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[articolo apparso su «Informazione Organistica» 31/2012]
PER UN SINDACATO O ALBO PROFESSIONALE DEGLI ORGANISTI ITALIANI
A seguito delle istanze sorte nell'ambito del convegno nazionale «L'organo italiano oggi e domani» promosso ad Imola poco più di venti anni fa dall'Accademia di Musica Italiana per Organo di Pistoia, il 6 settembre 1994 davanti al notaio Paola Chiostrini di Pistoia si costituiva l'Associazione Italiana Organisti di Chiesa (AIOC) presieduta da Edoardo Bellotti e dai soci fondatori Susanna Camilletti, Maria Grazia Filippi, Federica Iannella, Davide Marsano, Alessandra Mazzanti, Renato Negri, Umberto Pineschi e Wijnand van de Pol.
Come tutti sanno, nel 2002, si arrivò al tavolo della CEI per la firma del primo Accordo Collettivo Nazionale per la Regolamentazione dei Rapporti di Collaborazione tra Enti Ecclesiastici e Musicisti di Chiesa, accordo che venne clamorosamente sospeso in ultimis a causa del veto di non si sa chi tra gli alti prelati (motivo di fondo, e a buona ragione: la sostanziale irrisoria rappresentatività dell'associazione a fronte della Conferenza Episcopale Italiana, rappresentante invece di migliaia di potenziali 'datori di lavoro' per gli organisti: i preposti parroci!).
Detta associazione, che nel frattempo si trascinava stanca di idee e di entusiasmi (nonché assottigliatasi anche nel numero degli associati), ha chiuso il suo corso il 28 dicembre 2011. Una parabola che è l'emblema del mondo organistico italiano d'oggi: un mondo che è, direi quasi, sopravvissuto ad una riforma liturgica subita ma, oso dire, mai attuata fino in fondo, in cui il canto sacro (e la musica di conseguenza) è sempre stato un'opzione da trattare con tutta la superficialità possibile e non una parte «necessaria ed integrante» del culto (come invece solennemente affermato cinquant'anni or sono dai Padri conciliari); un mondo sfavorito da una scuola pubblica ove non si insegna la musica e il canto corale (e in particolare da un conservatorio ove la cura per la formazione dell'organista 'liturgico' è pressoché assente), motivo per cui gli organisti la domenica devono fare i conti con la mala-educazione dei fedeli frequentatori della messa e con un clero ignorante ed indifferente verso il grande potere suggestivo di un canto e di una musica eseguiti a regola d'arte; un mondo, al contrario, favorito dall'accondiscendenza acritica, o per contro dalla totale avversità, del clero verso l'attività culturale promossa da associazioni o da organisti col pallino della promozione concertistica (spesso, spiace dirlo, di puro stampo scambistico magari a scapito di qualità dei repertori e di esecuzione dei medesimi: io t'invito nella mia rassegna a patto che tu ricambi invitandomi nella tua...).
Ricordo che a Bologna nell'aprile 1994, durante una riunione convocata in Sala Bossi per la definitiva approvazione dello statuto dell'AIOC, ci furono vive proteste contro l'intenzione di ammettere in seno all'associazione anche suonatori d'organo domenicali privi di un titolo di studio accademico: all'epoca io ero favorevole all'accoglimento dei dilettanti, cosa che poi prevalse, in quanto si ritenne che la presenza di associati non diplomati potesse diventare la vera forza di traino, numericamente parlando (ed è per questo che accettai di assumere la segreteria dell'associazione dal 1998 in poi, dopo le dimissioni di don Umberto Pineschi dalla carica di presidente).
Ad oggi posso dire di aver cambiato opinione: perché un organista diplomato e/o laureato in organo e composizione organistica non dovrebbe sperare di veder riconosciuti i propri diritti civili di 'lavoratore' in seno alle attività musicali erogate nel culto divino della Chiesa cattolica? Perché invece il servizio di un musicista professionista nell'ambito del culto non viene ritenuto degno di essere remunerato come quello del sacrista (che pure spesso svolge anche mansioni di accolito)? Non sarebbe invece da parte della Chiesa italiana un segno di carità e di civiltà accogliere molti giovani (e meno giovani) organisti e direttori di coro che così potrebbero, non dico tirare a fine mese, quanto meno aspirare ad un introito supplementare, in questi tempi di crisi?!
