Collegamenti

Tu sei qui

  Fabbrica d'organi MASCIONI

 

La storia della "Fabbrica d'organi Mascioni" è strettamente legata al lavoro e alla vita dell'omonima famiglia che di padre in figlio si tramanda l'amore per questa attività. Dopo la soppressione napoleonica degli ordini religiosi (1803), due fratelli, Padre Pasquale e Giuseppe Mascioni, conventuali, tornano nella loro patria, Cuvio, in Valcuvia. Entusiasti e conoscitori della musica, consigliano ad un loro giovane nipote, Giacomo, di dedicarsi all'arte organaria. Questi, dopo un periodo di formazione musicale a Varese e di apprendistato presso gli organari Chiesa, apre a Comacchio di Cuvio la "Fabbrica d'organi Mascioni". È l'anno 1829. L'attività in questi primi anni si svolge nelle zone limitrofe raggiungendo le valli del vicino Canton Ticino, in Svizzera. Ben presto Giacomo è aiutato nell'arte da tre figli: Bernardo, Gaspare, Anacleto. Con essi costruisce strumenti anche notevoli secondo lo stile lombardo dell'epoca: somieri "a vento", trasmissioni meccaniche spesso complesse. Nel 1883 il nipote di Giacomo, Vincenzo, figlio dodicenne di Bernardo, inizia il tirocinio in fabbrica; alla morte prematura del padre e degli zii Vincenzo assume la direzione della fabbrica sviluppandone l'attività, cogliendo le esigenze dell'epoca e dominandole con la sua solida personalità artistica. Sotto la sua guida, con l'aiuto dei figli maschi: Giacomo, Ernesto, Giovanni, Angelo, Vincenzo, Tullio e dei collaboratori assunti tra la gente locale, spesso anche essi presenti di padre in figlio, la Ditta cresce d'importanza raggiungendo livelli tecnici d'avanguardia e notorietà mondiale. Dagli anni Settanta, in sintonia con i tempi, si è tornati all'uso delle trasmissioni meccaniche e ad un nuovo modo di "architettare" il suono e le strutture. Oggi la ditta è condotta dai figli di Ernesto: Eugenio, Enrico, Mario e dai nipoti Andrea e Giorgio. Da sei generazioni i Mascioni continuano una tradizione familiare che li ha portati, in un secolo e mezzo di attività, alla costruzione di più di mille organi e negli ultimi decenni ad un intensa opera di restauro di strumenti antichi.

 

  FAUSTO CAPORALI

organista titolare della Cattedrale di Cremona

  FEDELI

L'organo FEDELI della Chiesa di S.Maria a Mare in Maiori (SA) di Romain Legros

  Federazione Italiana Pueri Cantores

  Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia

  Ferdinando Provesi

 

Ferdinando PROVESI nacque a Parma il 20 aprile 1770. [...] Trasferitosi con la moglie e la figlia a Sissa (nella Bassa parmense) come organista nella parrocchiale [...].

Continuò l’attività nella Bassa cremonese [...] Nel novembre del 1818 da Cremona si trasferì ad Asola, nel Mantovano, avendo accettato la nomina triennale di maestro di cappella e organista nella cattedrale, con annessa la docenza di musica vocale e strumentale nella scuola comunale. [...] Nel 1819 Provesi aveva inviato a don Giovanni Bernardo Ballarini, parroco nella collegiata di S. Bartolomeo a Busseto (nella Bassa parmense), la richiesta per divenire suo maestro di cappella e organista. [...]

Il 12 giugno 1820, ottenuta la nomina in Collegiata, [...] emergono le idee anticlericali e liberaleggianti professate da Provesi, in sintonia con la maggioranza dei Filarmonici, nonché l’indole energica e poco incline alla mediazione. [...] Provesi fornì musiche di conio melodrammatico sia nella struttura sia negli organici: vi si avvertono i tratti distintivi di Haydn e di Rossini. [...] dalla direzione della Filarmonica, che in pochi anni egli trasformò in un’orchestra completa degli archi e del controfagotto.

