17th & 18th Century Organ Toccatas, Sonatas, and Canzonas / from the Manuscript "A.7b.63 cass" in the ancient collection of the Genoa Conservatory Library
• Artist(s): Rodolfo BELLATTI, Luca Dellacasa
• Composer(s): George Frideric Handel
• Edition: Da Vinci Classics
• Format: 1 Cd
• Instrumentation: Organ, Voice
• Period: Baroque
• Publication year: 2024
Il volume contrassegnato con la referenza “A.7b.63 cass” è un manoscritto antologico conservato nel fondo antico della Biblioteca del Conservatorio di Genova. Catalogato e descritto dal Prof. Salvatore Pintacuda durante il suo incarico di Bibliotecario, è stato portato all’attenzione dei Maestri Flavio Dellepiane, Emilio Traverso e Luisella Ginanni tra gli anni Settanta e Novanta del Novecento in occasione dell’inaugurazione degli strumenti storici, con l’esecuzione di alcuni brani trascritti per l’occasione. Tuttavia, a oggi, il volume non è stato né pubblicato né eseguito nella sua interezza.
Il manoscritto è presentato in intavolatura per tastiera italiana, con sei righi per la mano destra e otto per la sinistra, con due sistemi per pagina, in un formato oblungo, scritto su entrambi i lati (recto/verso) e compilato da più mani dalla seconda metà del XVII secolo alla metà del XVIII secolo. Rappresenta una delle pochissime fonti manoscritte di musica per organo che si presume siano state eseguite su strumenti di scuola ligure. I numerosi brani liturgici (serie di versetti, offertori, Post communio, Per Elevazione, ecc.) e le indicazioni per l'uso del pedale suggeriscono, seppur ipoteticamente, che il manoscritto potrebbe essere appartenuto a un convento, dove i frati successivi nel ruolo di organisti copiarono i brani nel tempo, il che spiega la sua eterogeneità e il suo ampio arco temporale. Le composizioni contenute al suo interno possono essere divise in due gruppi: un primo gruppo presenta prevalentemente la scuola romana della fine del XVII secolo, tra cui un ampio brano di Tarquinio Merula già noto come Sonata Cromatica, qui intitolato Offertorio - Del Signor Mangiarotti, insieme a molti brani anonimi e altri attribuiti a Candriano, Alessandro Scarlatti e Georg Friederich Handel (elencato come "Hendel"), che fu a Roma dal 1706 al 1710. Il secondo gruppo, composto da brani più recenti, segna il passaggio dagli stili della fine del XVII secolo a quelli più strumentali, influenzati dalla musica operistica. Questo gruppo comprende opere dei compositori genovesi o liguri Antonio Maria Tasso e Matteo Bisso.
È interessante notare che sette toccate nella prima parte del volume (recto) sono attribuite dal copista a Scarlatti (le prime due) e Handel (le rimanenti, contrassegnate come 2a, 3a, 4a, 5a e 6a). Tuttavia, queste sono prevalentemente riconosciute come opere di Alessandro Scarlatti; la 2a (in sol minore) probabilmente non è di Scarlatti e non ha altre versioni note, mentre la 3a fa parte di un pezzo di Handel noto come Capriccio. La 6a, per la quale esiste un altro manoscritto in una fonte diversa, è una sorta di "pastiche", con la prima parte attribuibile a Francesco Durante o a un altro compositore di scuola napoletana, e la seconda parte effettivamente attribuibile a Handel o a un imitatore.
Inoltre, ci sono sette pezzi pastorali, uno dei quali, la Piva, presenta varie sezioni contrassegnate con i nomi di danze popolari, con molti temi ricorrenti della "Girolmetta". Nella trascrizione della musica in notazione moderna, è stato fatto ogni sforzo per rimanere fedeli al testo originale: mentre alcuni brani sono stati redatti con precisione, nonostante i comuni errori di copiatura (come le chiavi mancanti), altri erano piuttosto carenti, quasi abbozzati, e hanno richiesto interventi sostanziali per l'integrazione e la correzione, a volte piuttosto sostanziali (in particolare per due brani particolarmente problematici).
Per la registrazione, sono stati scelti organi di scuola ligure tra quelli recentemente restaurati per presentare la musica in modo appropriato e offrire un'ampia prospettiva su questa importante scuola organaria italiana.
