Carlo Andrea Gambini, un pianista con la passione per l'organo
di Marco Ruggeri
Carlo Andrea Gambini nacque a Genova il 22 ottobre 1819. Non sappiamo come avvenne la sua formazione musicale. Fu un talento precoce, già attorno ai 15 anni iniziò a comporre e pubblicare brani pianistici. La sua carriera si svolse soprattutto nell’ambito del pianoforte, strumento per il quale fu uno dei più affermati solisti italiani del suo tempo (insieme a Stefano Golinelli e Teodoro Döhler). Fu molto attivo anche come compositore: la sua produzione è maggiormente concentrata sul repertorio pianistico - a 2 e 4 mani - ma comprende anche importanti brani di musica da camera. Non trascurabile fu il suo interesse per l’organo, grazie alla sua amicizia soprattutto con gli organari Lingiardi.
I brani pubblicati arrivano sino ad un numero d’opus di quasi 150 opere, anche se vi sono molti altri lavori al di fuori di questa numerazione. Il repertorio pianistico è composto soprattutto da fantasie, trascrizioni o elaborazioni di temi d’opera, secondo il gusto del tempo. Ma molti pezzi hanno ispirazione autonoma e si af ancano alle principali forme pianistiche dell’Ottocento. Già nel 1841 Gambini pubblicava infatti una raccolta di 12 Studi (Op. 36), molto elogiata dalla «Gazzetta Musicale di Milano» che considerava quest’opera degna di reggere il confronto con opere dello stesso genere «in oltremonte» (cioè dei maggiori autori europei) e invitava i pianisti italiani a conoscere e studiare l’opera del giovane compositore genovese.
Ancora la Gazzetta, nel 1842, tornava a parlare di Gambini, annunciando la composizione di una messa con grande orchestra e l’edizione di alcuni pezzi per pianoforte (4 Pensieri melodici per pf, Op. 39, 1842).
Nella grande produzione pianistica di Gambini, oltre ai citati pezzi su temi d’opera, vanno ricordati lavori quali i Capricci Op. 43 (1843) e Op. 55 (1846), i 6 Grandi Studi Op. 70 (1850), laSonata Op. 83 (1853), le Scintille elettriche Op. 90 (ca. 1854) e l’opera didattica La meccanica del pianista (ca. 1861).
Molti brani pianistici appartengono al genere del cosiddetto “pezzo caratteristico”, ossia una composizione di breve durata e di carattere descrittivo, con riferimento particolare a temi naturalistici. A questo gruppo appartengono le citate Op. 55 e 90, oltre a Le campane della Liguria Op. 115 (1856), le Impressioni campestri Op. 126 (1865 ca.) e soprattutto Le quattro stagioni Op. 128 (dedicate al celebre violinista genovese Camillo Sivori).
Nell’ambito cameristico, la produzione di Gambini è certamente meno ricca ma ugualmente signi cativa, basti citare il Quartetto in mi minore, primo premio al Concorso Basevi di Firenze (1861), i 3 Trii per violino, violoncello e pianoforte e alcuni interessanti duetti con pianoforte.
Scrisse anche alcuni melodrammi, tra cui in particolare Eufemio da Messina (Milano, Teatro Carcano, 1853) e Il nuovo Tartufo (Genova, Teatro Apollo, 1854). Da segnalare l’ode-sinfonia Cristoforo Colombo (1851) eseguita per la prima volta presso la Società Filarmonica Fiorentina, di cui Gambini era socio onorario; e La Passione di Alessandro Manzoni musicata per 4 voci con coro e orchestra.