Nel novembre del 1823 il decenne Giuseppe Verdi, giunto a Busseto per frequentare il ginnasio dalla vicina Roncole, dove già svolgeva l’incarico di organista nella chiesa di S. Michele, conobbe Provesi. Come tutti gli alunni, con Provesi il ragazzo perfezionò la lettura musicale, l’orecchio e la memoria tramite il canto corale nel coro della Collegiata. Dopo due anni di attività (1823-25) Provesi ammise Verdi al corso quadriennale di composizione (1825-29). In quel periodo si instaurò fra loro il rapporto tipico da mastro ad apprendista. Verdi aiutò Provesi nello svolgere gli obblighi contrattuali in Collegiata: realizzò il basso continuo all’organo; come copista produsse le parti staccate per il coro e l’orchestra; completò brani che l’insegnante abbozzava nel ‘partimento’; adattò agli organici vocali e strumentali disponibili brani di musicisti attivi nel Ducato, [...]

Morì a Busseto il 26 luglio 1833.

 

- per leggere il profilo biografico completo, a cura di Dino Rizzo, cliccare il collegamento internet citato in calce alla presente pagina

 

* * *

 

Profilo biografico di FERDINANDO PROVESI

(tratto dalla pagina internet biblioteche2.comune.parma.it/dm/1820.htm)

 

Ferdinando PROVESI, di famiglia economicamente decaduta, fu aiutato negli studi letterari e musicali dal duca Ferdinando. Iniziò l'attività di organista a Scandolara, poi fu a Soresina, a Cremona, indi a Sissa. Qui nel 1799 fu incarcerato per un furto sacrilego nella chiesa e condannato, dopo un anno di carcere, all'esilio perpetuo a Compiano. Per le preghiere della moglie al duca e per le mutate condizioni politiche, nel 1802 ebbe il permesso di lasciare quel borgo. Dalla data su di una composizione (1804), probabilmente era ritornato a Scandolara nel cremonese, poi fu ad Asola con un contratto di organista dal 1819 al 1821 e una paga di 307 lire annue (Asola, S. Andrea, archivio parrocchiale, b. 9). Il 12 ottobre 1820 chiese di essere liberato dall'impegno, in quanto aveva ricevuto l'offerta quale maestro nella Scuola di musica di Busseto. Il 25 gennaio 1822 prese servizio nella nuova sede, dove successivamente venne nominato maestro di cappella. Qui dette vita alla Società Filarmonica, istituì una società poetica con scuola di recitazione, insegnò "rettorica" al Ginnasio locale. Tra i suoi allievi di musica sono da ricordare Giuseppe Verdi, Margherita Barezzi, il cieco Donnino Mingardi, il dott. Ottavio Boni e, per poche lezioni, Emanuele Muzio. Al museo di Busseto si conserva un suo ritratto, probabile opera di suo zio Noè. Alla morte tutta la musica che si trovava in casa venne acquistata da Giuseppe Demaldè, cassiere del Monte di Pietà di Busseto.
 

Composizioni. Scrisse diverse opere che fece eseguire nel Teatrino di Busseto, scrivendone anche i libretti: La clemenza di Cesare, dramma serio (la sinfonia fu pubblicata come La clemenza di Tito. Mi: Carisch, 1941); Una difficile persuasione, farsa in 2 parti; L'ebreo di Livonia, piccola farsa per musica; Eurisio e Camilla osia La costanza alla prova, melologo da Rousseau con commento musicale (Mi: Carisch, 1941 pubblicò, forse da quest'opera, una Sinfonia in do, revisione di Ennio Gerelli).
Il 23 giu. 1827, in occasione dell'inaugurazione del Nuovo Teatro Comunale di Cortemaggiore, scrisse L'ombra, cantata per solo, coro e orch, su testo di Gian Lodovico Pallavicino (B.Pal. Pr, Fogli volanti, serie A, 1824-1830).

