Giuseppe Rotelli

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Michele Bosio

LA PREMIATA FABBRICA D’ORGANI DI GIUSEPPE ROTELLI A CREMONA (1894-1937)

Tesi di laurea in Musicologia discussa il 15 luglio 2004 presso l’Università degli Studi di Pavia, sede di Cremona, Facoltà di Musicologia


PRESENTAZIONE


Lo studio effettuato da Michele Bosio prende in esame la vita e le opere dell’organaro Giuseppe Rotelli, in particolare gli anni intercorsi tra il 1894 (anno della fondazione della fabbrica d’organi Rotelli a Cremona) ed il 1937 (anno del ritiro di Rotelli dalla propria attività). 
 

Si tratta del primo contributo scientifico sulla figura del grande organaro cremonese, le cui opere e la cui vita vengono riscoperte e messe in relazione con il processo storico-liturgico-musicale della riforma ceciliana in Italia, con particolare riferimento alla ricezione del Cecilianesimo a Cremona (recensioni musicali, riviste specializzate, programmi di concerto, biografie degli organisti-collaudatori dell’epoca). All’interno di ciò trova ampio spazio la storia dell’evoluzione del somiere Trice: attraverso le invenzioni di Inzoli e le note applicazioni di Tamburini viene riportata alla luce, per la prima volta, l’indispensabile intuizione di Rotelli nel perfezionamento del somiere “a doppio scompartimento” brevettato da Inzoli, battezzato dallo stesso come somiere Roteltamburininzoli. 
 

La tesi viene fornita inoltre della registrazione sonora effettuata da Michele Bosio all’organo Giuseppe Rotelli (1901) della Chiesa dei Reverendi Padri Barnabiti di San Luca in Cremona. 

Con questo studio si è inteso sgombrare il campo dai numerosi preconcetti sull’organaria ceciliana e porre l’accento sulla riconsiderazione storica di un periodo per troppo tempo sottovalutato e conseguentemente poco studiato. 

 




GIUSEPPE ROTELLI ORGANARO CECILIANO


di Michele Bosio

 

La rivista “Musica Sacra” di Milano pubblicò nel 1907 l’elenco degli organari allora attivi in Italia, tra gli oltre 100 nomi presenti si può trovare anche quello di Rotelli-Cremona
La figura di Giuseppe Rotelli è tra quelle che più spiccano all’interno del processo di riforma della musica sacra (sancito con il Motu Proprio di San Pio X, 23 novembre 1903) che va sotto il nome di Cecilianesimo; tale movimento auspicava un ritorno ad una musica liturgica d’ispirazione sacra, non più melodrammatica, come invece era stata quella ottocentesca.

 

Così, la musica sacra paraoperistica gradualmente sparì dalle chiese, lasciando il campo al canto gregoriano ed alla polifonia palestriniana e neopalestriniana; gli organi-banda scomparvero rimpiazzati dagli organi cosiddetti “liturgici”, cioè quelli capaci di far risuonare le armonie gravi solenni e dolci (Giuseppe Ramella). 
 

Si può rintracciare il nome di Rotelli tra le personalità presenti al Primo Congresso Organario di Roma (1924) tenutosi nella sala della Confederazione Generale dell’Industria in Piazza Venezia. L’ordine del giorno prevedeva la ricerca dei “Mezzi pratici e legali per combattere la concorrenza straniera e favorire la già ben iniziata esportazione”. Tra le deliberazioni approvate dal Congresso ci fu anche quella di costituire la Corporazione Organari Italiani: il Primo Consiglio direttivo fu composto da Carlo Vegezzi-Bossi, Giovanni Tamburini e Vincenzo Mascioni, solo per citare alcuni nomi blasonati. In qualità di scrutatori, invece, vennero designati Giuseppe Inzoli (figlio di Pacifico) e Giuseppe Rotelli. 
Giuseppe Rotelli nacque a Bozzolo (Provincia di Mantova, Diocesi di Cremona) il 16 maggio 1862. Egli trascorse la propria infanzia a Martignana Po (CR) insieme al padre, la madre e le sorelle. L’attitudine musicale del piccolo Giuseppe si mostrò quando cercò di costruire, tutto da solo, una fisarmonica. Fu allora che una signorina di Martignana Po, vistolo lavorare, propose al padre di mandarlo ad imparare l’arte organaria presso la ditta di Pacifico Inzoli di Crema. La proposta venne accettata e diede ottimi risultati. 
Con Inzoli partecipò alla costruzione ed alla posa in opera del monumentale organo del Duomo di Cremona (1879), divenuto famoso in tutt’Europa per la canna maggiore di facciata (Fa1 di 24 piedi) realizzata in un’unica fusione. L’allora diciassettenne apprendista si fece notare per il suo intervento di riparazione alla canna maggiore (dell’altezza di 8,40 m, del diametro di 41 cm e del peso di 202 Kg) la quale si era ammaccata durante i lavori. Non era possibile, data la lontananza della ditta (Crema) dalla sede (Cremona) e la conseguente mancanza di attrezzatura adatta al tipo di intervento, raggiungere un buon esito. Ebbene, il giovane ed esile Rotelli riuscì ad ovviare all’inconveniente introducendosi egli stesso nella canna e, malgrado la scomoda posizione, riuscì a compiere brillantemente il lavoro e a ridare alla canna la forma originale. 