I suoi interessi musicali riguardarono anche il repertorio sacro, sia vocale che organistico. Oltre alla citata messa con orchestra risalente agli inizi degli anni ’40, ne ricordiamo almeno un’altra, composta nel 1850 in occasione dell’inaugurazione dell’organo Lingiardi di S. Siro in Genova. Nove anni prima, il giovane Gambini aveva già collaudato un organo, sempre Lingiardi, nella chiesa genovese di S. Francesco di Sales: negli anni successivi vanno menzionati i collaudi degli organi del Santuario di N. S. della Guardia in Cerànesi (Genova, 1850), di Nostra Signora del Belvedere in Sampierdarena (Ge, 1850), di Cogoleto (Ge, 1852), Taggia S. Sebastiano (Imperia, 1853), S. Sabina in Genoca (1858), Viarigi (Asti, 1858), tutti della ditta Lingiardi di Pavia, una delle più celebri ed innovative case organarie italiane del tempo.
Ma, sopra tutti, va menzionato il grande organo Lingiardi di Cannes (a 2 tastiere e 70 registri), che Gambini inaugurò il 23 aprile 1856. In proposito, nella Gazzetta Musicale di Milano si legge che l’organista «ci ha fatto udire degli adagio e degli andante di stile sublime». Forse si tratta di alcuni dei pezzi contenuti nella grande raccolta L’organo moderno, uscita per Ricordi in 6 fascicoli dal 1855 al 1857 - qui integralmente registrata da Marco Ruggeri - contenente 24 Versetti o Sonate, un’Elevazione, una Marcia e il Concertone.
La raccolta di Gambini è una delle più importanti nell’Ottocento organistico italiano. Si apre con 24 brani di piccola o media dimensione, chiamati “Versetti” (per indicare la possibile destinazione liturgica come versetti solenni, ad esempio per il Gloria) oppure genericamente “Sonate”, per indicare la distinazione ad altri momenti della messa o altre occasioni. La scrittura di questi brani (e di tutta l’opera di Gambini) è solida, tecnicamente impegnativa e ben caratterizzata sulle sonorità dell’organo ottocentesco italiano. Lo stile è molto vario: dai brani in contrappunto (versetti Nos. 1, 9, 17, 22), a brani in stile strumentale per evidenziare l’uso dei vari registri dell’organo (la Flutta nel Nos. 2, il Corno Inglese nel No. 7, l’Ottavino nel No.13, i Corni nel No.14, un trio di Corni, Fagotti e Ottavino nel No. 19, ecc.); in altri casi Gambini propone una scrittura cantabile nello stile dell’Elevazione con Voce Umana (Nos. 2 e 12), oppure bandistica (Nos. 6 e 16) o, in ne, in pastorale (Nos. 20 e 24). Oltre ai registri, Gambini utilizza anche altri effetti particolari tipici degli organi Lingiardi, come ad esempio le “pedaleve” (nel Versetto No. 23), piccoli pedali metallici che, premuti, servono per l’inserimento momentaneo di un registro.
La raccolta si completa con tre brani di maggiori dimensioni: l’Elevazione, la Marcia e il Concertone. Ma mentre i primi due si rifanno a generi ampiamente conosciuti dalla letteratura organistica coeva, il Concertone rappresenta una tipologia molto più rara. Al pari della Fantasia per organo istrumentato e con Eco di Petrali (che però è successiva), si tratta di un grande pezzo composto per mostrare in successione i principali registri solistici dell’organo: dunque si susseguono varie sezioni, di carattere diverso, in ciascuna delle quali vengono posi in evidenza prima la Flutta, poi la Tromba, poi il Ripieno (che rappresenta l’orchestra d’archi) e in ne il Clarinetto. Il brano presenta inoltre alcuni temi che richiamano il canto popolare regionale italiano, confermando lo spiccato interesse di Gambini per questo ambito musicale, come possiamo vedere non solo nel Concertone ma anche nei Versetti (ad esempio il No.5) e soprattutto in opere pianistiche quali la Tarantella Op. 66 (1849), le Rimembranze orentine Op .80 (1853), le Rimembranze milanesi Op. 99 (1854), le citate Campane della Liguria Op. 115 (1856) e i Canti popolari del maestro Novella trascritti e variati per pianoforte Op. 107 (1854).
