La morte dell'organo Tamburini della RAI di Torino!

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Autore: Fernando Ruffatti titolare della Fabbrica Organi Ruffatti del Cav. Giuseppe Ruffatti & Figli

Sezione Articoli

L'accorata testimonianza di Fernando Ruffatti, restauratore nel 2005 del grande strumento

Restaurato nel 2005 dalla ditta Ruffatti di Albignasego, non ha potuto essere ricollocato causa errori architettonici nel restauro dell'auditorium!

auditorium della RAI di Torino
Torino TO
Italia

 

La mia azienda nel 2005 ha restaurato l’organo Tamburini dell’Auditorium RAI di Torino: al momento del rimontaggio si scoprì che l’Architetto aveva completamente sbagliato le misure del posto dell’organo! Per tale ragione la Direzione RAI ha deciso che lo strumento fosse depositato in un magazzino RAI, tranne le Canne di Facciata che si vollero ricollocare, con la scritta originale sottostante, poiché l’insieme era “il Simbolo” dell’Auditorium RAI di Torino!

Pertanto oggi il Grande Organo a 4 Tastiere e Pedaliera costruito dalla ditta Tamburini [nel 1953, ndr] su progetto del M° Fernando Germani, che si componeva di oltre 110 Registri NON PUO PIU’ SUONARE NELL’AUDITORIUM RAI DI TORINO!

Di seguito gli accadimenti.

La ditta incaricata del restauro dell’Auditorium RAI di Torino mi incarica di smontare lo strumento e provvedere al suo restauro ed aggiornamento tecnico per la parte elettrica di trasmissione ed alimentazione dell’aria ai vari corpi d’organo.

Il capitolato dei lavori redatto dall’Architetto Progettista affiancato, per la parte dell’organo da un organaro, giustificava i lavori di restauro dell’Auditorium con la richiesta della RAI di ricavare un nuovo locale come spogliatoi degli orchestrali ed annessi servizi e che l’organo doveva essere collocato su due piani sovrapposti e contrapposti ai lati del posto dell’orchestra.

Come Consulente RAI per l’organo fu nominato il M° Massimo Nosetti che doveva sorvegliare le varie fasi di lavorazione di restauro dello strumento. Devo fare un doveroso omaggio al M° Nosetti che da mio controllore, con la sua competenza e profonda conoscenza dell’organaria e sempre con la massima cordialità e collaborazione, passò ben presto ad essere il mio massimo sostenitore nei confronti sia della dirigenza Rai che delle aziende impegnate nel restauro dell’Auditorium.

Purtroppo non appena ricevetti il Capitolato dei Lavori, al punto Organo a Canne rimasi stupefatto poiché il titolo recitava pressappoco così: “L’organo a canne è uno strumento musicale che si compone di diverse parti che possono essere composte e ricomposte a piacere”.

Da quel momento cominciò una serie di rilievi sia da parte del M° Nosetti che da parte mia, poiché il progetto esecutivo prevedeva spazi strettissimi sia per i somieri dei vari corpi d’organo e per fare un esempio i Contrabbassi 16’ e i Subbassi 16’ erano “stivati” senza possibilità di poter accedervi, con le bocche dirette verso le pareti laterali.

Lo spazio assegnato per i somieri era inferiore alle misure reali dei somieri stessi, pertanto dopo una lunga serie di progetti con modifiche assurde, frutto di lunghe riunioni con i vari vertici delle aziende e i funzionari RAI senza mai arrivare ad una conclusione ed in accordo con il M° Nosetti la mia azienda propose una variante al Progetto Esecutivo.

Tale mio progetto, prevedeva una modifica sostanziale alle repliche di comando delle note dei somieri, si da eliminare completamente tutta la parte elettropneumatica particolarmente rumorosa, ed alimentate da aria ad altissima pressione, rendendo altresì più pronta la risposta al tocco dell’esecutore, tale modifica permise di ridurre le dimensioni dei somieri di circa 50 cm. di ingombro in profondità.

Tutto il circuito d’aria di alimentazione, nel mio progetto, fu completamente riprogettato con compressori d’aria e relativi mantici per ogni singolo corpo d’organo, anche perché i mantici originali di dimensioni enormi collocati nei vari corpi d’organo, mentre altri mantici sempre enormi ed i compressori d’aria erano collocati negli scantinati.

Negli scantinati sono stati ricavati locali climatizzati per il deposito degli strumenti dell’orchestra.

Ovviamente tale mio progetto ha comportato una revisione del capitolato dei lavori con una significativa modificazione dei costi, approvato e caldeggiato dal M° Nosetti e poi dalla direzione RAI, l’azienda progettista rappresentata dall’architetto direttore dei lavori ha cercato vanamente, anche con il consulente organaro, di confutare le mie scelte tecniche.

