Wijnand van de Pol, l'Associazione Musicale Romana e la nascita del Festival Internazionale di Organo nella Roma degli anni '60/70 - di Aurelio Iacolenna

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Wijnand van de Pol, l'Associazione Musicale Romana 

e la nascita del Festival Internazionale di Organo nella Roma degli anni '60/70

 

Relazione presentata da Aurelio Iacolenna al Convegno di studi in memoria di Wijnand van de Pol ad Amelia (Tr) il 6 maggio 2017

 

 

Quando aveva occasione di presentarmi ad altre persone, il m° van de Pol,

Wijnand, era solito dire ”…lui è stato il mio primo allievo, il primo allievo che ho

portato al diploma”... ed io orgogliosamente annuivo, con un sorriso di fierezza.

Tutto nacque per caso, attorno agli anni ’70.

Io, giovane studente di pianoforte, ma sin dai 12 anni con il “pallino” dell’organo,

me ne andavo, nei pomeriggi estivi, a scoprire chiese ed organi della capitale…

van de Pol, poco più che trentenne, già da tempo aveva avuto modo di farsi

apprezzare nell’ambiente organistico romano.

Sta di fatto però che a Roma, a quel tempo, l'ambiente organistico non avesse

una sua specifica identità. Due soli erano i “fari” che splendevano nella capitale,

ma quasi estranei tra di loro e che agivano, direi, su due fronti paralleli ma a volte

divergenti:

Fernando Germani e Ferruccio Vignanelli, i “padri” delle Scuole organistiche

romane, e con essi il Conservatorio di Santa Cecilia da un lato ed il Pontificio

Istituto di Musica Sacra dall’altro.

Isolati i concerti d'organo che, quando appunto venivano realizzati, costituivano

un “evento” per gli appassionati “organofili” della capitale. Germani al grande

Tamburini della Sala Accademica del Conservatorio, Vignanelli al grande Mascioni

dell’Aula Magna del Pontificio in piazza Sant’Agostino, più qualche raro concerto

presso alcune importanti Chiese del centro.

Non esistevano, sul finire degli anni ’60, altri punti di riferimento per giovani

appassionati o studenti. Ma ecco che, nel pur piccolo panorama romano qualcosa

iniziò a muoversi…qualche altro concerto, promosso da piccole associazioni, se

non autopromosso, andava parzialmente a supplire al desiderio di musica

organistica. I nomi che circolavano nell’ambiente organistico\liturgico romano –

aldilà dei già citati “big” o di qualche apporto da parte di religiosi o sacerdoti

organisti - erano quelli di Giuseppe Agostini e, appunto, di Wijnand van de Pol.

Ambedue ex allievi di Germani, ambedue solidi musicisti, sebbene di differenti

quando non contrastanti vedute…

Wijnand van de Pol – che comunque prima del suo approdo in italia aveva vissuto

il sapore della scuola organistica nord europea - era più aperto verso cambiamenti

ed innovazioni, sia riguardo l’approccio verso una corretta interpretazione

organistica, ancora impolverata a quel tempo, per certi repertori, da retaggi post

romantici; sia verso una ri-conquista di una sorta di “purezza” dell’arte organaria.

Giuseppe Agostini era forse più conservatore e comunque molto impegnato,

oltre che come organista, sia in ambito didattico sia quale abile direttore di diversi

ed importanti complessi corali.

Ad ogni modo...Era un caldo settembre ed io, come accennato, passavo molti

pomeriggi alla scoperta degli organi delle chiese romane. In uno di questi miei

“pellegrinaggi” – per farla breve – conobbi van de Pol (nome del resto a me già

noto...) alle prove di un concerto… Tralascio molti dettagli per dire che, qualche

sera dopo, mi ritrovai a far da registrante al suo concerto... In quei giorni

parlammo molto e confidai a lui tutto il mio interesse, ma anche il mio

disorientamento verso l’organo ed il mondo organistico. In effetti non conoscevo

quasi nessuno ed il mio sapere organistico era frutto di qualche frequentazione

con un sacerdote già allievo del m° Nazario Bellandi (Don Paolo Basili, allora rettore

della Chiesa Regina Pacis ad Ostia) e di uno studio da autodidatta come, del resto,

era molto comune per i ragazzi appassionati di organo negli anni '60.