La produzione organistica di Gambini si completa con la Messa a 3-4 voci concertanti con coro e accompagnamento d’organo alla moderna (Milano, Ed. Canti), non a caso dedicata sempre agli organari Lingiardi.
Da tali premesse è parsa logica la scelta - per la presente registrazione a cura di Marco Ruggeri - di utilizzare un organo Lingiardi coevo alla pubblicazione della raccolta. Un mirabile esempio in tal senso è offerto dall’organo ancora conservato e da poco restaurato nella chiesa parrocchiale di S. Vittore in Calcio (Bg), edificato nel 1854. Si tratta del modello classico dell’organo Lingiardi degli anni ’50 dell’Ottocento: una tastiera (estesa sino al La acuto), numerosi e sonori registri strumentali, vari accessori in grado da rendere disponibili i registri alla maniera orchestrale (Tiratutti, Combinazione libera alla lombarda, Pedaleve, Grancassa, ecc.).
Nell’ottica di un impiego orchestrale dell’organo, si è affrontata l’esecuzione di alcuni pezzi pianistici, appositamente “strumentati” per l’organo. Nel vasto catalogo di Gambini, sono stati scelti alcuni brani tratti da due raccolte di pezzi caratteristici (i 12 Capricci caratteristici, Op.55 e le Scintille elettriche Op. 90), i cui titoli lasciano intravedere un’ispirazione organistica (le due Toccate, il Corale, il Finale, la Pastorale, la Passeggiata). Infine, proseguendo nello stesso filone, viene offerta l’esecuzione organistica de Le quattro stagioni Op.128. Si tratta di una raccolta in quattro parti, ciascuna per stagione, nella quale l’autore coglie sia i suoni e le impressioni della natura (canto degli uccelli, temporale, ghiaccio ecc.), sia le attività dell’uomo legate ai vari momenti dell’anno (caccia autunnale, preghiera dopo il temporale estivo, danze invernali).
Gambini fu collaboratore della Gazzetta Musicale di Milano. Morì a Genova nel febbraio 1865, all’età di soli 45 anni. In suo onore il grande pianista italiano Stefano Golinelli scrisse e pubblicò per Ricordi un Pensiero elegiaco per pianoforte alla cara memoria di C. A. Gambini (1865); lo scultore Federico Fabiani, dopo concorso, fu incaricato di erigere il monumento funerario al musicista, collocato nel cimitero genovese di Staglieno.
[questo testo è riportato nel libretto del doppio c.d. Gambini Organ Music inciso da Marco Ruggeri e apparso nel 2017 per Brilliant Classics]
Bibliografia su Carlo Andrea GAMBINI:
Edward Neill, C. A. Gambini: musicista di prima grandezza, «La Casana» 1994/2, pp. 50-56.
Maria Rosa Moretti, Dall’epistolario di Mazzini: Carlo Andrea Gambini musicista, «Trasparenze» 2005, pp. 23-38.
L’arte organaria dei Lingiardi fra tradizione e sperimentazione, edited by Laura Mauri Vigevani and Marco Ruggeri, Betagamma Editrice, Viterbo 2014.
Marco Ruggeri, L’attività dei Lingiardi nel Cremonese e aree limitrofe, in L’arte organaria dei Lingiardi cit., pp. 110-126.
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Carlo Andrea Gambini, a pianist with a passion for the organ
Gambini was born in Genoa on 22 October 1819. Although we know little about his education as a musician, he certainly showed talent at an early age, and by the time
he was fteen or so was already composing and publishing pieces for the piano, the instrument around which his career largely revolved. Indeed, he became one of the foremost Italian pianists of his time, along with Stefano Golinelli and Teodoro Döhler. He was also a proli c composer, however, his oeuvre focusing on piano works for 2 and 4 hands, and extending to include important pieces for chamber ensembles. Moreover, as a composer he was also interested in the organ, largely thanks to his friendship with the Lingiardi organ builders.
