PADRE DAVIDE da Bergamo
e
Vincenzo Antonio PETRALI:
i più grandi organisti italiani del secolo XIX!
In una lettera pubblicata dalla Gazzetta di Venezia il 5 dicembre 1868 un anonimo autore si chiede quale tra i due organisti – Padre Davide da Bergamo e Vincenzo Petrali – fosse stato il più grande del secolo. Il primo era morto da cinque anni, mentre il secondo, nato nel 1830, era nel pieno della carriera. Entrambi, noti certamente agli organisti, sono ancora abbastanza sconosciuti al pubblico musicale dei nostri giorni, al contrario di quanto avveniva nell’Ottocento, epoca in cui essi erano dei veri beniamini popolari, in particolare grazie alle brillanti improvvisazioni organistiche.
Padre Davide, al secolo Felice Moretti, nato a Zanica nel 1791 ma vissuto per quasi tutta la sua vita a Piacenza dove fu frate minore nel Convento di S. Maria di Campagna dal 1818 al 1863, rappresentò il concertismo organistico italiano della prima metà del secolo. Anzi, si può ben dire che nell’epoca dei grandi concertisti strumentali (da Viotti a Paganini, da Bazzini a Golinelli, Gambini, Bottesini, Sivori ecc.), il frate fu il primo vero concertista d’organo. Acclamato ovunque per il suo stile di chiara ascendenza rossiniana e donizettiana, con le sue virtuosistiche sinfonie e le avvincenti pastorali, rappresentò una visione dell’organo molto legata allo strumento dei Serassi e della scuola lombarda.
A partire però dalla metà del secolo cominciava a farsi luce un giovane virtuoso, erede della tradizione davidiana e serassiana ma sensibile e aperto alle nuove istanze artistiche del secondo Ottocento, cioè del mondo musicale italiano al tempo dell’Unità d’Italia. Costui era Vincenzo Antonio Petrali, nato a Crema nel 1830 da una famiglia di musicisti, in particolare cugino del celebre contrabbassista Giovanni Bottesini e figlio di Giuliano Petrali, stimato organista e maestro di cappella della cattedrale cremasca. A soli 19 anni, nel 1849, vinceva senza batter ciglio il concorso per l’ambito posto di organista della cattedrale di Cremona. Interessante, in proposito, il giudizio che su di lui diede Ruggero Manna, maestro di cappella del duomo cremonese:
«Fantasia vivace, possesso dell’istrumento, nettezza d’esecuzione, cognizioni estese dell’arte, stile elegante ed insieme castigato eseguendo tanto le suonate a temi proposti come quelle a libera volontà. Nessuno meglio di lui seppe svolgere i detti temi e far con ottimo effetto della pedaliera. Esperto accompagnatore, col servizio dei Vespri e delle Laudi, diede nuovamente prove della non comune perizia».
Un giudizio, questo, che può dirsi valido considerandolo anche applicato all’intera carriera del musicista, a prova di una maturità artistica che il diciannovenne Vincenzo già dimostrava di possedere. D’altra parte, le cronache cremonesi di quegli anni attestano come Petrali non solo venisse apprezzato quale organista della cattedrale, ma anche come musicista del teatro e in varie occasioni cittadine, ove si esibiva in qualità di direttore, maestro al cembalo, violinista e contrabbassista. Insomma, un vero fenomeno, cui la piccola Cremona cominciava ad essere troppo stretta.
E in effetti, dopo soli quattro anni Petrali fu costretto a trasferirsi altrove, a causa dei pressanti impegni extra-liturgici che lo costringevano ad assenze sempre più frequenti. La carriera chiamava e Vincenzo rispondeva. L’attività concertistica come organista, iniziata già negli anni giovanili di Cremona, fu l’elemento principale che contraddistinse tutta l’esistenza del musicista.
Impressionante è il numero dei concerti svolti, in ogni parte d’Italia, chiamato ad inaugurare gli organi più rinomati, sia quelli dell’ultima fase serassiana, sia quelli delle nuove sperimentazioni di Luigi Lingiardi e Giuseppe Bernasconi (l’organo-orchestra degli anni 1860-80 circa), sia i nuovi modelli del nascente periodo ceciliano, dal 1880 in avanti, promossi dagli organari Locatelli, Inzoli e Balbiani.
Petrali è oggi ricordato soprattutto come organista, ma non vanno dimenticati gli altri lati di un’attività musicale che, vista nel suo insieme, è certamente fuori dal comune.
Innanzitutto, i tre incarichi stabili: maestro di cappella (e direttore di banda) a Crema dal 1860 al 1872, poi organista e maestro di cappella a S. Maria Maggiore in Bergamo sino al 1882, infine, negli ultimi anni, il trasferimento a Pesaro dove gli venne offerta la cattedra di organo del locale Liceo Musicale, incarico che dopo pochi anni dovette sospendere a causa di una malattia che in breve lo portò alla prematura scomparsa, nel 1889.
In mezzo a tutto ciò, figlio del suo tempo, anche Petrali non rinunciò a tentare la fortuna del teatro, una via battuta con una certa insistenza e buoni risultati, ma tutti limitati all’ambito locale. Scrisse quattro opere: Manfredo di Napoli, Giorgio de Bary, Anna di Valenza e Maria de’ Griffi. A queste si aggiunse molta musica sacra, strumentale e in particolare per banda, scritta al tempo del pratica poco prima della morte, anche se in buona misura risalente ad anni precedenti.
In campo organistico Petrali visse a cavallo di un’epoca di forti cambiamenti. Nella prima fase egli si rivolse al gusto organistico tipicamente ottocentesco di ascendenza operistica e bandistica, poi, negli ultimi anni, seppe evolvere forme e stile, avvicinandosi al movimento del cecilianesimo. […]
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PADRE DAVIDE da BERGAMO und Vincenzo Antonio PETRALI,
die größten italienischen Organisten des neunzehnten Jahrhunderts
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OMAGGIO A VINCENZO PETRALI
Bergamo, chiesa di S. Alessandro della Croce in Pignolo
Venerdì 21 settembre 2018 ore 21
In ricordo di Vincenzo Petrali e della sua famiglia: Anna Petrali Cicognara, Renzo Mazza de’ Piccioli, Fiorenzo Mazza de’ Piccioli e dei carissimi Mafalda Maggi ed Egidio Gamba
Programma
dalla Messa solenne per la Solennità del Natale:
- Ripieno semplice
- Versetti per il Gloria nn. 1, 2, 3
Ricercare per l’Elevazione n. 1
dalla Messa solenne in Fa maggiore: Sonata per l’Offertorio
Variazioni per violino e pianoforte su un tema di Donizetti (1 ª esecuzione moderna) *
Elegia in memoria di Ponchielli *
Allegretto per clarinetto
Andante pastorale in Si bemolle
Marcia Orobia *
organista Marco Ruggeri con la partecipazione di Lina Uinskyte, violino
* Trascrizione / adattamento per organo di Marco Ruggeri