Fatto sta che qualche settimana dopo divenni suo allievo.

Mi disse semplicemente...: “allora? Quando iniziamo le lezioni?”

Io andai al settimo cielo!

Essere allievo di van de Pol, in quegli anni, non significava solamente ricevere la

classica lezione settimanale, ma vivere quanto più possibile tutto ciò che il

maestro poteva offrire o suggerire sul fronte della vita musicale romana.

Non avendo ancora la cittadinanza italiana, van de Pol non poteva insegnare né

aspirare ad insegnare in un Conservatorio. Dopo essere stato organista in alcune

Chiese romane quali Santa Maria in Via o la Chiesa delle Stimmate, assunse

l’incarico di organista presso la Chiesa Anglicana, la Chiesa Inglese in via del

Babuino. Lì ricevetti le mie prime lezioni di organo; frequentavo inoltre la sua

nuova abitazione in via Cardinal Mistrangelo dove mi impartiva lezioni di

composizione e canto gregoriano, prima del mio ingresso (per queste ultime

discipline) al Pontificio Istituto di Musica Sacra.

L’ambiente organistico romano, come detto, era abbastanza circoscritto…Non

erano tempi così rosei per gli organisti romani… Ricordo che Wijnand, pur

giovane, era molto più impegnato all’estero, dal punto di vista concertistico, che

non in Italia o a Roma. A Roma le aspettative erano limitate e gli organisti erano

coinvolti più dal punto di vista liturgico\cerimoniale\didattico con qualche raro

excursus concertistico.

van de Pol collaborava anche con Gastone Tosato e la sua Stagione di Concerti

all’Oratorio del Gonfalone, e con Mons. Francia, fondatore della “Messa degli

Artisti” nella Chiesa di S.Maria in Montesanto a Piazza del Popolo. Dirigeva inoltre

il Coro Filarmonico della FAO, da lui fondato e diretto sin dal 1963. Insomma, era

comunque molto attivo nella capitale, sebbene questa capitale, dal punto di vista

degli organi e della diffusione della musica organistica, non poteva offrire più di

tanto.

Io lo accompagnavo, spesso e volentieri, durante le sue esibizioni o le sue

performances, anche fuori Roma: ero ormai diventato il suo assistente ed il suo

registrante personale, oltre che il suo – allora – allievo prediletto.

Tutto ciò mi permise di raccogliere le sue confidenze, carpire i suoi desiderata o le

sue insoddisfazioni verso un ambiente musicale organistico che avrebbe voluto

diverso, in crescita, con un' attenzione che, se all’estero dava i suoi frutti già da

anni, in Italia, ma in particolare a Roma, era lungi dal decollare.

L’ambiente un po’ “conservatore” della curia romana…il disinteresse verso non

dico i restauri, ma almeno la conservazione di quelle poche decine di organi al

tempo funzionanti a Roma erano i paletti che van de Pol avrebbe voluto

abbattere. E non dimentichiamo che quelli erano proprio i tempi in cui iniziavano

a proliferare comodi ed economici organi elettrici ed elettronici....la cosiddetta

“messa beat” con tanto di chitarre elettriche si poteva poi seguire in diverse

chiese romane. Insomma, l'organo quasi messo da parte...l'organista, troppo

spesso, poco più che un sagrestano...

Ma lui, non cattolico figlio di Santa Romana Chiesa, pur stimato ed apprezzato,

più di tanto non poteva alzare la voce…e vi assicuro che le “alzate di voce” del

maestro van de Pol, quando ci si metteva, non erano affatto tenere. Del resto, se

vogliamo, le sue soddisfazioni, il rispetto per il suo ruolo di organista, lo trovava

nella sua All'Saint's Church...