Gambini’s overall output was considerable, comprising almost 150 Opus numbers and many other unnumbered pieces. The piano repertoire mostly consists of fantasies and transcriptions or arrangements of opera arias, in keeping with the tastes of the period. Yet there are also many independent pieces that re ect the main piano forms of the 1800s. As early as 1841 Gambini published a collection of 12 Studies (Op.36) that met with considerable acclaim in the pages of the Gazzetta Musicale di Milano, which described the work as able to stand up to comparison with compositions of the same genre from beyond the Alps, meaning the main European composers. Indeed, the paper invited Italian pianists to get to know and study the works of the young composer from Genoa.
Gambini was the subject of another article in the Gazzetta in 1842, announcing a new composition in the shape of a mass with a grand orchestra and the publication of a number of works for the piano (4 Pensieri melodici per pf, Op.39, 1842).
Apart from the pieces on opera themes, Gambini’s oeuvre for the piano also included compositions such as the Capricci Op.43 (1843) and Op.55 (1846), the 6 Grandi Studi Op.70 (1850), the Sonata Op.83 (1853), the Scintille elettriche Op.90(c. 1854) and the teaching method La meccanica del pianista (c. 1861).
Many of the piano works belong to the genre known as a pezzo caratteristico, in other words a short, descriptive piece, often related to natural subjects. Cases in point are not only the Op.55 and Op.90, but also Le campane della Liguria Op.115(1856), the Impressioni campestri Op.126 (c. 1865) and above all Le quattro stagioni Op.128, dedicated to the famous Genoese violinist Camillo Sivori.
Although Gambini’s chamber works are less numerous, they are equally signi cant. Suf ce it to mention the Quartet in E minor, which won rst prize at the Basevi Competition in Florence in 1861, the 3 Trios for violin, cello and piano and a number of interesting piano duets.
He also wrote some operas, of which the most noteworthy were Eufemio da Messina (Milan, Teatro Carcano, 1853) and Il nuovo Tartufo (Genoa, Teatro Apollo, 1854). Other remarkable works were the symphonic ode Cristoforo Colombo (1851), performed for the rst time at the Società Filarmonica Fiorentina, of which Gambini was an honorary member, and Alessandro Manzoni’s La Passione, which he set to music in a score for 4 voices, choir and orchestra.
Gambini’s musical interests also included the sacred repertoire for voice and organ. Apart from the mass mentioned above, composed at the beginning of the 1840s, he also wrote one in 1850 for the inauguration of the Lingiardi organ at the church of S. Siro in Genoa. In fact it was he who, nearly a decade earlier, had tested the Lingiardi organ in the Genoese church of S. Francesco di Sales; moreover, in coming years he was to test the organs at the Santuario di N. S. della Guardia at Ceranesi (Genoa, 1850), at Nostra Signora del Belvedere at Sampieradarena (Genoa district, 1850), Cogoleto (Genoa district, 1852), Taggia S. Sebastiano (Imperia, 1853), S. Sabina in Genoa (1858), Viarigi (Asti, 1858), all of them built by the Lingiardi company of Pavia, one of the most famous and innovative organ builders of the period.
Lingiardi also built the grand organ with its double manual and 70 stops in Cannes, and this was inaugurated by Gambini on 23 April 1856. As the Gazzetta Musicale di Milano declared, the organist “treated us to some adagios and andantes in sublime style”. These may well have been pieces from L’organo moderno, the major collection published by Ricordi in 6 parts between 1855 and 1857, comprising 24 Versets or Sonatas, an Elevation, a March and a Concertone, all of which are included in this recording.