Senza voler guardare sempre a tutti i costi all'erba del vicino, ma è bene sapere che nella laicissima Parigi (in Francia è ovunque applicato il contratto di lavoro per musicisti di chiesa) un organista titolare (ovvero regolarmente assunto dalla parrocchia con contributi e ferie pagati) porta a casa più settecento euro netti mensili (si pensi, ad esempio, che recentemente gli organisti francesi affiliati al sindacato si lamentavano perché la prestazione per un servizio liturgico effettuato il primo del mese di maggio non è ancora pagata doppia: si sa che in questo giorno si celebra una festa civile non religiosa che cade quasi sempre in giorno infrasettimanale e dunque, a buona norma, il lavoro in giorno festivo va remunerato due volte!).
Nel «bel paese là dove 'l sì suona» invece tanta manna se ti viene consegnato (rigorosamente in nero) un corrispettivo in denaro per suonare l'organo a messa! C'è da chiedersi, tuttavia, se oggi in Italia gli organisti 'professionisti' abbiano veramente desiderio di veder tutelata la propria attività liturgica grazie ad un vero e proprio sindacato di categoria! E se ciò fosse, la Chiesa cattolica italiana (ovvero la Conferenza Episcopale Italiana o anche un singolo vescovo diocesano) avrebbe oggi anche la pur minima intenzione d'instaurare un onesto dialogo con tal sindacato? Io sono convinto che un rinnovato coagularsi di intenzioni da parte di organisti 'in vista' porterebbe alla costituzione di una ben più credibile forza dialogante con i vescovi italiani di quanto non fosse la sfortunata AIOC.
Si potrebbe così, ad esempio, proporre di stipulare una convenzione affinché, a cominciare dalle Cattedrali e Basiliche più importanti (e/o ove siano presenti organi particolarmente prestigiosi) non si ammetta in servizio altri che un musicista professionista che abbia superato un apposito esame nazionale d'abilitazione alla 'professione' di organista liturgico, come quello che si svolge ogni anno a Parigi grazie all'intesa tra l'arcidiocesi e il Syndicat National Professionnel des Artistes Musiciens des Cultes.
Rimaniamo in attesa di un cenno da parte di qualche organista che voglia candidarsi alla presidenza di tale sindacato.
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INFORMAZIONE ORGANISTICA - Volume 31 (2012)
SAGGI
Umberto Cerini
Una fonte inedita sulla pratica dell’alternatim nel Settecento:
Il cantore brevemente istruito nel canto fermo e l’organista nel rispondere al coro
di Stefano Tommaso Bendini (1761)
Lee T. Lovallo
Italian Reflections in North American Pipe Organs
DOCUMENTI
Maurizio Tarrini
L’organo della Parrocchiale di Bellano (1605)
e l’attività di Cesare Ferrari di Milano
Pier Paolo Donati
Per una storia degli strumenti a tastiera della Scuola napoletana
III. Il Seicento: Documenti dal 1600 al 1700
Mario Acquabona
Nuovi documenti sull’arte degli organi a Piacenza dal 1562 al 1879
III: Il restauro Cavalletti del 1790 dell’organo della Basilica di Sant’Antonino
COMMENTI
Testimonianze sul restauro degli organi negli anni venti del Novecento - II
(Maurizio Tarrini)
Per un Sindacato o Albo professionale degli Organisti italiani
(Paolo Bottini)
NOTIZIARIO
Libri e saggi
(a cura di P. P. Donati)
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Sezione:
Autore:
Paolo Bottini
Qualifica autore:
segretario della Associazione Italiana Organisti di Chiesa dal 1998 al 2011