 

Si conoscono inoltre: Messa da requiem (eseguita dai Filarmonici di Busseto per i suoi funerali); Ave maris stella, inno a 4 v (Monchio , archivio parrocchiale); Litanie a 3 v uguali con basso strumentale (B.Cons.Pr); 2 libri di Sonate per org e alcuni Pezzi sacri (B.Cons.Fi); nell'archivio del duomo di Casalmaggiore si trovano 16 composizioni sacre ms. Nella biblioteca del Monte di Busseto (ordinate da Ascanio Assandri ) si trovano: AdagioAdagio, a fl obbl; Adagio in pastorale per l'elevazione, per cello obbl; Adagio, obbl a fl, cl, corno, fagotto; Adagio per la benedizioneAdagio per l'elevazione, obbl a fl e cello; Alma Redemptoris, per bs solo; L'amore, La preghiera, 2 melodie per piccola orch; Antifona per il primo dell'anno, a 2 v; Beatus vir, a 2 t, bs e org (1815, un altro 1823); ChirieChirie, a 4 concertato; Chirie, a 3 v (1820); Chirie e gloria, a 3 v concertato per org, ridotto per orch; Chirie, gloria e credoCantantibus organis, antifona a 4 v per S. Cecilia per canto e org; Confitebor, a 4 v concertate; Coro in memoria del Sig. Merli, per 2 t e bs; Credo, a 4 v; Credo, a 4 v a cappella con org; Credo, a 3 v a cappella con org; Credo, breve a 9 v concertato (1820); Credo, per strumenti da fiati (6 nov. 1832); Cum invocarem, breve a 4 v; Cum Sancto Spiritu, breve a 4 v; Dixit, breve concertato a 4 v (1821); Dixit, breve concertato a 3 v (1800, un altro 1825); De profundis, concertato a 3 v (1820); De torrente, per t solo con cello obbl; Domine ad adjuvandum, concertato a 3 v (anche a 4); Laudate pueri, brevissimo concertato a 4 v; Domine e Dixit, a 3 v con org (1808); Domine probasti me, a 4 v con org; Ecce nunc, a 4 v; Ecce nunc, a 3 v; Ego sum panis vivus, cantata a v sola di contralto acc cembalo; Fricandò, sinfonia; Fuga grande a 8 reali e Kyrie eleisonGloria, a 4 v concertanti; Gloria, a 3 v; Gloria Patri, a 3 v; Giovedì santo, Primo notturno, Secondo notturno, ResponsorioGloria in excelsis, a 4 v; Gloria in excelsis, a 3 v; Gloria solenne, a 3 v; Gratias agimus, a 3 v; In convertendo, a 4 v concertate; In convertendo, a 3 v concertate; Inno a S. Margherita, a 3 v; Inno del Sacro Cuore di Gesù, a 3 v concertate; Inno di S. Ignazio, a 3 v acc org; Inno a S. Rocco, a 3 v; In te Domine, a 4 v; Introito e chirie della messa da morto, a 4 v concertate; Invitatorio e Responsorij completi dei 3 Notturni dell'ufficio da morto a 4 v concertate con orch (eseguibili anche solo acc org); Jesu JesuLaetatus, breve a 3 v concertato con orch; Laetatus, Nisi e Lauda Jerusalem, salmo a cappella a 4 v con org; Laudamus a solo t, vl, vla e bs; Laudamus, a s solo con vl obbl; Laudate pueri, a 4 v; Laudate pueri, a 3 v; Laudate pueri, a v sola con strumenti; Laudate Dominum, a 2 v; Laudate Dominum, a 4 v (1823); Litanie, a 3 v; Litanie, a 4 v; Litanie, a 8 v; Litanie della Beata Vergine, a 8 v (1817); Magnificat, breve a 3 v concertato (1800); Magnificat, breve a 9 v concertato coi duetti rispettivi: per esercizio scolastico; Magnificat, breve a 3 v con orch (1823); Memento Domine David, salmo a 4 v a cappella con vl unisoni; Messa breve, a 3 concertata; Messa da morto, a 3 v concertate; Messa da requiemMiserere, Benedictus, Christus, a 4 v con orch (1831); Nisi Dominus, a 2 v; Nisi Dominus, a 4 v; Nisi Dominus, a 3 v concertate con orch (1931); O crux, a 3 v; Ora pro nobisPange lingua, a 3 v con org; Per la mattina del venerdì santoQui sedes, per alto solo; Qui tollisQuoniam, per bs solo; Sancta MariaSinfoniaSinfonia, in re magg; Sinfonia in si bem; Si quaeris miracula, a 3 v concertato (anche con org e corni); Si sospenda per poco il calar della tenda, ringraziamento per coro; Soggetto esprimente la passione di CristoSoggetto sacro per il venerdì santoSu campagni versate da bere, brindisi incompiuto per t I-II e bs; Tantum ergo, a t e bs con org obbl; Tantum ergo, a bs solo con fl obbl; Tantum ergo, a 2 v; Tantum ergo, a 2 v, t e bs; Tantum ergo, a 2 v, t e bs con obbl org; Tantum ergo, a 4 v con orch; Tantum ergo, a 4 v concertato con alto cl e vla obbl (id con vl al posto del cl); Tantum ergo, a solo t; Tantum ergo, a t e strumenti obbl (1798); Tantum ergo, a 3 v; Tantum ergo, a 3 v a cappella per le domeniche (1823); Tantum ergo, a 3 v con orch e org obbl; Tantum ergo, a 3 v (5 apr. 1810) ad uso di Gio. Ferrari; Tantum ergo, a 3 v, pieno; Tantum ergo, in Pastorale con org obbl e orch; Tantum ergo, a t solo con ob e cl obbl (Scandolara 1804); Tenebrae factae suntTre DomineTre Domine, a t solo con vl e org obbl; Venerdì santo: Primo notturno, Secondo, Terzo, ResponsoriVespro della B.V. Maria, breve a 3 v concertato, vl unissoni; Chirie, Christe, Laudamus, Adoramus, Gratias (regalato dall'autore a Giovanni Arduzzoni, 1828).