Ma questo non gli bastava...era troppo generoso...era troppo missionario per

accettare passivamente ciò che accadeva al di fuori, attorno a lui.

Insomma era più o meno questo ciò che circondava il mondo organistico in quegli

anni...

Qualcosa però, come detto, si stava muovendo. L'insoddisfazione che io

percepivo nei discorsi di van de Pol era compensata dall'entusiasmo che trapelava

dalle discussioni che spesso si instauravano durante le cene dei dopo-concerto,

sia da parte di Wijnand, sia da parte di una allegra compagnia di suoi amici e direi

quasi “seguaci”, che già da qualche anno si adoperavano per un recupero degli

organi storici della capitale o quantomeno per la diffusione della musica

organistica. Tutti giovani sui trent'anni destinati ad avere poi un ruolo

fondamentale sulla “Orgelbewegung” romana. Io, allora appena diciassettenne, li

ascoltavo con interesse ed ammirazione. I nomi di Francesco Colamarino, Patrizio

Barbieri, Gianfranco Di Chiara, Furio Luccichenti ed altri, assieme a van de Pol,

costituirono la squadra vincente per dare a Roma, agli organi di Roma, alla

diffusione della musica organistica, una nuova immagine e nuove prospettive.

Ma bisogna fare un piccolo passo indietro per scoprire sotto quale ”ala

protettiva” tutto ciò poté realizzarsi. Il merito infatti fu anche di un' associazione

che, con il suo prodigarsi, finì quasi per identificarsi, a Roma e non solo, con il

mondo dell'organo: l' AMR - Associazione Musicale Romana.

Dire Associazione Musicale Romana era come dire Festival Internazionale

d'Organo, sebbene l'associazione non si dedicasse solo a questo.

L'Associazione nacque nel 1966, per volontà di Annamaria Romagnoli, che ne fu la

fondatrice e Presidente.

Annamaria Romagnoli aveva studiato canto lirico e, quale soprano, faceva parte

del Coro Polifonico Vallicelliano, diretto da padre Antonio Sartori, un complesso

corale tra i più importanti nella Roma degli anni '60, che si dedicava in prevalenza

al repertorio sacro di Perosi e Refice e che produsse tra l'altro diverse incisioni

discografiche.

Annamaria era una donna determinata ed energica e ben presto volle mettere

alla prova le sue capacità organizzative. Era ben inserita negli ambienti della Curia

romana e sapeva essere affabile e convincente nel promuovere le sue

iniziative...era inoltre sempre ben disposta ad aiutare od inserire giovani talenti o

a valutare nuovi progetti. In pochi anni, a capo della sua Associazione, riuscì ad

organizzare nella capitale rassegne e stagioni di concerti di indiscusso livello,

soprattutto dedicate alla rivalutazione della musica barocca: nacquero così il

Festival del Clavicembalo, le Serenate in Chiostro, Musica a Palazzo, i Concerti di

Mezzogiorno...

A lei si affiancò da subito il maestro Miles Morgan, direttore d'orchestra nato a

New York e, poco più tardi, quale “consulente artistico”, Wijnand van de Pol.

Fu proprio van de Pol, che a quei tempi abitava in via del Teatro Pace – adiacente

a Piazza Navona – a suggerire e proporre ad Annamaria Romagnoli l'idea del

Festival. In realtà Wijnand l'aveva già proposto al m°Gastone Tosato con il quale,

come detto, collaborava, ma Tosato, non so per quale ragione, declinò l'invito.

Stimolata invece e circondata appunto da quei ragazzi entusiasti di cui il giovane

van de Pol fu il paladino, Annamaria Romagnoli intuì quale spinta e visibilità

poteva dare all'Associazione questo progetto in cui lei, del resto, credeva

profondamente, sempre sostenuta anche da Miles Morgan che presumibilmente,

in qualche occasione, si adoperò a mio avviso anche con dimostrazioni di

mecenatismo.