Nella ditta d’Inzoli conobbe Giovanni Tamburini, più giovane di lui di cinque anni. Con questi partecipò alla costruzione dei monumentali organi per la Chiesa di Sant’Ignazio a Roma (1888) e per il Santuario di Valle Pompei (1890). Inoltre, perfezionò il somiere “a doppio scompartimento”, battezzato da Inzoli somiere Roteltamburininzoli.

 

Nel 1894 si mise in proprio in via Fondulo n. 3 a Cremona, dando vita alla “Fabbrica d’Organi Giuseppe Rotelli”.Solamente nel 1898 si trasferì in via Milano n. 4 (oggi via Ghinaglia n. 18), dove aveva fatto costruire in precedenza una casa per laboratorio ed abitazione (edificio tuttora esistente). La ditta Rotelli costruì organi in tutte le zone d’Italia, tra i lavori più importanti sono da segnalare i grandiosi strumenti per Cassano d’Adda (Milano, 1909), per la Chiesa parrocchiale della Madonna della Neve a Torre Annunziata (1922), per la Basilica di Santa Maria dei Servi a Bologna (1925) e per il Santuario della Madonna dell’Olmo a Cava dei Tirreni (Salerno, 1926). Seguiti dal quintuplice organo della Cattedrale di Bologna (1929), dal triplice della Cattedrale di Napoli (1931) e dal grandioso organo per la Chiesa parrocchiale di San Giovanni ad Angri (Salerno, 1936). 
 

Nel 1910 Rotelli ricevette il Diploma di Medaglia d’oro all’Esposizione di Casalmaggiore e nel 1930 alla Prima Fiera del Levante. Dal 1931 ottenne, per i meriti riportati in Campania, la succursale della ditta presso il Palazzo Vescovile di Napoli. 
 

Nel 1937, dopo quarantatré anni di ininterrotta attività l’oramai settantacinquenne Giuseppe Rotelli decise di ritirarsi a vita privata cedendo la ditta alla figlia Cecilia. Nel 1919 Cecilia aveva sposato l’organaro cremasco Giuseppe Varesi (1892-1963) il quale nel 1913 si era trasferito a Cremona divenendo stretto collaboratore del proprio futuro suocero. 
 

La morte colse Rotelli all’età di ottant’anni, il 10 marzo 1942 a Cremona. 
 

Giuseppe Varesi, dal 1937 sino alla propria morte, fu il continuatore della ditta. La nuova intestazione dell’attività fu “Fabbrica d’Organi Rotelli-Varesi”. Il lavoro della ditta continuò in forma ridotta sotto la conduzione di Cesare Varesi (1920-1979), figlio di Giuseppe, il quale mutò ancora l’intestazione in “Rotelli-Varesi Cesare”. L’attività della fabbrica si estinse definitivamente con la morte di Cesare.
 

Non si può fare un conteggio esatto di tutti gli organi costruiti da Giuseppe Rotelli e Giuseppe Varesi. Si può solo ipotizzare che siano stati realizzati in tutto il territorio nazionale circa quattrocento strumenti grandi e piccoli, nuovi o riformati. Il numero di tutti i lavori eseguiti non può essere calcolato con esattezza, poiché l’elenco di essi non è mai stato stilato con puntualità e meticolosità dai responsabili della ditta, i quali non avevano certo ereditato da Inzoli il dono della catalogazione e numerazione dei propri lavori.
 

 



Ritratto fotografico dell'organaro cremonese Giuseppe Rotelli

 

 


 

È uscito in giugno 2018 per i tipi dell'associazione culturale "Serassi" di Guastalla (RE) il libro


LA CASA ORGANARIA ROTELLI-VARESI DI CREMONA

a cura di Antonio Disingrini



Il libro, di oltre duecento pagine, raccoglie tutta la documentazione sopravvissuta alla chiusura della ditta Rotelli-Varesi, dopo la morte dell'ultimo titolare Cesare Varesi, avvenuta nel 1979.
 

Proviene da un solo faldone miscellaneo, contenente la documentazione raccolta da Clementina Varesi (sorella di Cesare) ed è costituito da documenti che percorrono tutto l'arco temporale dell'attività della ditta.
 

Nel libro sono stati trascritti solo i documenti che riguardano strettamente GIUSEPPE ROTELLI ed il suo principale collaboratore, il genero Giuseppe Varesi, che diventa anche titolare della Ditta alla morte di Rotelli, nel 1942.
 

