[...] Destinato dalla famiglia alla carriera ecclesiastica, [nel] 1712 entrò nel convento francescano di [...] Sebenico, [pronunciati i voti] fu poi inviato a Venezia per proseguire gli studi di teologia [...].
Versato particolarmente nelle arti meccaniche, approfondì lo studio della matematica e della fisica applicata all’organaria [e probabilmente ebbe modo di frequentare] l’officina di Giovanni Battista Piaggia (o Piazza) a S. Giovanni in Bragora. [...]. Secondo Renato Lunelli nella formazione di Nacchini andrebbe invece considerato l’influsso della scuola tedesca di Eugenio Casparini, che lavorò nell’Italia nordorientale per oltre un trentennio lasciando opere importanti a Venezia e Padova.
Nel 1729, morto il padre, chiese alla Nunziatura apostolica di Venezia di essere sciolto dai voti dichiarando d’essersi dato alla religione per costrizione paterna. La domanda fu accolta,[...]. Riprese il nome di battesimo, Pietro (Petar), e italianizzò il cognome Nakić (o Nachich) in Nacchini o Nachini. [...]
[A partire dal 1730] portò la fabbrica a dimensioni tali da poter fornire nel giro di un trentennio numerosi organi nei territorii della Repubblica di Venezia, in Romagna, nelle Marche, in Istria e in Dalmazia: l'attività fu frenetica soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta. Nel 1751 ne affidò la direzione a Francesco Dacci senior (1712 circa - 1784), suo miglior allievo, ma in realtà continuò a firmare strumenti fin verso il 1765-68. Tuttavia nel 1760, a causa di gravi problemi di salute [...] fu costretto a ritirarsi [...] in Friuli, [...]. [Ripresosi], si rimise in viaggio verso le Marche per collocare sei nuovi organi; ma ad Ancona si ammalò di nuovo, e solo a fatica riuscì a rientrare a Venezia.
I cospicui guadagni realizzati gli avevano consentito di effettuare numerosi investimenti immobiliari nell’Udinese [...]. Nel 1763 decise infine di vendere tutti i suoi beni e di abbandonare il Friuli.
Trasferitosi definitivamente a Conegliano, nel Trevigiano, vi morì il 17 aprile 1769.
[...] È riconosciuto come il fondatore della scuola organaria veneta del secolo XVIII, i cui schemi costruttivi furono poi seguiti fedelmente da allievi e successori – in particolare da Gaetano Antonio Callido – fino ai primi decenni dell’Ottocento. [...]
La sua produzione organaria si estese per circa un quarantennio e totalizzò 350-370 strumenti. [...]
Il tipo di organo praticato da Nacchini è di solito a una tastiera sola e consta di somiere 'a tiro', ripieno esteso fino alla vigesimanona o alla trigesimasesta, flauti a cuspide in VIII, XII e XVII (ossia cornetta nei soprani), più raramente in XV, voce umana, e di un registro ad ancia (tromboncini) collocato davanti alle canne di facciata; [...]
- per leggere il profilo biografico completo, scritto da Maurizio Tarrini nel "Dizionaio Biografico degli Italiani", cliccare il sotto riportato collegamento internet