L'ORGANO CHE NON C'È !

Tu sei qui

Sezione Articoli

L'Argentina campione del mondo... anche in ambito organistico! ROMA, invece...

Sono ormai vent'anni che la sala grande del "Parco della Musica" di ROMA manca di un vero e proprio grande organo a canne, così come invece in molte sale da concerto nel mondo!

Italia

 

 

L'Argentina campione del mondo di calcio ha un altro primato: nell'auditorium nazionale di Buenos Aires troneggia un grande organo a canne <http://www.organoauditoriumbuenosaires.net> e così in moltissime capitali nel mondo... tranne che a Roma: sono ormai sono trascorsi vent'anni senza che la sala "Santa Cecilia" nell'auditorium "Parco della Musica - Ennio Morricone" abbia mai avuto un organo degno di una importante sala da concerto!

Da tempo il collega Giorgio Carnini si batte per questa buona causa <https://www.unorganoperroma.it> ...

Recentemente anche il collega Luca Purchiaroni aveva promosso la sottoscrizione di un appello <https://www.change.org/p/un-organo-per-roma> firmato da più di 700 persone...

Sarebbe opportuno far sentire la nostra voce al presidente dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, il maestro Michele dall'Ongaro, affinché l'esistente primigenio progetto https://www.organieorganisti.it/organo-auditorium-parco-della-musica-roma> - cui pose veto il celebre compositore Luciano Berio - venga nuovamente considerato e messo in cantiere: vogliate inviargli un bel biglietto augurale, munito delle vostre rimostranze, presso <protocollo@santacecilia.it> (come già fece due anni fa il sottoscritto <https://www.organieorganisti.it/appello-michele-dall-ongaro-organo-auditorium-parco-musica-roma>)!

 

Si noti, tra parentesi, l'assurdo: l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia è intitolata alla patrona della musica e dei musicisti, la quale, come sappiamo, è sempre raffigurata mentre suona l'organo, strumento che è riportato stilizzato anche nel logo dell'Accademia stessa!

 

Grazie per la cortese attenzione e buon Natale. 

Paolo BOTTINI

 

Cremona, il 24 dicembre 2022

 

p.s.: qui in calce riflessioni in proposito a cura di Graziano Semeraro, docente di "Organo e composizione organistica" al Conservatorio di Monopoli

 

* * *

 

 

Non dico “VOGLIAMO” ma dico “SAREBBE UN GIUSTO E DOVEROSO COMPLETAMENTO”

avere un organo a canne nell’Auditorium Parco della Musica di Roma.

 

Noi italiani siamo bravi a riempirci la bocca mostrandoci ipocritamente “orgogliosi” della nostra tradizione storica, culturale, artistica, musicale, ecc., ecc., ma in pratica nulla facciamo per valorizzare realmente questa nostra immensa tradizione e patrimonio. E nel campo specifico organistico, i motivi di vergogna sono ancora più evidenti.

 

Se da un lato la tradizione musicale italiana ha insegnato in tutto il mondo, inventando, consolidando ed esportando tutte le forme ed espressioni più belle e complete che l’arte dei suoni potesse esprimere e che tutto il mondo “civilizzato” ci invidiava e tentava (invano o malamente) di imitare, la nostra storia organistica (e organaria) durata secoli, ha visto l’Italia, invece, fanalino di coda, pur annoverando gli organisti migliori del mondo, e lo dico ad alta voce.

Tre nomi basterebbero, innanzi ai quali tutto il mondo dovrebbe (anzi DEVE!!) inchinarsi: FRESCOBALDI, BOSSI e GERMANI. Ma una serie di vicissitudini ci hanno sempre visto sempre molto avari o restii quando si trattava di costruire organi o di diffonderne la conoscenza o lo studio.

Già dall’antichità in Italia si è sempre voluto risparmiare al riguardo: facciamo l’ottava corta, tanto le note basse – con la scusa dei “temperamenti inequabili” – sono “stonate, e quindi “…risparmiamo tanto materiale per le canne grosse”. Poi, la pedaliera “…non serve”, facciamo una tastiera sola, tanto basta la maestria e la qualità del nostro contrappunto e della nostra tradizione corale, insuperata in ogni altra nazione, per sopperire alla scarsità di risorse foniche dell’organo italiano tipico.

Nelle altre nazioni, invece, pur usando ugualmente i “temperamenti inequabili” si usavano regolarmente le ottave complete, le pedaliere almeno di 27 pedali e due, tre o quattro tastiere. Ciò consentì inevitabilmente una grossa evoluzione dell’organo e della musica organistica all’estero, cosa che in Italia non successe, pur essendo noi molto più bravi dei nostri colleghi esteri. NOI ITALIANI: maestri insuperati del contrappunto, fautori della “rivoluzione scientifica”, pionieri della “teoria degli affetti”, codificatori dell’armonia tonale, inventori del teatro musicale e di tutte le forme vocali e strumentali….. devo citare altro?

 

Personalmente mi sento orgogliosissimo della mia italianità, della mia tradizione musicale e organistica, della mia storia nazionale in tutti i sensi, amo la dieta mediterranea, il nostro sole, il nostro mare che tutto il mondo ci invidia (sono pugliese!) e non guido né Mercedes né BMW ma LANCIA. Quando insegno la musica di Bach ai miei allievi dico sempre loro di ispirarsi a qualsiasi scelta interpretativa di matrice italica. Dico loro: “lasciate che Bach parli con l’accento veneziano o napoletano, sicuramente faremo del bene alla sua musica e lui ci ringrazierà di questo, visto che ammirava tanto la musica italiana e l’Italia, ma non ha mai avuto modo di venirci!” Perdonate la digressione ma può servire per capire meglio il mio pensiero!

