Franz ZANIN

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[Franz ZANIN (a dx) assieme a Gustav Leonhardt, Oscar Mischiati ed Elsa Bolzonello Zoja a Pasian di Prato nel 1989]

 

 

Oggi, 11 agosto 2022, cade il decimo anniversario della scomparsa di Franz Zanin, una delle figure più significative che hanno caratterizzato l’organaria italiana e non solo.

Nato all’interno del laboratorio di famiglia, vi ha trascorso tutta la vita offrendo ogni energia ai suoi strumenti che ha seguito sino agli ultimi giorni anche quando, non più in grado di operare personalmente, trovava sollievo almeno nell’assistere e dirigere i lavori.

Fu tra i primi in Italia a comprendere l’importanza del recupero delle lavorazioni tradizionali, delle trasmissioni meccaniche, dei somieri a tiro e dei criteri antichi d’intonazione in ciò favorito dal legame che gli Zanin hanno sempre mantenuto con la realizzazione artigianale e integrale dei loro strumenti seguendo l’insegnamento dei grandi maestri veneziani del ‘700 di cui gli organari friulani hanno costantemente mantenuto sino a tutt’oggi i parametri, le leghe e i sistemi costruttivi delle canne.

Si distinse sia nel restauro con alcuni interventi divenuti leggendari (fra i tanti si pensi al Nachini dell’Ospedaletto di Venezia o al Facchetti di S. Giovanni Bosco a Bologna) sia nella costruzione di molti strumenti nuovi.

Per le nuove realizzazioni, partendo dalle tradizioni familiari e grazie al contatto con i capolavori del passato e in particolare quelli dell'amato Nachini, Franz Zanin ha elaborato una propria estetica restandovi sempre legato con una coerenza rara in un periodo nel quale gli organari sono stati portati ad esplorare molte strade anche assai distanti fra loro con il rischio di perdere la propria identità.

In sana competizione con il cugino Gustavo e con il nipote Francesco, al quale lo legava un profondo affetto e una grande stima, affiancato dal figlio Andrea che ha portato ai massimi livelli dell’arte, ebbe il merito di recuperare tecnologie e metodologie, quali il getto delle lastre sulla sabbia, che sono state “riscoperte” all’estero solo molti anni dopo.

L’amore per gli organi antichi non gli impedì di guardare al futuro ricalibrando abilmente alle moderne esigenze interpretative sistemi antichi come nel caso delle meccaniche passanti utilizzate per l’organo del Conservatorio di Venezia (definito da Gustav Leonhardt il miglior organo di conservatorio del mondo) e quello di Imola.

In tal modo dimostrò l’attualità ed anche le capacità innovative dell’organo italiano, oggi purtroppo abbandonato nelle sue caratteristiche essenziali (bassa pressione, intonazione dolce, Ripieno) che vediamo ormai recuperate solo in qualche rara ricostruzione “in stile”.

Lorenzo Marzona
Organista del Duomo di Spilimbergo

 

- in esclusiva per "Organi & Organisti" dettagli sull'organo "Opus Ultimum" di Franz Zanin QUI