[Gian Nicola Vessia all'organo "Natale Morelli" (1853) della chiesa abbaziale di Chiaravalle Milanese - foto di Giorgio Vianini]
Gian Nicola VESSIA, (10 aprile 1949 - Milano, 23 dicembre 2019) allievo della Cappella Musicale del Duomo di Milano sotto la guida di Luciano Migliavacca, si è laureato in Lettere Moderne all'Università Cattolica del Sacro Cuore (Storia della Musica con Giuseppe Vecchi e Sergio Martinotti). Oltre a centinaia di articoli e saggi musicologici, ha scritto Sei secoli di musica nel Duomo di Milano, un saggio musicologico su Agostino Donini (1872-1937), ha curato la riedizione degli "Inni Ambrosiani” di Luciano Migliavacca e ha lavorato all'edizione di tutta l'ultima produzione mottettistica di Bruno Bettinelli. Con Vinicio Carrara ha fondato la rivista «Polyphonia» di cui è stato condirettore e - sempre per le edizioni Carrara - ha diretto per dodici anni la rivista liturgica «Celebriamo», di cui è stato pure condirettore editoriale. Numerosissime le sue pubblicazioni e trascrizioni di pagine organistiche e di pagine polifoniche inedite. Per anni critico musicale di «Terra Ambrosiana», redattore del periodico «Civiltà Ambrosiana» e della «Rivista Internazionale di Musica Sacra», è stato direttore della sezione musicale del Dizionario della Chiesa Ambrosiana e del Dizionario del Duomo di Milano, cattedrale dove è stato anche organista parrocchiale per diciassette anni. A Milano, città ove viveva e lavorava, è stato dirigente di una delle più importanti società europee di comunicazione. È stato altresì presidente di Associnema Italia e Consigliere di Amministrazione del Conservatorio di Como.
* * *
Questa notte [23 dicembre 2019] ci ha lasciati Gian Nicola VESSIA, direttore editoriale per molti anni delle nostre Riviste "Celebriamo" e "Polyphonia", nonché amico e fraterno collaboratore in mille iniziative editoriali. Ci lascia un vuoto immenso ma anche una eredità culturale e artistica di primissimo piano e di grandissimo valore. Massimo esperto di musica sacra e liturgica in Italia, assoluto fautore del bello, convinto sostenitore, in simbiosi con la storia della nostra casa editrice, che solo la vera arte potesse avere la dignità di presenziare all'Eucaristia, ha combattuto insieme a noi, silenziosamente, il degrado musicale ormai instauratosi nella liturgia contemporanea, rispondendo sempre e solo con la qualità delle proposte musicali, nella assoluta convinzione che questa fosse l'unica via da seguire.
Ci mancherai Nic, ma ciò che hai fatto e dato, saranno le radici per tutti coloro che come noi vorranno continuare un percorso proiettato verso il donare la vera "arte" al cospetto di Dio. [dalla pagina Facebook delle Edizioni Carrara di Bergamo]
* * *
UNA NOTIZIA MOLTO TRISTE DA MILANO: QUESTA NOTTE [23 dicembre 2019] CI HA LASCIATO GIAN NICOLA VESSIA, figura di spicco per la Musica Sacra, in particolare Ambrosiana, alla quale si è dedicato con grande passione ed impegno per tutta la vita. Gian Nicola è stato organista liturgico, maestro di coro e compositore prevalentemente, ma non solo, di musica sacra sia per organo che per coro e assemblea. È stato anche, per molti anni, direttore di molte Riviste Carrara assieme a Don Luciano Migliavacca e Marco Rossi, curatore di molte raccolte di composizioni di musica sacra e, per Rugginenti, dei tre noti volumi "Versetti e preludi d'organo sulle melodie del Cantemus Domino" assieme a Marco Rossi. È stato anche scrittore di libri di argomento musicale ed ricercatore di musica antica dell'Archivio del Duomo di Milano, nel quale era stato fanciullo cantore, e che poi diffondeva in concerti col suo Coro. Gian Nicola ci ha lasciato dall'Ospedale di Niguarda dove finiva di lottare contro il solito brutto male che non perdona e ha diretto il suo Coro in quello che sarebbe stato il suo ultimo concerto in luglio, a Paderno Dugnano; ha poi voluto suonare, con grande fatica, la sua messa a S. Nazaro e S. Celso un paio di domeniche fa. Ci consola un po' immaginarlo che discute già di musica con i suoi amici di sempre che l'hanno preceduto: Don Luciano Migliavacca, Angelo Marzatico e Marco Rossi. [Maurizio Martini su Facebook]
* * *
Il ricordo di Gian Nicola Vessia, a due anni dalla morte
Caro Gian Nicola.