Per farla breve, al momento in cui dovevo provvedere al montaggio dell’organo, nel controllare le misure dei locali ho riscontrato e fatto rilevare che le misure dei locali non corrispondevano minimamente al progetto e che oltretutto i locali erano attraversati in diagonale dalle condutture di circa 70/80 cm. di diametro dell’aria condizionata.

La direzione RAI, vista l’impossibilità di montare lo strumento, mi ha ordinato di montare le canne di facciata e la parte sottostante e di depositare lo strumento in un magazzino RAI in provincia di Torino, dove penso sia ancora là.

Questa purtroppo è la triste storia di un organo meraviglioso abbandonato per l’ignoranza della progettazione e dei loro consiglieri, purtroppo gli architetti di oggi sono completamente ignoranti sia di acustica che di fonica di un ambiente, cosa purtroppo molto diffusa anche per gli architetti più famosi e celebrati.

Per le chiese e le sale di concerto usano cemento armato per le pareti o cristalli molto coreografici, ma micidiali per i suono, infatti le onde sonore quando colpiscono queste superfici vengono riflesse in maniera incoerente creando “il caos” fonico.

Ci si chiede perché non vi è un organo nell’auditorium “Parco della Musica”, ma assicuro che è meglio così, anche l’orchestra al concerto di inaugurazione, mi è stato riferito si è trovata in grosse difficoltà, tanto che successivamente, si dice, abbiano messo un “muro mobile” per direzionare in qualche modo il suono.

Mi hanno riferito che gli spettatori abituali per sentire in modo appena passabile i concerti hanno i loro posti fissi dove possono ascoltare al meglio l’orchestra.

All’estero quando si costruisce un auditorium o una chiesa il progettista per prima cosa chiama e si avvale della collaborazione di un esperto di fonica per dimensionare e poter “fulcrare” il suono dell’orchestra o dell’organo in maniera corretta.

In Italia l’orchestra fa parte della coreografia, pertanto deve essere visibile a 360 gradi, ignorando che i suoni devono amalgamarsi per poi essere direzionati verso la platea, se non vi sono punti di riflessione coerenti il suono che risulterà sarà disarmonico ed incoerente.

Bisogna sempre ricordare la famosa “buca dell’orchestra”, infatti tanto più basso è il punto di emissione del suono, rispetto all’uditorio e all’ambiente, maggiore è l’amalgama dei suoni e più è facile direzionarlo in maniera coerente e limpido in ogni punto dell’ambiente.

Tale regola è valida anche per gli organi a canne e se nella sala o nella chiesa non è stato studiato il posto dell’organo è meglio evitare di collocarne uno, il cemento armato e ancor meglio il cristallo hanno una struttura cristallina, pertanto l’onda sonora che colpisce tale parete i cristalli che la compongono riflettono il suono in maniera più disparata ed incontrollabile.

Viceversa una parete con l’intonaco, meglio se antico, si ha una riflessione del suono al limite della perfezione, poiché con il passare dei decenni l’intonaco subisce una metamorfosi naturale dei materiali, pertanto l’onda sonora che la colpisce viene riflessa perfettamente e depurata dalle impurità sonore.

Oggi vi sono materiali fonoassorbenti splendidi, ma sconosciuti per loro ignoranza, dai progettisti per cui si realizzano edifici con caratteristiche acustiche assurde che poi cercano di rimediare con improvvisazioni tecniche costose ed assurde.

Per fare un esempio, alla presentazione del modello della nuova Chiesa del Santuario di Fatima, ove ero presente per un congresso internazionale di organaria, il Rettore di allora, riferì durante tale presentazione, che oltre alle varie qualità architettoniche dell’edificio, mise in evidenza che purtroppo era stato “calcolato” una risposta di ritardo al suono di circa 2,5 secondi, ma che questo era naturale. Terminata la presentazione, mi sono avvicinato al Rettore e all’Architetto, massimo luminare portoghese, progettista della Chiesa e gli feci i rilievi sulle cause che creavano questo ritardo acustico. Fortunatamente questi miei rilievi furono recepiti completamente dall’Architetto e la Chiesa di forma circolare, ora ha una sonorità perfetta e tutti i fedeli, mi sembra se ben ricordo 4000 persone sedute, percepiscono il suono e le parole i maniera limpida e chiara in ogni punto.

Ecco dunque il mio resoconto sulla morte di uno strumento così importante come il Tamburini dell’auditorium RAI di Torino... purtroppo in Italia, oggi, chi sa deve stare zitto, chi non sa insegna!

 

Fernando Ruffatti (FABBRICA ORGANI RUFFATTI del cav. Giuseppe Ruffatti & Figli s.a.s., Albignasego)

 

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