Per cui nel 1968, a soli due anni dalla costituzione dell'Associazione, vide

finalmente la luce, con la consulenza artistica di Wijnandvan de Pol, il 1° Festival

Internazionale di Organo di Roma. Evento straordinario che, quasi a suggellare

una fratellanza di intenti, fu inaugurato da Ferruccio Vignanelli mentre, nella

brochure del Festival, spiccava una lettera di presentazione ed augurio da parte di

Fernando Germani, in quel periodo assente dall'Italia.

In questo contesto l'apporto di van de Pol fu fondamentale. L'organizzazione del

Festival poteva così contare su un collaboratore già allora padrone di ben 5 o 6

lingue ed un conoscitore del panorama organistico europeo e dei nomi che ad

esso facevano capo.

Fu solo da allora che, anche grazie van de Pol, grandi organisti provenienti da

tutto il mondo approdarono finalmente a Roma....

Ed ecco che altisonanti nomi quali Marie-Claire Alain, André Marchal, Monserrat

Torrent, Flor Peeters, Michael Schneider, Lionel Rogg, Gaston Litaize, Arno

Schoenstedt, Anton Heiller, Michel Chapuis, Edward Power Biggs e molti molti

altri altri (l'elenco sarebbe troppo lungo) poterono far ascoltare la propria arte al

pubblico romano.

Il mese di settembre, il caldo settembre del Festival, in quegli anni, era per tutti

noi un mese direi quasi... “magico”. Io, ormai esperto registrante, avevo

l'opportunità di avvicinare e di assistere sia alle prove che in concerto questi

mostri sacri dell'organo.

Il Festival Internazionale d'Organo di Roma si svolgeva allora in 10 concerti, in

dieci serate consecutive, in dieci diverse chiese, rigorosamente dal 15 al 24

settembre... un' organizzazione faticosa e capillare.

Ricordo i sopralluoghi con Wijnand e con Colamarino per provare gli strumenti e

rilevarne gli inconvenienti, da riferire poi agli organari...ricordo le corse, con la

piccola “ Fiat 500” di van de Pol, da una chiesa all'altra per verificare gli organi...

l'organizzazione delle prove, l'assistenza agli organisti, i rapporti con gli

organari...

Gli organi a disposizione, seppure alcuni di notevoli dimensioni, erano quasi tutti a

trasmissione elettrica o elettropneumatica, propri delle grandi basiliche o

importanti chiese romane, quasi tutti costruiti tra gli anni '20 e gli anni '60, con

qualche rara eccezione.

Gli organari, o meglio gli accordatori\tecnici romani di quel periodo si chiamavano

Alvaro Vercelli, Leandro Buccolini, Ernesto Ercolin; a loro era affidata la

manutenzione degli strumenti adoperati per il Festival, pur sempre strumenti

datati e problematici e non sempre, o meglio quasi mai, perfettamente idonei per

i repertori eseguiti...

Organisti abituati a suonare i monumentali organi a trasmissione meccanica delle

più grandi basiliche o cattedrali del mondo non sempre si trovavano a proprio

agio sui pur nutriti Mascioni o Tamburini o Ruffatti che Roma poteva offrire.

Questo era il cruccio di van de Pol...questo era il punto debole del Festival.

Ma tant'è...l'importante fu l'aver risvegliato l'interesse verso il re degli

strumenti...ed i grandi organisti, grazie al “savoir faire” di Wijnand, capivano tutto

ciò, in attesa di un futuro migliore.