 

BIBLIOGRAFIA: Ascanio Assandri. F.P., in Pr.A, III(1953), pp. 137-143; VII(1957), pp. 20-22 e 113-120; IX(1959), pp. 112-116 e 146-148; X(1960), pp. 93-100; XI(1961), pp. 67-78; XII(1962), pp. 168-170; XIII(1963), pp. 123-126); Antonio Moroni. F.P., maestro di Giuseppe Verdi, in "Biblioteca 70", II(1971), pp. 107-116; Cirani; Vetro/Muzio.

 

* * *

 

Ferdinando Provesi, maestro di Verdi, organista a Soresina [*]

 

di Paola Cirani

 

Forse non tutti sanno che Soresina, nel corso dell’Ottocento, ha avuto l’eccezionale privilegio di annoverare tra le personalità cittadine Ferdinando Provesi, il compositore destinato a divenire, di lì a pochi anni, il primo vero e proprio insegnante di uno tra gli artisti maggiormente amati e apprezzati al mondo: Giuseppe Verdi.

Provesi rappresenta una figura controversa, un poco oscura, ma certo contribuisce a renderci ulteriormente fieri del prestigioso passato del nostro territorio. Scarse sono le notizie relative alla giovinezza di Ferdinando Provesi, il compositore ricordato dai più per aver impartito le prime nozioni di musica al giovane Giuseppe Verdi. 

Provesi era nato a Parma il 20 aprile 1770 da una modesta famiglia composta dal padre Davide, servitore, dalla madre Brigida Faraia, oltre che da due fratelli e due sorelle. Risiedeva nella zona facente parte della parrocchia di Santa Cecilia e vantava tra i parenti uno zio, Noè, abile ritrattista e incisore. Ferdinando studiò grazie all’aiuto economico del duca Ferdinando e conseguì una valida preparazione umanistica, oltre che musicale. 