 

Episodi importanti e, soprattutto, molto gravi, hanno fatto sì che noi italiani in campo organistico abbiamo fatto delle figure vergognose agli occhi del mondo.

Un esempio valga per tutti, se qualcuno l’ha dimenticato, o non lo sa. Il grande Marco Enrico Bossi, creatore della tecnica moderna dell’organo (secondo me la più completa e funzionale in assoluto), nonché ammiratissimo concertista d’organo di fama internazionale (arrivò fino in America!!!) e compositore tutto da scoprire (una maestria, completezza e raffinatezza stilistica davvero ammirevoli), rifiutò di sostenere l’esame di Diploma in organo presso il conservatorio di Milano a seguito di un grave avvenimento che fu un clamoroso motivo di vergogna non solo per il mondo organistico italiano in particolare, ma anche per tutto il mondo musicale in generale. Quando nel maggio 1879 Camille Saint-Saëns venne al conservatorio di Milano per tenere un concerto d’organo, si rifiutò di suonare perché lo strumento che trovò era inidoneo all’esecuzione del repertorio che intendeva eseguire. Saint-Saëns si trovò di fronte ad un organo con una sola tastiera, una pedaliera a 18 pedali e pochi registri, praticamente l’opposto rispetto agli strumenti stranieri!!

 

Oggi noi italiani ripetiamo agli occhi del mondo una figuraccia analoga a quella, ovvero quella di avere un meraviglioso e invidiabile auditorium e dentro di esso, il grande assente: l’organo a canne!!

 

Questi spiacevoli accaduti, dovrebbero farci riflettere seriamente che noi organisti italiani, dobbiamo darci molto da fare, perché abbiamo da recuperare troppo terreno e sono convinto che, in buona parte, la causa di tutto ciò siamo noi stessi, quindi già da noi deve partire un consapevole “mea culpa”.

Purtroppo in Italia la generazione degli organisti attualmente in auge (quella tra i 50 e 60 anni) di cui io stesso faccio – ahimé – parte, è quella che ha provocato molti danni, a causa dell’aver assunto, il più delle volte, un atteggiamento presuntuoso e sprezzante, facendosi falsa paladina di certa “filologia”, prendendo le distanze dalla completezza e umiltà di quella tradizione denominata (con aria di sufficienza) “vecchia scuola”, dalla quale, invece di distaccarci, abbiamo tutto da imparare.

Io personalmente ho sempre preso le distanze da questo comportamento, combattendolo e contrastandolo ogni volta che ho potuto. La mancanza di umiltà e di apertura degli organisti, ha fatto sì che la categoria stessa ne abbia pagato le conseguenze. Io, oltre ad essere organista come ruolo professionale principale (sono docente di organo presso il Conservatorio “Nino Rota” di Monopoli-Bari), sono anche compositore (esercito come tale non solo sotto l’aspetto della produzione ma anche come docente di Conservatorio con l’attribuzione di vari moduli didattici specifici).

 

Dico questo – e veniamo all’Auditorium di Roma – perché se in quel luogo di grande prestigio musicale manca l’organo, dipende anche dal fatto che la maggior parte dei compositori delle generazione precedente alla nostra all’epoca coinvolti nella realizzazione del progetto, se oggi hanno un’idiosincrasia nei confronti dell’organo, buona parte della colpa ricade su tanti docenti di “organo complementare” che all’epoca del vecchio ordinamento tenevano il corso di Organo complementare e canto gregoriano ai compositori. Essi, frustrati del fatto che insegnavano lo strumento “complementare” e non “principale”, invece che far amare lo strumento a chi non era organista, il più delle volte scaricavano le loro frustrazioni sugli studenti compositori, mortificandoli e tiranneggiandoli, sortendo, inevitabilmente, l’effetto di far loro odiare l’organo per sempre. E oggi ben ci sta di subire queste conseguenze, ce lo siamo meritato! Una delle mie filosofie di vita è “…amiamoci ora che siamo ancora in vita, perché dopo sarà troppo tardi”, perché ogni gesto cattivo o malvagio, prima o poi e inevitabilmente, ti si ritorce contro.

 

Perdonatemi se, col pretesto dell’Auditorium di Roma, ho voluto sollevare anche questa annosa questione, ma penso che in un momento storico molto difficile come questo, nell’ambito degli studi musicali, è indispensabile che noi organisti riflettiamo seriamente sulla nostra condizione e sul nostro modo di fare. Torniamo ad operare:

  • Con più amore e dedizione nei confronti dei nostri studenti;

  • Con elasticità, apertura mentale e spirito di cooperazione coi nostri colleghi;

  • Con umiltà, spirito di servizio, competente e discreta sensibilizzazione nei confronti del clero.

 

Tutto questo, sicuramente gioverebbe a tutti e solo così il nostro settore può rinascere e diventare un punto di forza. Anche chi progetta le chiese comincerà a ri-considerare lo spazio per collocare un organo a canne, anche il parroco un po’ alla volta forse considererà l’idea di farne costruire uno, e procedendo sempre più in alto, anche chi amministra il Parco della Musica, forse comincerà a valutare l’idea “…beh: forse è arrivato il momento di collocarci anche un organo a canne?”.

 

Un saluto cordiale a tutti, e grazie per lo spazio e l’attenzione

Da Ceglie Messapica (BR), 25 dicembre 2022

Graziano SEMERARO 

Organista, compositore, clavicembalista, pianista, docente di Organo e Composizione organistica presso il Conservatorio “Nino Rota” di Monopoli (BA)

 

contenuto inserito da: - Segreteria OrganieOrganisti.it