Intanto, dalle pagine del Bollettino della neonata associazione degli “Amici

dell'Organo” costituita da Annamaria Romagnoli e da van de Pol subito dopo il

primo Festival ed a latere dell'Associazione Musicale Romana, venivano diffusi

articoli su importanti organi storici di Roma, venivano pubblicati “appelli” per

promuovere il restauro degli organi antichi, nonché degli articoli di stampo

“didattico” per valorizzare e far riscoprire l'importanza della trasmissione

meccanica. Tutti gli scritti, in quei primi anni, furono a cura, oltre che di van de Pol,

dei già citati Barbieri, Colamarino, Di Chiara e Luccichenti come pure, diversi anni

più tardi, da un giovanissimo Arnaldo Morelli.

L'Associazione Musicale Romana venne così a costituire il punto di riferimento

attorno al quale gravitava tutta la generazione dei giovani organisti o degli

studiosi di organaria di quel periodo.

Il 3° Festival del 1970 fu grandioso....le celebrazioni per i 100 anni di Roma

Capitale, l'intervento del Comune di Roma che consentì l'ingresso gratuito a tutti i

concerti, donarono al Festival una visibilità ed una partecipazione di pubblico

senza precedenti, si calcolò una presenza di circa 25mila persone. Ricordo ancora

gente e molti giovani seduti in ogni dove nelle basiliche stracolme...sulle

balaustre, nelle cappelle laterali...e persino in terra! Un qualcosa di mai visto...

L'organo, la musica per organo, aveva finalmente suscitato l'interesse e la

curiosità che tutti noi auspicavamo.

Quel Festival fu inaugurato da Fernando Germani, con un concerto nella Basilica

di Santa Maria Maggiore.

Ma non solo...proprio nel 1970, nella Chiesa di Santa Maria della Mercede, fu

installato dalla ditta Tamburini di Crema il primo nuovo grande organo a

trasmissione meccanica della capitale ed alcuni organi meccanici ottocenteschi

furono ripristinati ed usati nel corso dei Festival, come il Pantanella della Chiesa di

Santa Maria dell'Orto o il Bossi-Urbani delle Chiesa delle SS. Stimmate...

Ed ancora...furono quelli gli anni nei quali iniziò ad affacciarsi a Roma un giovane

organaro di origini francesi, Barthélemy Formentelli, destinato ad aver più tardi

un rapporto costante con il Festival e con la capitale.

Da allora fu un crescendo, Roma sembrava finalmente essersi risvegliata dal

torpore.

Di lì a poco van de Pol si trasferì in pieno centro di Trastevere, in via Natale del

Grande. La storica Trattoria romana che si trovava proprio uscendo dal suo

portone fu più volte testimone di conversazioni sull'organo e sulla musica.

Nel frattempo diversi parroci, sacerdoti e prelati romani iniziarono ad esser più

sensibili alle questioni organarie e nacquero, in seno alle Sovrintendenze, le

Commissioni per la tutela degli organi storici.

Illustri ed importanti personaggi quali Luigi Ferdinando Tagliavini ed Oscar

Mischiati iniziarono a far capolino nella capitale per portare il loro prezioso

contributo con la loro autorevole presenza.

Tutto questo era Roma in quegli anni, io ne fui un giovane testimone e Wijnand

van de Pol, con la riconoscenza di noi tutti, ne fu attivamente partecipe...

Ma già Amelia gli aveva strizzato l'occhio, la piccola casa di via Geraldini 22 lo

attendeva...ed il resto della storia potrebbe partire da qui...

Cadeva l'anno 1973...

 

Aurelio Iacolenna 

 

Amelia-Terni, 6 maggio 2017

 

 

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Wijnand van de Pol, l'Associazione Musicale Romana e la nascita del Festival Internazionale di Organo nella Roma degli anni '60/70

TENUTA DA AURELIO IACOLENNA AL CONVEGNO DI STUDI IN MEMORIA DI WIJNAND VAN DE POL AD AMELIA (TR) IL 6 MAGGIO 2017

 

 

 

Sezione: 
Autore: 
Aurelio Iacolenna
Qualifica autore: 
primo diplomato nella classe di organo di Wijnand van de Pol