Una volta raggiunta la maggiore età, sposò Rosa Fornelli che nel 1792 gli diede un primo figlio maschio, morto presumibilmente in tenera età, quindi una femmina. Intorno al 1799 si trasferì quindi con la famiglia a Sissa per esercitarvi le funzioni di organista. In quel piccolo borgo della Bassa Parmense, suonava lo strumento collocato nella chiesa di Santa Maria Assunta in una cantoria in legno sopra la porta d’ingresso; ma, non bastandogli l’abituale salario, si macchiò di un furto sacrilego, subito scoperto, e fu incarcerato. Rimase in prigione per quasi due anni, solo e incatenato trascorrendo il tempo pressoché nell’ozio. Già fisicamente debole di natura, si ammalò ulteriormente ma, grazie alla clemenza del locale bargello, riuscì a superare quei duri momenti. La moglie e la figlia erano intanto ospiti del prevosto don Pietro Spotti che, con la sorella, per ottenere la liberazione del condannato, inoltrò più di una supplica al duca Ferdinando e al giudice Antonio Cattucci. Il 14 agosto 1801 la pena carceraria fu commutata in confino perpetuo da scontare a Compiano, piccolo borgo medioevale arroccato sui monti dell’Appennino che non consentiva alcuna occasione di crescita al musicista e certo frustrante per una personalità volta a rapporti professionali e umani di ben altre prospettive. Nel giro di pochi mesi il suo luogo di detenzione fu cambiato in Bedonia, ma nel frattempo egli era riuscito a fuggire e a far perdere le proprie tracce; probabilmente aveva varcato il Po per mettersi al sicuro nella Repubblica Cisalpina dove, senza pericolo di essere arrestato, gli fu abbastanza semplice trovare un impiego. 

Nel 1804 era a Scandolara Ravara, antico borgo nelle vicinanze del Po, fiume che fungeva da confine con le terre parmigiane; in seguito si trasferì a Cremona. Non sappiamo dove lì operasse, ma certo la sua abilità lo aveva portato a raggiungere qualche importante chiesa cittadina.

Mentre prestava servizio come organista, intorno al 1810 fu tuttavia interpellato riguardo a un incarico analogo da svolgere a Soresina, paese agricolo nel cui territorio erano officiati regolarmente diversi sacri templi. Il maggiore di questi, la Parrocchiale di San Siro, in quel torno di tempo era stato dotato di un nuovo pregevole strumento realizzato dai famosi Serassi di Bergamo. Il precedente organo approntato intorno al 1774 dal mantovano Andrea Montesanti, infatti, nel 1802 era andato distrutto dal forte terremoto che aveva danneggiato pesantemente pure la chiesa. Considerati i notevoli danni sia alle canne che alla facciata dello strumento e l’impossibilità di riparazioni a materiale tanto disastrato, nel 1806 si era ritenuto opportuno richiederne uno nuovo e, sul finire del 1808 Giuseppe Serassi, uno dei migliori artigiani del settore, fu autorizzato ad operare. I lavori furono conclusi agli inizi del 1810 dopodiché, per il collaudo, il podestà Bartolomeo Varesi si rivolse a Ferdinando Provesi – musicista in procinto di trasferirsi a Soresina quale organista e maestro di cappella, ma ancora residente a Cremona – e all’organaro Pietro Picenardi. I due periti giunsero a destinazione via acqua e, dopo aver preso visione di quanto approntato da Giuseppe e Carlo Serassi, stilarono entrambi relazioni positive. Nel frattempo arrivò il parere favorevole del Ministro per il Culto riguardo all’assunzione a Soresina del Provesi che, per tale incarico, avrebbe dovuto percepire 600 lire italiane: somma superiore a quella accordata al suo predecessore Angelo Pollastri e che, in realtà, destò nei fabbricieri alcune perplessità. Tuttavia Varesi, in considerazione degli obblighi accettati dal nuovo maestro – accompagnare i riti religiosi e civili, comporre musiche, insegnare a cantare e suonare ad alcuni allievi – giustificò l’equità del compenso stabilito. Intanto Provesi, lasciata definitivamente Cremona, aveva iniziato a operare a Soresina dove si era trasferito con la famiglia. A seguito delle spese sopportate era rimasto senza denaro e già in aprile sollecitava la Fabbriceria riguardo alla puntuale corresponsione del suo stipendio. Giunto in città con moglie e figlia, aveva preso alloggio in una casa, ubicata al numero 7 di via delle Stimmate [ora via Filodrammatici], di proprietà del possidente Francesco Ponzetti. Nei pressi della sua nuova abitazione sorgeva tra l’altro un fabbricato, appartenente a Carlo Landriani, in cui saltuariamente avevano luogo rappresentazioni teatrali [locali già sede della vecchia biblioteca]. La sala era stata inaugurata ufficialmente nell’autunno del 1792; tuttavia in paese doveva già funzionare da tempo come luogo deputato alle recite e fu attiva regolarmente sino al 1798. Con il governo napoleonico ospitò solo talvolta spettacoli che, in seguito, ripresero invece con regolarità. Provesi dovette in qualche modo risultare coinvolto nelle opere realizzate nella sala, anche se la documentazione superstite tace. Sin da giovane infatti, egli era stato attivo in ambito teatrale e sembra impossibile che in una realtà limitata quale Soresina non abbia avuto occasione di contribuire in qualche modo agli spettacoli locali. Riguardo al periodo successivo sappiamo che nel 1811 l’organo della chiesa di San Siro presentava già problemi e non risultava più adeguato alle mode del momento. 

