Olivier MESSIAEN musicista della gioia

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Autore: Gian Vito Tannoia organista e musicologo

Sezione Articoli

Un inedito articolo di Gian Vito Tannoia

nel 30° della morte

Italia

 

OLIVIER MESSIAEN MUSICISTA DELLA GIOIA

 

di Gian Vito Tannoia

 

 

Cenni biografici

(cf.: G. Tannoia, Quando la musica colora il tempo, ed. La Scala, Noci 2017, p. 145)

 

Olivier Messiaen nasce ad Avignone (Francia) il 10 dicembre 1908 e muore a Clichy il 27 aprile 1992. Suo padre, insegnante di inglese, era un ottimo conoscitore dell’opera letteraria di Shakespeare, sua madre [Cécile Sauvage] poetessa simbolista. Trascorre l’infanzia a Grenoble rimanendo fortemente attratto dalla bellezza delle montagne del Delfinato. Dopo gli studi ordinari al Conservatorio di Parigi, vince i primi premi di organo e improvvisazione, di contrappunto e fuga, di composizione e di accompagnamento al pianoforte, e nel 1931 diventa il più giovane titolare dell’organo di una chiesa importante, quella dove rimarràorganista fedele per ben 61 anni, la Église de la Sainte-Trinité di Parigi.

 

Nel 1936 fonda, con Jolivet, Baudrier e Daniel-Lesur, il gruppo Jeune France al fine di restituire un’arte che si ispiri ai veri valori umanistici, al contrario delle avanguardie accademiche allora in voga. Durante la seconda guerra mondiale è imprigionato in Slesia e viene liberato nel 1941. Diventa quindi professore al Conservatorio di Parigi e nei trentasette anni di insegnamento si rivela straordinario pedagogo, coinvolgendo i suoi allievi nelle sue passioni e curiosità. La produzione compositiva, quasi tutta ispirata dalla sua fede semplice ma profondamente schietta, è notevolissima e si conclude con Éclairs sur lau-delà (1988-1991) per grande orchestra, la cui prima esecuzione avvenne sotto la direzione di Zubin Mehta il 5 novembre 1992, in occasione del centocinquantenario di fondazione della New York Philharmonic Orchestra e circa sei mesi dopo la scomparsa di Messiaen.

 

 

La gioia della Grazia

(cf: G. Tannoia, Quando la musica colora il tempo, ed. La Scala, Noci 2017, pp. 130-131)

 

Messiaen si è sempre definito “musicista della gioia e della luce”, e forse non a caso sceglie di affidare proprio al canto degli uccelli il simbolo della gioia che deriva dall’amore divino. Egli utilizza, ad esempio, in particolare nell’ultimo suo ciclo organistico Livre du Saint Sacrement, il canto del Bulbul des jardinse dell’Etourneau de Tristam, ascoltati in Giudea (Ein Gedi), unitamente all’Iranie blanche dell’Iran e della Palestina del nord. Questa soluzione stilistica non può che suscitare sorpresa e ammirazione da parte dell’ascoltatore. La particolare registrazione organistica adottata non fa uso, volutamente, di registri da 8’, abbondando di ripieni e misture acute.

 

In quanto dono, la grazia-gioia realizza la “vita divina” nell’uomo, la sua elevazione a dignità filiale e l’introduzione nella vita intra-trinitaria. Tale dono è assolutamente basato sulla piena libertà offerta da Dio all’uomo. L’effetto della grazia è poi da vedere in correlazione con quello della Pasqua di Cristo: mentre Les ténèbres (IX) commentala liberazione (dalla colpa, dal peccato e dalla morte), esprimendo musicalmente il senso ascendente con una grande catena di accordi, la Prière après la communion (XVI) giunge al culmine del mistero partecipativo di Cristo con l’uomo: la deificazione dell’uomo (sottolineata da una citazione di San Bonaventura). Tale partecipazione porta dolcezza, pace e soavità, attraverso colori armonici, accordi a risonanza contratta e uso della tecnica à renversements transposés.

 

Il riferimento alla gioia escatologica è l’altra componente fondamentale dell’opera di Messiaen. In particolare, alla gioia della grazia è dedicato un brano organistico, inserito nel ciclo sulla risurrezione, Les Corps GlorieuxLes eaux de la Grâce, chiaro riferimento al passo dell’Apocalisse: «l’Agnello che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita» (7,17). Troviamo qui rappresentati tre tipi di acque: le acque “della Grazia” (flusso incessante del fiume simbolico della grazia che scorre nella città celeste, ci dice lo stesso Messiaen a proposito di questa visione), le “fonti esuberanti” e i fiumi “delle acque di Babilonia”. Ciascuna di queste figure musicali è sovrapposta all’altra, come se fossero strati; esse sono registrate sobriamente quasi uno spettro multicolore. Il finale non è un vero e proprio termine, ma solo una cessazione della melodia, la quale potrebbe andare e risuonare per l’eternità. L’effetto che la musica di questo brano ci dà è quello di un liquido scorrere di suoni sfavillanti, di mistiche risonanze disposte in un ordine di sovrapposizioni polimodali e modulanti.

 

La mano sinistra fa scorrere le acque attraverso un fluido arpeggiare che viene a fondersi con le note del pedale in tessitura più alta. Gli accordi della mano destra, invece, intonano il canto principale, che dà a questo fluido scorrere di acque sonore il suo armonico scintillio, quasi fosse una danza. Il tutto scorre come immerso in un alone di luminoso silenzio.

 

L’ultimo brano del Livre (Offrande et Alléluia final) descriverà una gioia grande, tumultuosa, straripante solo da un cuore rapito, estatico, attraverso una brillante toccata a testimonianza della “freschezza gioiosa” della Grazia, che è Cristo stesso.

 

- in esclusiva per il presente sito sono disponibili di Olivier Messiaen un profilo biografico e un articolo di Fausto Caporali nella pagina dedicata che si apre cliccando QUI

 

 

 
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