alcuni di questi strumenti, e il presente lavoro ne darà conto. Saranno poi segnalati gli spostamenti di sede di qualche organo, o l’arrivo di organi da altre province.
Tra i vari aggiornamenti si segnala la de nizione dell’anno di costruzione dell’organo di Ottavio Negrelli (1687) della chiesa di S. Giuseppe a Fanano, e di quello di Filippo Tronci (1905) a Fellicarolo (c. Fanano) presso la parroc- chiale di S. Pietro apostolo.
È stato attribuito a Carlo Ricci (1807) l’organo della parrocchiale di Iola (c. Montese); a Domenico Traeri quello della parrocchiale di Marano sul Pa- naro; sempre a Domenico Traeri (1700) l’organo della parrocchiale del Santissimo Croci sso a Modena.
L’organo della parrocchiale di Palagano è stato costruito da Antonio Battani e dal glio Giosuè nel 1894; quello della parrocchiale di Rocca Santa Maria (c. Serramazzoni) da Ermenegildo Sighinol (sec. xix); quello della parrocchiale di San Biagio in Palude (c. San Felice sul Panaro) da Giuseppe Gallerani (sec. xix).
A Formigine l’organo di Carlo, Francesco e Domenico Traeri (1690) è stato riportato nella chiesa della Madonna del Ponte per il quale fu realizzato, dalla vicina parrocchiale.
Sono giunti due organi di scuola meridionale a Concordia: uno nella chiesa della Conversione di S. Paolo, l’altro nella parrocchiale della frazione di San Giovanni Battista.
A San Martino Vallalta (c. Polinago) è giunto un Agati del 1868, mentre l’organo di Torre Maina (c. Maranello) è stato attribuito ad Eugenio Bonazzi (1859).
Molti strumenti (o nuclei fonici) non si trovano nel luogo per il quale ven- nero costruiti: questo aspetto tuttavia esula dalla presente trattazione. Analo- gamente non è stato preso in considerazione l’elenco dei tanti residui di organi sparsi nei sottotetti di moltissime chiese (o ambienti parrocchiali), composti di pochissimi elementi: qualche canna, parti di mantici, eccetera.
Fa parte invece di questo studio la ricerca bibliogra ca in materia di organi del territorio modenese. Un lavoro di questo tipo fu redatto a livello nazionale da Arnaldo Morelli all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso, per cui attualmente risulta incompleto e datato.4 A questo proposito, bisogna rico- noscere che col passare del tempo le pubblicazioni sugli organi si sono molti- plicate e con esse è aumentato anche il grado di qualità scienti ca dei singoli contributi. In alcuni casi si tratta di opuscoli di poche pagine o di brevi saggi redatti in occasione del restauro di qualche strumento, in altri casi di ricerche monogra che più corpose.
Purtroppo però, tante pubblicazioni uscite nel corso dei restauri sono introvabili perché edite con tirature limitate e prive del codice ISBN.5 Sfortuna- tamente, molte non sono depositate neppure presso le biblioteche locali, né tantomeno presso le biblioteche preposte (Roma, Firenze, Bologna) in cui è obbligatorio il deposito legale. Per questo motivo molte meritevoli ricerche, in assenza di un editore che possa gestirle e divulgarle ad altri studiosi ed appas- sionati, sono divenute praticamente inutili. Sarebbe dunque auspicabile che nascesse un centro di documentazione per la raccolta di pubblicazioni, studi, articoli, tesi di laurea sull’argomento, almeno a livello regionale.
Per quanto riguarda la presente bibliogra a sugli organi storici della provin- cia di Modena, essa sarà suscettibile nel prossimo futuro di ulteriori integrazioni; giova ricordare che non sono state prese in considerazione guide o pubblicazioni storico-artistiche di carattere locale, articoli di giornale o pieghevoli dei concerti, anche se questi riportavano brevi notizie sugli organi storici.
Considerazioni sugli organi presenti nel modenese
Alla luce delle recenti pubblicazioni sui censimenti degli organi delle province di Bologna e Reggio Emilia6, è possibile mettere ulteriormente a fuoco l’arte organaria di questi territori, de nita “emiliana”. La scuola organaria emilia- na coincide all’incirca con le attuali province di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia.
La vicinanza geogra ca e le vicende politiche che si sono succedute nei secoli hanno favorito lo sviluppo degli strumenti secondo caratteristiche tecni- che, timbriche e sonore comuni. Gli organari più importanti hanno lavorato sin dal periodo rinascimentale nelle chiese di maggior rilevanza ecclesiastica di queste zone. Anche gli organi della Romagna (quantitativamente molto inferiori a quelli presenti nei territori dell’Emilia) rientrano in sostanza nella scuola emiliana: per il momento è stato pubblicato il censimento degli organi della provincia di Ravenna7, mentre per quanto riguarda Rimini esso è stato recentemente ultimato da Mauro Ferrante e attende di essere pubblicato.
