1879-1899 Il rinnovamento della musica organistica in Italia
1 CD AOC 2015
Brani di Liszt, Perelli, Gigout, Bossi, Saint-Saëns
Organista Rodolfo BELLATTI
Chiesa di San Bernardino - Vercelli
Recensione a cura di Alberto Pedretti
Antichi Organi del Canavese è una splendida collana edita dalle Edizioni Leonardi che, dal 1996, ha come unico scopo lo studio, la divulgazione e la valorizzazione di un patrimonio qualitativamente e quantitativamente importante: più di 120 organi storici, alcuni dei quali sono da annoverare tra le maggiori e meglio conservate realizzazioni della loro epoca.
L'edizione Alfa-Leonardi nasce a Novara nel 1924. Il suo fondatore Pietro Leonardi, poco più che trentenne, aveva un negozio di dischi e musica sacra in via delle Ore. I brani che oggi si incidono sono gli spartiti che Pietro Leonardi vendeva nel suo primo negozio novarese di musica sacra all'inizio del secolo scorso. La qualità delle registrazioni, così come quella degli organi e degli interpreti coinvolti, è davvero notevole e contiene vere e proprie perle rare nel panorama discografico italiano.
Particolare cura, nel corso delle sedute di registrazione, viene riservata al posizionamento degli apparati microfonici, tale da garantire una "presa del suono" naturale, indispensabile requisito per conservare equilibrio fonico e profondità dell’immagine sonora nel rispetto delle caratteristiche acustiche dei vari luoghi di culto. Il messaggio sonoro non subisce alcuna alterazione (equalizzazione, compressione/espansione, eco artificiali) né in sede di registrazione né durante l’editing digitale. Lo dico con cognizione di causa, dal momento che colleziono da anni queste registrazioni e ne ho circa una ventina.
Un piacere quindi accogliere l’invito di recensire la registrazione di Rodolfo Bellatti dedicata al repertorio del ventennio racchiuso tra il 1879-1899, anni nei quali la riforma della musica sacra e dell’organo iniziarono a muoversi con maggiore speditezza, dopo che si incominciò a parlarne nei convegni nazionali dell’Opera dei Congressi e Comitati Cattolici d’Italia. L’esigenza di un cambiamento nella costruzione degli organi scaturì e ricevette la sua forza maggiore da una necessità culturale, manifestata da una élite di artisti e studiosi, bramosi di conoscere direttamente un repertorio organistico sconosciuto o quasi in Italia, ed ineseguiblile, per deficienze tecniche, sugli strumenti di allora. Da qui si passò ben presto anche alla riforma della fonica, delle trasmissioni, della pedaliera, della divisione dei registri, perché - si diceva – «l’organo tradizionale manca di una vera voce religiosa».
Un buon CD nasce dalla fusione di tre ingredienti. Innanzitutto un programma accattivante che incuriosisca l’acquirente. In questo caso il programma è invitante e di tutto livello, fondendo pagine molto conosciute, come quelle di Gigout e Bossi a trascrizioni di opere pianistiche, raramente eseguite, per concludere con altre del tutto dimenticate. In pratica alletta l’appassionato che non vede l’ora di ascoltarlo.
Il secondo ingrediente è un bravo interprete. Da questo punto di vista, la collana del Canavese si fregia di organisti davvero di primo piano, anche se non sempre sotto le luci della ribalta, ma fini conoscitori di strumenti e repertorio, dalla tecnica fluida e molto solida. Organista titolare del tempio riformato di Neuchatel-Serrières in Svizzera, Rodolfo Bellatti si è diplomato presso la prestigiosa Musikhochschule di Basilea, nella Classe di Guy Bovet.
Per concludere, l’ingrediente forse più importante è lo strumento in sé. Devo confessare che l’organo di S. Bernardino a Vercelli, del quale parleremo, mi ha piacevolmente stupito per l’enorme impatto acustico all’interno dell’edificio, a discapito delle dimensioni piuttosto ridotte. Primo organo "liturgico" edificato nella diocesi del Vercellese, costruito da Pietro Bernasconi di Varese nel 1892, riutilizzando materiale di un precedente strumento di 23 registri in base 16’ di Angelo e Antonio Amati di Pavia del 1831 (le canne di facciata, alcune file di Ripieno, parte dei flauti), riparato da Luigi Bernasconi nel 1909, è collocato in cantoria sopra il portale d'ingresso, racchiuso in monumentale cassa lignea di Emiliano Riposo, dipinta ed arricchita d'intagli e di fregi dorati, aperta in tre specchiature contenenti il prospetto formato da 34 canne distribuite in due campate laterali, mentre il corpo centrale è racchiuso entro una grata metallica traforata. La bella foto di copertina ne ritrae la cassa lignea. L'eccezionale integrità dello strumento costruito da Pietro Bernasconi per la Confraternita di San Bernardino permette di ascoltare l'intonazione che verosimilmente i Bernasconi conferirono alle loto installazioni comasche, così care a Marco Enrico Bossi, e delle quali possiede anche il caratteristico registro di Eufonio 8' al GO, che si unisce a Gamba 8’, Flebile 8’, Violone di 8' e Violino di 4' all'Organo Eco, nonché i meccanismi del Terzo piede, Quartetto d'arco, Timpanone ed Istrumentale (Fortissimo).