L’imperante gusto melodrammatico era diffuso ovunque e pure la popolazione di Soresina avrebbe voluto ascoltare nei luoghi sacri cittadini composizioni improntate al nuovo modo di sentire. Lo strumento in dotazione alla parrocchiale non aveva la possibilità di far fronte a tale esigenza, in quanto privo dei registri adatti a realizzare gli ambiti effetti sonori forti e brillanti; fu così che Provesi, in giugno, pur riconoscendo la bontà del recente operato del Serassi, fece presente alla Fabbriceria la necessità di un ampliamento dell’organo. Ma, di lì a poco, fu costretto a modificare le proprie richieste riguardo allo strumento contestandone «l’asprezza, la dissonanza, e l’intrattabilità» dei registri. La Fabbriceria ricontattò quindi Giuseppe Serassi che mandò il figlio Carlo a Soresina. Questi riuscì probabilmente a porre rimedio agli inconvenienti contestati e stilò anche un progetto di ampliamento della fonica. 

Con la fine del 1814 e con il contestuale avvicinarsi della data di scadenza del suo contratto seennale, Provesi sollecitò la Fabbriceria al rinnovo dell’accordo rendendosi disponibile per il proseguimento del servizio e, dopo pochi giorni, le superiorità concessero il proprio benestare. Ma nel frattempo, tornati in aprile gli Austriaci, furono imposte economie che determinarono una modifica alla convenzione testé conclusa e un conseguente ridimensionamento dei compiti del Provesi, riconfermato ora soltanto in qualità di organista.

Certo il nostro musicista – impegnato anche quale maestro nella locale scuola di belle lettere – non doveva essere soddisfatto della nuova posizione assunta e, ancor meno, della diminuzione del compenso. Fu così che, quando una sospetta certificazione medica proveniente da Casalmaggiore, cittadina lombarda ubicata sulla riva sinistra del fiume Po dove la moglie del Provesi si era ammalata nel corso di un soggiorno estivo, impose la sua presenza in quella località per accudire la consorte, egli fu certamente ben lieto di potersene andare da Soresina. Inoltrò in tutta fretta alla Fabbriceria della chiesa di San Siro una certificazione con la quale giustificava la propria assenza ma, contestualmente, presentò istanza alla Fabbriceria della chiesa abbaziale casalasca offrendosi «per le sacre funzioni solite […] à praticarsi con musica». Col suo scritto il compositore faceva riferimento, in particolare, alla vacanza del posto di maestro di cappella venutasi a creare con la partenza di Tommaso Lusignoli. Quest’ultimo, a Casalmaggiore, ricopriva l’incarico di maestro di cappella nella locale chiesa di Santo Stefano dal 31 dicembre 1805. Dopo un lungo servizio, oppresso dai debiti, era fuggito a Parma. Provesi ben conosceva il Lusignoli che era stato tra l’altro padrino di battesimo del figlio Pietro e, probabilmente da lui informato della vacanza del posto, formulò domanda di assunzione alle autorità ecclesiastiche cittadine in sostituzione del collega, liberandosi contestualmente con un pretesto dall’impegno con la chiesa di Soresina. Tuttavia la petizione non sortì l’effetto sperato, in quanto la Fabbriceria rispose all’istanza con un ossequioso diniego.