I territori di Parma e Piacenza invece, pur presentando elementi di contatto la scuola organaria emiliana, meriterebbero una trattazione a parte: nel ducato di Parma e Piacenza infatti lavorarono dal Rinascimento a tutto l’Ot- tocento organari diversi da quelli del resto del territorio emiliano, portando avanti sino alla ne del Settecento una scuola che si potrebbe de nire “parmense” con proprie speci che peculiarità, ad esempio adottando quasi esclusivamente il somiere a vento. Il ferrarese Giovan Battista Cavalletti, di cui per il momento non si conosce il maestro, trasferitosi a metà Settecento a Piacenza, lavorò anche nel Parmense e nel Reggiano portando avanti un altro modello di organo con il somiere a tiro. Anche questa bottega, sviluppatasi con i nipoti tra Mantovano e Romagna meriterebbe uno studio specifico. Nel corso dell’Ottocento inoltre tra Parma e Piacenza fu forte l’influsso dell’arte organaria lombarda.
Di seguito si riportano pertanto considerazioni sulla scuola organaria emiliana, in particolare modenese, senza riprendere il pro lo storico già trattato nella pubblicazione Antichi Organi Italiani.8
Il patrimonio organario di valore storico-artistico del territorio modenese consta di oltre 230 strumenti di notevole varietà tipologica, e in qualche caso di interesse artistico rilevante. La quasi totalità si trova in edi ci di culto di proprietà ecclesiastica, pochi sono di Enti privati.
Gli organi sopravvissuti hanno caratteristiche riconducibili a varie scuole, anche se le più rappresentate sono certamente quella emiliana e quella pistoie- se; non mancano incursioni di organari parmensi e lombardi.
Altro aspetto signi cativo è la sopravvivenza, in strumenti più recenti, di nuclei fonici cinquecenteschi o seicenteschi di cui è di cile, in alcuni casi, attribuire una paternità certa. Occorrerà attendere i prossimi restauri per rilevare misure e raccogliere dati analitici.
Del periodo rinascimentale non rimane nessun organo. Come detto sopravvivono però diversi nuclei fonici: il più antico è quello della facciata dell’attuale organo Ru atti (1964) della chiesa di S. Pietro a Modena, risa- lente all’organo di Giovan Battista Facchetti del 1519; l’altro, del 1524, dello stesso organaro bresciano, è nell’organo Agostino Traeri della parrocchiale di S. Agostino, sempre a Modena.
Nuclei fonici di Giovanni Cipri si trovano nell’organo Sona del Duomo di Carpi (risalenti al 1540), nel Traeri della chiesa di S. Adriano III papa a Spi- lamberto, nel Traeri del Santuario di Stu one (c. Ravarino), nel Traeri della chiesa di S. Giacomo a Castelfranco Emilia e da ultimo nel Montesanti della parrocchiale di Mirandola; canne di Paolo Cipri (risalenti al 1584) sono pre- senti nell’organo Alessio Verati di S. Maria delle Assi a Modena e nel Bonazzi della parrocchiale di Torre Maina.
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1 Carlo Giovannini - Paolo Tollari, Antichi Organi Italiani - La Provincia di Modena, Modena, Franco Cosimo Panini, 1991.
2 Per laconsultazionedidocumentazioneerelazionidirestauro,isopralluoghiaglistrumen- ti, la gentile collaborazione e le autorizzazioni concesse si ringraziano le parrocchie proprietarie dei beni, la Curia Arcivescovile di Modena-Nonantola e la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Modena e Reggio Emilia.
3 Armonie ritrovate. Organi restaurati nel territorio modenese, Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, 2007.
4 Arnaldo Morelli, Storia dell’organo italiano. Bibliogra a (1958-1992), in «Le fonti musi- cali in Italia. Studi e ricerche», n. 6, 1992.
5 Il codice ISBN (dall’inglese International Standard Book Number) è un codice numerico (nell’ISBN a 10 cifre, però, l’ultimo carattere poteva anche essere una lettera, la X) usato inter- nazionalmente per la classi cazione dei libri. È de nito da uno standard dell’ISO, derivato dalla codi ca SBN inglese del 1967. Ogni codice ISBN identi ca in modo univoco ogni speci ca edizione di un libro (non però le semplici ristampe, che mantengono lo stesso codice dell’edi- zione cui si riferiscono) e, una volta assegnato, non può più essere riutilizzato. Da Wikipedia.
6 Oscar Mischiati, Regesto degli antichi organi di Bologna e del suo territorio, in «L’Organo», xxxv (2002); Federico Lorenzani, Contributo alla conoscenza del patrimonio organario della provincia di Reggio Emilia, in «Arte Organaria Italiana», iii (2011), pp. 191-248.
7 PaoloFabbri,OrganieorganariaRavennadalxvialxviiisecolo,in«L’Organo»,xvi(1978), pp. 3-54; Giuliano Amadei - Paolo Fabbri - Sergio Monaldini, Per un censimento del patri- monio organario italiano: la provincia di Ravenna, in Restauro, conservazione e recupero di antichi strumenti musicali, Firenze, Olschki, 1986, pp. 80-96.
8 Carlo Giovannini - Paolo Tollari, Antichi Organi Italiani, cit., pp. xv-xxi. 10