The collection is outstanding within the context of Italian organ music of the 19th century. It opens with the 24 short or medium length pieces called “Versets”, thereby indicating their suitability for liturgical use, for instance in the Gloria, or more generically “Sonatas”, suggesting they could be played at other moments of the mass, or for different occasions. They are typically well composed and technically demanding, with a focus on the sound range of Italian organs of the 1800s. The style varies considerably, comprising pieces in counterpoint (versets Nos. 1, 9, 17 and
22), others in instrumental style that emphasize the use of the various organ stops and registers (the ‘Flutta’ of No.2, the ‘Corno Inglese’ of No.7, the ‘Ottavino’ of No.13, the ‘Corni’ of No.14, a trio of ‘Corni’, ‘Fagotti’ and ‘Ottavino’ of No.19, etc). Elsewhere Gambini’s style is more melodious, as with the Elevation using the ‘Voce Umana’ (Nos. 2 and 12), or band-like (Nos. 6 and 16), or indeed pastoral (Nos. 20 and 24). Apart from the stops as such, Gambini also uses other special effects typical of the Lingiardi organs, such as the ‘pedaleve’ (in Verset No.23), which were small metal pedals that could be pressed down to allow for the momentary introduction of a different register.
The collection ends with three more important pieces: the Elevation, the March and the Concertone. While the rst two pertain to genres that were common in organ works of the time, the Concertone is relatively rare. Like the Fantasy for orchestral organ and the Petrali Echo (which is a later development), it is a grand composition written to show off the main solo registers of the instrument. The succession of sections are thus different in character, in order to exemplify the ‘Flutta’, followed by the ‘Tromba’, then the ‘Ripieno’ (which represents the string orchestra) and lastly the ‘Clarinetto’. The piece also features thematic material reminiscent of Italian regional folk songs. Indeed, Gambini’s interest in this eld is also evident in the Versetti
(for instance, No.5), and in piano works such as the Tarantella Op.66 (1849), theRimembranze orentine Op.80 (1853), the Rimembranze milanesi Op.99 (1854), theCampane della Liguria Op.115 (1856) and the Canti popolari by Novella which he transcribed with variations for piano in Op.107 of 1854.
Finally, Gambini’s output for the organ also includes the Messa a 3-4 voci concertanti con coro e accompagnamento d’organo alla moderna (Milan, ed. Canti), which was also dedicated to the Lingiardi organ builders.
For the present recording it thus seemed logical to use a Lingiardi organ dating back to the years in which the collection was rst published. A ne example of this type of instrument is to be found in the parish church of S. Vittore in Calcio (Bergamo), which was built in 1854 and has recently been restored. It is a classic model of the period, with a single keyboard that extends to the high A, numerous instrumental registers, and various accessories that make the registers available in the orchestral manner (all stop ‘Tiratutti’, ‘Combinazione libera alla lombarda’, ‘Pedaleve’, ‘Grancassa’, and so on).
Certain piano pieces have also been included, duly arranged for the organ within the orchestral perspective. From Gambini’s vast output we chose items from two collections of descriptive pieces (the 12 Capricci caratteristici Op.55 and the Scintille elettriche Op.90), the very titles of which suggest that the composer also had the organ in mind (the two Toccatas, the Corale, the Finale, the Pastorale and thePasseggiata). Lastly, in the same vein we have added a rendering on the organ of
Le quattro stagioni Op.128. Made up of four parts, one for each season, the work expresses the composer’s perceptions of nature (birdsong, storms, ice, etc), and of human activity relating to the different times of the year (hunting in autumn, prayer following a summer storm, winter dances).
A contributor to the Gazzetta Musicale di Milano, Gambini died in Genoa in February 1865, at the early age of 45. In his honour the great Italian pianist Stefano Golinelli wrote and published with Ricordi a Pensiero elegiaco per pianoforte alla cara memoria di C. A. Gambini (1865). A public competition for a funerary monument to the musician was also announced. It was won by the sculptor Federico Fabiani and was duly erected in the Staglieno Cemetery in Genoa.
© Marco Ruggeri
Translation by Kate Singleton