Ultima cosa, assolutamente non marginale per l’acquirente, la bellezza dell’edizione in sé, dalla copertina agli inserti, ricchi di foto, di dettagli tecnici e di piacentissime ricostruzioni storiche della Chiesa e dello strumento. L’intento dell’editore è quello di documentare più fedelmente possibile i vari strumenti, grazie anche al libretto allegato nel quale si trovano il profilo storico dell’organo con la relativa scheda descrittiva, il commento alla parte musicale e le registrazioni utilizzate; completa la pubblicazione una esaustiva documentazione fotografica a colori. Insomma, è un piacere tenere in mano questi CD.
Il programma, incentrato come detto sul periodo racchiuso tra il 1879 ed il 1899, si apre con l’Enleitung und Fuge der Kantate “Ich hatte vier Bekummernis” di Franz Liszt (1860), adattamento dalla cantata BWV 21 di J.S. Bach, per poi proseguire con l’interessantissima trascrizione per organo (2014) dello stesso Bellatti delle Variationen über ein thema von Joseph Haydn, Op. 56 (1873) di Johannes Brahms, dove la gamma di colori dell’organo Bernasconi viene sfruttata appieno. Nelle variazioni si ascoltano i numerosissimi fondi di 8’ e 4’, tra i quali il pastoso Flauto 8’ del G.O., nonché gli splendidi registri di gamba dell'Organo Eco. Non dimentichiamo infine l’uso del Timpanone sull’accordo finale… La trascrizione si basa sulla versione per due pianoforti dell’autore (Op. 56b) e su quella per pianoforte solo di Ludwig Sark (1831-1884).
A seguire il Prélude et Fugue Op. 99 No. 2 en Si Majeur di Camille Saint-Saëns, opera dedicata ad Alexandre Guilmant, probabilmente il più noto dei tre brani che compongono l’Op. 99, che mette in scena nella fuga un tema piuttosto sbarazzino, in contrasto con la raffinata musica “da salone” del suo preludio, terminato da Bellatti sul solo registro di Gamba 8’ del O.E.
Si passa quindi alla interessantissima Sonata per organo a pieno (1880) di Edoardo Perelli (1842-1885), nei tempi Allegro moderato, Adagio e Finale, brano con il quale l’autore vinse il concorso di composizione della Società del Quartello di Milano nel 1880. Qualcuno diceva a quei tempi che la Sonata avesse qualche accento brahmsiano… Si tratta di una composizione assai avanzata sul resto delle mode dominanti in Italia nel periodo, anche se un po' manieristica, come dimostra in particolare l'Adagio. Estraneo al movimento ceciliano, intellettuale della musica, Perelli fu una delle penne più interessanti alla "Gazzetta Musicale" di Milano, per la quale pubblicava con lo pseudonimo “Edwart”. Professore di Canto al conservatorio milanese, collaborò con Casa Ricordi occupandosi delle premesse critiche a numerosi lavori delle edizioni musicali. Nella sua carriera vi sono anche periodi dedicati alla composizione in ambiti diversificati: opere liriche, una Messa a 4 voci e organo, alcuni Inni celebrativi, Madrigali a 4 voci a cappella, musica da camera e alcuni ballabili per pianoforte. Alla Sonata del 1880 seguì una Seconda sonata per organo a pieno (Allegro moderato-Adagio-Corale-Allegro moderato).
Comincia poi la parte più delicata del programma, nella quale l’organo di S. Bernardino va, per così dire, “in sofferenza”. Dapprima lo Scherzo e la celebre Toccata di Eugène Gigout, nelle quali la differenza tra i colori romantici francesi degli organi Cavaillé-Coll e quelli dello strumento utilizzato è manifesta, dando quindi una resa dei brani ben eseguita ma lontana dalle tinte parigine. L’organo Bernasconi è povero di ance (Tromba 8’ e Clarinetto 8’ al G.O. ed Oboe 8’ al O.E.), prive soprattutto della necessaria morbidezza. La Bombarda 16’ del pedale è splendida ma risulta “scoperta” in quanto non supportata dai necessari fondi di 16’, che si riducono ad un unico Contrabbasso 16’.
Nel Thème et Variations, Op. 15 di Marco Enrico Bossi, composto nel 1898, che conclude la registrazione, lo strumento è invece idoneo in quanto a colori, ma le dimensioni lo costringono agli straordinari in una partitura che rappresenta una delle vette concertistiche della letteratura italiana della fine del secolo scorso, concepita per grandi organi da concerto sui quali il Bossi la eseguì durante la sua attività concertistica. Già il FFF iniziale fa desiderare ben altra basseria e potenza. La bellissima Gamba 8’ partecipa a tutte le variazioni, eccezion fatta per il Sostenuto. La prima variazione è eseguita con meravigliosa sonorità, mentre il Vivacissimo a mio avviso è troppo forte; il Sostenuto piange la mancanza di un pedale più robusto ed ance anglosassoni alle tastiere, cosi come la parte terminale della Fuga che richiederebbe un crescendo ben più dinamico.
Impeccabile comunque nel complesso l’interpretazione di Rodolfo Bellatti, sia sul piano tecnico che su quello della scelta di ritmi e registrazioni. Un CD assolutamente consigliabile.