Si tratta di oltre 170 carte in maggioranza articoli di giornali, ritagliati o conservati interi da Clementina Varesi.
 

Nel numero sono compresi diversi atti di collaudo, locandine di concerto, alcune pubblicazioni (in cui interviene direttamente anche Giuseppe Rotelli) e progetti di organi costruiti dalla Ditta.
 

Sono inoltre compresi anche alcuni interessanti scritti di Clementina Varesi, in particolare quelli che riguardano la sua famiglia. Un insieme di grande interesse che illustra, attraverso gli scritti, gli oltre ottant’anni di attività della Casa Organaria Rotelli-Varesi.   
 

Giuseppe Rotelli, compie il suo intero arco lavorativo tra fine ottocento ed i primi decenni del novecento. Non nasce figlio d’arte (il padre è falegname), ma segue già dalla gioventù la sua passione per gli strumenti aerofoni quando, da autodidatta, inizia il suo percorso di organaro costruendo una fisarmonica.
 

Si forma in una importante casa organaria, la ditta Inzoli https://www.organieorganisti.it/pacifico-inzoli di Crema. Lì compie la sua formazione, lì inizia il suo percorso lavorativo, lì il suo “amore” per l’organo, diventa passione per la vita intera.

 

Dai documenti della sua attività, una piccola raccolta di carte di varia natura, più che un vero e proprio archivio, emerge evidente la figura di serio professionista, uomo integerrimo, buono e generoso, sempre pronto ad assecondare la sua clientela (a volte anche pagando di tasca propria), un uomo che ha desiderato, tutta la vita, di servire la Liturgia con i suoi organi a canne.
 

Nonostante sia di ridotte dimensione, questo suo archivio, attraverso le poche carte che contiene: i numerosi articoli di giornale, le attestazioni che giungono da eminenti organisti della sua epoca e i suoi stessi scritti, fa emergere la figura di un serio e prestigioso organaro.
 

Convinto assertore delle innovazioni in campo organario, ma, in questo, assolutamente allineato con il pensiero dell’epoca, sceglie consapevolmente la “modernità” ma è capace di grande perizia nel costruire organi secondo la tradizione antica (l’organo di S. Luca a Cremona www.organorotellicremona.it lo dimostra), è una scelta convinta, che gli ha portato molto onore in vita, ma gli è costata anche molte critiche e giudizi severi dopo la morte, dimenticando forse che gli organi (tutti gli organi) vanno seguiti con una adeguata manutenzione, in particolare gli organi pneumatici, strumenti di grande delicatezza. Quanti strumenti di Giuseppe Rotelli sarebbero ancora attivi se fossero stati seguiti con cura?
 

Ha costruito organi per tutta l’Italia (in particolare per la Campania), l’elenco di nomi e luoghi del suo lavoro dimostrano chiaramente come fosse conosciuto e stimato nella sua nazione e rinunciò a tutte le commesse estere.
 

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Lino De Gregorio

L’appassionante storia dell’organo “Giuseppe Rotelli” di Cremona (1922)

Cento anni: tra “glorie e sventure”

Edizioni Poligrafica Fusco

 

L’organaro cremonese Giuseppe Rotelli costruì l’organo della Parrocchia “Ave Grazia Plena” di Torre Annunziata, meglio conosciuta come Basilica Pontificia della Madonna della Neve, nel periodo compreso tra il 1921 e il 1929. Dall’alto della sua cantoria, quest’organo è rimasto più volte coinvolto nei tragici eventi che hanno funestato questa città di mare, molti dei quali coincidenti con i rilevanti avvenimenti della Storia Italiana del Novecento. Tutti i particolari, partendo dalle tumultuose fasi di contrattazione e realizzazione, sono stati collegati in una coinvolgente cronistoria, che vedrà protagonisti l’organaro cremonese Giuseppe Rotelli, il committente parroco Emilio Lambiase ed una comunità di fedeli ed industriali, che in occasione dei solenni festeggiamenti del centenario del miracolo (1822/1922), con riconoscimento e devozione, vollero donare a Maria SS. della Neve un nuovo organo sul modello di quello situato nel vicino Santuario di Pompei, adatto alla grandezza della chiesa, idoneo per armonizzare tramite i suoi suoni potenti e dolci, la Lode al Signore e gli Inni composti per l’amata Protettrice. Queste velleità svaniranno in parte, ed i risvolti di tante vicissitudini, traversie e fatalità si tramuteranno in profonde amarezze e delusioni negli animi di tutti i fedeli e dei cittadini di Torre Annunziata, mentre nella coscienza dell’organaro rimase l’insoddisfazione d’aver realizzato uno strumento così grande ma purtroppo mal riuscito, del quale non si degnò di conservarne neanche un solo documento scritto, mai ritrovato nel suo misterioso archivio.