Fino alla seconda metà del XVII secolo, la Liguria vide principalmente costruttori di organi provenienti da altre regioni come Lombardia, Veneto, Piemonte e Francia. Tra il 1656 e il 1663, il gesuita fiammingo Willem Hermans costruì quattro strumenti a Genova: solo due dei suoi strumenti italiani sono sopravvissuti intatti, a Pistoia e Collescipoli. Il rapporto tra Hermans e il giovane Tommaso I Roccatagliata non è chiaro, ma i documenti suggeriscono una collaborazione su progetti fuori regione, in particolare a Palermo (1672) e Orvieto (1674). L'influenza dello stile di Hermans sul lavoro di Roccatagliata è evidente.
L'attività di Tommaso I Roccatagliata (1647–1735) segna l'inizio della "Scuola organaria ligure", uno stile distintivo continuato dai discendenti di Roccatagliata, la famiglia Ciurlo, Filippo e Felice Piccaluga, Antonio Corsi e Giacinto Rossi. Costruirono strumenti in tutta la regione, arrivando fino alla Corsica e al basso Piemonte. Questa scuola operò per circa due secoli fino alla fine del XIX secolo, con Luigi, Giovanni e Antonio De Ferrari attivi in Corsica.
Gli organi liguri sono classificati in tre tipi: l'organo positivo o processionale, l'organo medio e l'organo grande, che può presentare due tastiere, come negli strumenti di Filippo Piccaluga per la cattedrale di Savona e la chiesa parrocchiale di Albissola Marina. In genere, la tastiera ha 45 tasti, da C1 a C5 con un'ottava corta, anche se sono disponibili estensioni di 47 o 50 tasti sono rari. La pedaliera, sempre accoppiata alla tastiera, può essere del tipo a registro, ma si trovano anche pedaliere a pulsanti di tipo francese o spagnolo, soprattutto nelle opere di Giovanni Battista Ciurlo.
I somieri sono "a tiro", con cursori in pelle (o in legno, nel caso di Rossi), e i mantici sono a forma di cuneo, in genere due o tre, azionati con un sistema di corde e carrucole. Gli organi liguri hanno un tono "mediano" tra 420 e 430 Hz e un temperamento "medio" di 1/4, 1/5 o 1/6 di comma, con la quinta del lupo a volte divisa in due intervalli. Lo schema tonale comune, invariato fino all'inizio del XIX secolo, include un Principale da 8′, corrispondenti registri di Ripieno fino al XXIX, un Flauto da 8′ o un Flauto da 12′ nei modelli più vecchi, una Cornetta a tre registri, la Vox Humana e Contrabbassi da 16′ (o veri da F, con le prime tre note tagliate in un ampio 8′). Sono comuni anche registri accessori come gli Usignoli e il Timpano. Gli strumenti più grandi possono presentare un secondo Principale, un secondo Flauto (in 12′), un Flageolet da 2′, una Sesquialtera (un registro nel 17° o due registri), Trombe (spesso divise in bassi e acuti) e un Trombone nei pedali. Mentre gli strumenti di Tommaso I hanno facciate in stile rinascimentale, i modelli successivi presentano prevalentemente facciate a tre scomparti con una cuspide ciascuna, il design della bocca opposto alle cuspidi. Le opere di Piccaluga hanno spesso facciate curvilinee. Con Marcello Ciurlo (1787–1855) e i nipoti Luigi e Giovanni De Ferrari, si verifica uno spostamento verso modelli lombardi o toscani, con facciate monopartite e registri “da concerto” più ricchi (come Viola basso, Octavin, Flauto Forest o Traverso, Corno inglese, campane), tastiere estese fino al Fa acuto e pedaliere fino al Mi2, influenzate dal mutato stile musicale e dal contatto con strumenti avanzati come quelli di Serassi di Bergamo o Agati di Pistoia.
La scuola organaria ligure è stata oggetto di studi recenti: negli anni '60, i primi tentativi di restauro di alcuni strumenti hanno dato il via a un movimento che ha portato al restauro filologico di molti organi di Roccatagliata, Ciurlo e Piccaluga, consentendo una più ampia comprensione di questa importante tradizione organaria. Tra le figure chiave di questa ricerca figura Giorgio Questa, che negli anni '60 e '70 riconobbe per primo l'importanza della scuola ligure e si impegnò per salvare molti strumenti. Notevoli anche gli studi e le pubblicazioni del Dott. Giancarlo Bertagna, del Prof. Maurizio Tarrini, del Prof. Antonio Delfino, del M° Davide Merello e i contributi musicali degli organisti e docenti M° Flavio Dellepiane, M° Emilio Traverso e M° Luisella Ginanni.
Rodolfo Bellatti © 2024
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