Sono trascorsi esattamente due anni dal giorno in cui ci hai lasciati. Sento la nostalgia di tante belle sere trascorse a parlare di musica e non solo, ma con pensiero alto, ascoltando “insolite” esecuzioni, come quella che ho scelto per sottofondo a questa mia memoria, capaci di stuzzicare ulteriormente la nostra già accesa fantasia. Ho ritrovato un appunto che, qualche mese dopo la tua morte, avevo annotato in uno di quei quaderni scolastici che tu appena li scorgevi nel mio studio sfogliavi non per pura curiosità ma per accedere a pensieri sempre ‘in avanti’, perché volevi conoscere cosa stavo progettando.
Avevo scritto:
Gian Nicola aveva abitato per qualche anno in piazzale Lugano, nei pressi del Ponte della Ghisolfa*, e tutte le volte che mi capitava di passare con lui in macchina in quella zona, non mancava di indicarmi il punto esatto in cui Luchino Visconti in Rocco e i suoi fratelli (tratto dal racconto Ponte della Ghisolfa di Giovanni Testori) nel 1960 aveva girato le sequenze più drammatiche del suo film: “un capolavoro” – soggiungevi - per le bellissime immagini in bianco e nero e per quel suono della sirena che scandiva emblematicamente il ritmo delle fabbriche popolate dai tanti lavoratori emigrati dal Sud che per Gian Nicola rappresentavano una “evocazione” inimitabile, una voce della storia più autentica della quotidianità milanese.
Sapeva che amavo il cinema d’arte e che provenivo dalle esperienze dei cineforum legati alla critica cinematografica condotta secondo le schede elaborate dal Centro San Fedele seguendo il metodo di padre Nazareno Taddei.
La passione con la quale commentava le sue evocazioni personali, mi trasmetteva quella tipica ansia di “volontà e di riuscita nelle cose” che è il presupposto del vivere a Milano con concretezza e con impagabile soddisfazione e che ho assimilato grazie alla sua amicizia.
Grazie Gian Nicola, e un abbraccio con la musica e la preghiera.
Milano, 23 dicembre 2021
* * *
Non saprei dire a quando risalga il mio primo ricordo di Nicola. Lui era un amico di lunga data dei miei genitori, da prima che io nascessi. Una persona di famiglia, una figura quasi paterna per me. Questo suo ruolo di guida ed esempio ha assunto un'importanza ancora maggiore quando, durante la mia adolescenza, Nicola ha deciso che era giunto il momento di provare ad avvicinarmi all'organo. Io ho sempre suonato il pianoforte, fin da quando avevo sei anni, e probabilmente ad un certo punto Nicola deve aver pensato che io fossi pronto per approcciare anche quello strumento meraviglioso che lui tanto amava. Se non fosse stato per lui, probabilmente non avrei mai avuto il privilegio di avvicinarmi alla musica organistica. Con il pretesto che la parrocchia del nostro quartiere necessitava un maggiore supporto musicale durante le celebrazioni, Nicola mi ha insegnato il funzionamento di questo strumento, mi ha guidato nell'imparare ad usarlo, sia come strumento solista che come accompagnamento alla preghiera, e mi ha dato la responsabilità dell'accompagnamento musicale di diverse celebrazioni, che ho seguito per molti anni.
Proprio in quel periodo, la chiesa di San Babila, in centro a Milano, sostituì il suo bellissimo organo con un nuovo strumento, grazie ad un'importante donazione privata, e Nicola ottenne (ancora non so come!) che l'organo precedente venisse ceduto alla nostra parrocchia. Grazie al suo carisma e alla sua capacità di creare bellezza musicale con l'organo, la comunità partecipò molto generosamente nel sostenere le spese di trasporto e installazione dello strumento, garantendo la presenza nella nostra realtà di un organo unico, tuttora cuore pulsante delle celebrazioni parrocchiali.
Tuttavia, se devo essere onesto fino in fondo, il ricordo più forte che ho di Nicola, quello per cui gli sono maggiormente grato, non è l'avermi consentito di avvicinarmi a questo strumento unico e meraviglioso, non è l'avermi offerto di suonare strumenti eccezionalmente belli, non è l'avermi fatto conoscere della musica a me sconosciuta, e non è neanche l'amicizia e affetto incondizionati che ha sempre provato e manifestato verso la mia famiglia. Quello che sento ancora vivo, ma che al tempo stesso mi manca di più, è la sua gioia e passione per il bello, come segno della bellezza della vita. Il suo entusiasmo per la bellezza, le arti (non solo la musica!), l'amicizia, in altre parole la vita, è stato per me molto significativo ed importante, rappresentando, in un'età delicata e formativa come l'adolescenza, un esempio di cosa voglia dire vivere con gioia e vivere per il bello. Sono sicuro che se tutti ci facessimo guidare da questi stessi ideali con la sua stessa forza, saremmo testimoni molto potenti del significato della musica, dell'arte in generale, e del bello come fonte di gioia e scopo della nostra vita.
Tommaso Virgilio
Milano, dicembre 2024