Le opere per organo di Aurelio BONELLI

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Sezione CD

Pubblicato da "Brilliant Classics" e registrato nella chiesa abbaziale di S. Magno in Amelia (TR)

in una nuova edizione discografica a cura di Federico DEL SORDO

Italia

 

AURELIO BONELLI

(1659 ca - post 1620)

Opere complete per strumento a tastiera (organo, cembalo, clavicordo)

 

Federico DEL SORDO

 

all'organo "doppio" dell'Abbazia di S. Magno ad Amelia (TR)

 

1 c.d. Brilliant Classics 95816

 

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Si devono alle ricerche di Oscar Mischiati [1969]) le poche notizie riguardanti la vita e le opere di Aurelio BONELLI, attivo sia nel campo musicale sia in quello della pittura. [...]

 

Le opere di Bonelli per le quali è ragionevole ipotizzare un’esecuzione con strumenti a tastiera, sino a oggi note, si esauriscono ne Il primo libro de ricercari et canzoni a quattro voci, stampato a Venezia da Angelo Gardano [Bonelli 1602]; la raccolta comprende ottoricercari a quattro voci, otto canzoni a quattro voci, due toccate a otto voci e due dialoghi a due cori (otto voci); questi ultimi sono basati su due rime di Giovanni Battista Guarini (Ferrara 1538 — Venezia 1612). Gli unici due esemplari a stampa dell’edizione veneziana, oggi rimasti, giacciono presso la Stadt- und Staatsbibliothek di Augsburg (Augusta), contraddistinti dalla segnatura Tonk Schl 183. [...]

 

Benché oggi poco conosciute, le opere contenute nell’edizione del Gardano dovettero godere di una ragguardevole fama, tanto che gli otto ricercari di Bonelli si trovano trascritti nella cosiddetta Intavolatura d’organo tedesca (redatta fra il 1637 e il 1640 [Felici 2005, 1]), facente parte della Raccolta Foà-Giordano della biblioteca Nazionale Universitaria di Torino. Dobbiamo ritenere, perciò, che la musica composta da Bonelli fu considerata degna di essere posta accanto a quella di Girolamo Frescobaldi, di Claudio Merulo, di Annibale Padovano e degli altri compositori italiani e fiamminghi che compaiono in questa collezione, costituente la più vasta fonte manoscritta unitaria di brani per tastiera del secolo XVII (con 1770 composizioni trascritte). [...]

 

Ne Il primo libro de ricercari […] di Bonelli, non viene fatta menzione esplicita dell’organo o di altri strumenti a tastiera. Tuttavia, l’assorbimento dei suoi ricercari, così come dei brani composti in altre forme (canzoni, dialoghi e toccate) nell’ambito del repertorio tastieristico trova giustificazione, oltre che dalla loro trascrizione inclusa nell’Intavolatura tedesca di Torino, nel fatto che essi potessero essere destinati «a qualsivoglia strumento» e, quindi, essere eseguiti «ne gli Organi, e nei Cimbali […]», come scrive, per esempio, Giovanni Maria Trabaci nel suo libro di ricercate e canzoni alla francese [1603].

 

Attraverso Bonelli, si ottiene una chiara visione della linea di sviluppo formale e idiomatico del ricercare italiano fino alla prima decade del Seicento; a partire dal 1620 ca, infatti, il ricercare cessa di costituire un laboratorio di sperimentazione compositiva per divenire la versione tastieristica (rigorosamente scritta in stylus ecclesiasticus) del mottetto liturgico vocale (rispetto al quale, si presenta con un numero assai minore di soggetti elaborati). [...]

 

Le otto canzoni, come i ricercari, sono ordinate progressivamente secondo gli otto toni ecclesiastici. Tuttavia, i titoli delle canzoni, così come quelli delle toccate, anziché richiamare i rispettivi toni, si ispirano alla cultura greco-romana (epica, storia e mitologia) o a nomi propri, che probabilmente rimandavano, in modo più o meno esplicito, alle famiglie o ai soggetti ai quali l’autore volle indirizzare i brani, quale segno di devozione. [...]

 

Le due toccate (Cleopatra, in secondo tono e Athalanta, in quarto tono) sono prive di qualsiasi velleità imitativo-canonica ed esprimono nuclei armonici verticalizzati sulla nota più bassa dei rispettivi cori che si rispondono vicendevolmente (alternando segmenti di durata variabile, in termine di battute), per riunirsi alla fine di ciascuna sezione, secondo lo stile canonico del doppio coro. [...]

 

L’organo scelto per la registrazione si trova nella cappella del monastero femminile di S. Magno ad Amelia (Umbria, Italia centrale). Il nucleo più antico di questo strumento risale a un periodo che va dalla fine del Cinquecento agli inizi del Seicento; nel 1680 (quando la cappella venne ricostruita) e nel 1781, l’organo ha subito alcuni ampliamenti e modifiche che, fortunatamente, non devono aver alterato il timbro originario, che oggi è apprezzabile anche grazie a un minuzioso lavoro di restauro, avvenuto nel 1996 a opera dell’organaro Riccardo Lorenzini. [...]

 

Il cembalo utilizzato è una copia di anonimo del Seicento (costruito da Francesco Marini) incordato in ferro e non in ottone, dato che, fino al primo decennio del secolo XVII, gli strumenti da penna italiani (cembali, spinette, virginali) predilessero questo tipo di metallo in luogo dell’ottone (che venne impiegato in modo sistematico a partire dalla seconda decade del secolo [cfr. Wraight 1997, I, 251]). [...]

 

 

 

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