Nel novembre del 1818, comunque, Provesi aveva già lasciato anche la cittadina padana e risultava domiciliato ad Asola dove fu nominato organista e docente della scuola di musica. Contemporaneamente tornò comunque in rapporti con la propria terra e nel 1819 inoltrò domanda al prevosto di Busseto riguardo al posto vacante di organista della Collegiata di San Bartolomeo e maestro di musica.

Alla fine del 1820, dopo aver firmato un accordo ben più vantaggioso rispetto a quello sottoscritto ad Asola, il compositore era spesso assente dal servizio. Cercò per qualche tempo di mantenere entrambi gli incarichi, ma di lì a poco, non riuscendo più a giustificare le proprie assenze ad Asola, fu costretto a chiedere il licenziamento per trasferirsi definitivamente a Busseto dove, dopo alcuni anni, avrebbe avuto la fortuna e il privilegio di impartire i primi insegnamenti musicali a Giuseppe Verdi, il compositore destinato a divenire uno dei maggiori artisti italiani del diciannovesimo secolo. 

 

[*] da «Cronaca Soresinese - Quadrimestrale d'informazione comunale», 53° anno, dicembre 2009, n. 3, pp. 14-15; per la bibliografia e i rimandi archivistici cfr. Paola Cirani, Ferdinando Provesi, maestro di Verdi, organista e letterato, in «Postumia» 21 1/2 (2010).

 

 

 

  Fernando Germani interpreta Reger, Schumann, Bach e Frescobaldi

 

 

* * *

 


In occasione del 20° anniversario della morte del grande organista italiano

FERNANDO GERMANI
(Roma, 5 aprile 1906 – ivi, 10 giugno 1998)
www.fernandogermani.it

segnaliamo che nella sotto citata pagina internet http://www.alessandrolicata.it/germani/audio_germani/audio_germani.html è possibile ascoltare storiche registrazioni effettuate dal Maestro con musiche di Reger, Schumann, Bach e Frescobaldi

 

* * *

 

 

  Ferruccio Vignanelli

 

Ferruccio VIGNANELLI, scomparso a Roma il 5 maggio del 1988, nasce a Civitavecchia il 4 ottobre 1903 da Giosafat e Firmina Di Francesco, trasferitisi nel 1869 nella cittadina laziale da Coldellanoce, il piccolo paese del Comune di Sassoferrato da cui trae origine la famiglia Vignanelli. [...]

 

Quando Ferruccio nacque, ultimo di sei figli, l’Arte aveva già deciso di baciare due volte la famiglia Vignanelli: il primogenito Fernando strinse amicizia con Ungaretti e Modigliani, esercitando a Parigi la pittura con indiscutibili qualità artistiche, fu cesellatore ed orafo, nutrì profondo interesse per l’archeologia. Il secondogenito Arnaldo (che assumerà il nome di Don Francesco, vestendo il saio) fu scultore, mosaicista, intarsiatore che legò il proprio nome a due insigni monumenti: l’Altare della Patria e la ricostruzione dell’Abbazia di Montecassino, distrutta nel 1944.

 

Ferruccio nacque invece sotto gli auspici della Dea Musica, dalla quale ebbe in dono un non comune talento musicale: organista, clavinembalista e concertista di fama internazionale, ebbe la prima formazione musicale a Lugo di Romagna sotto la guida di insigni maestri (tra cui il pianista Pietro Boccaccini, discepolo di Liszt).

 

Nel 1918 proseguì i suoi studi presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra, dove ebbe come insegnanti Cesare Dobici, Licinio Refice e Raffaele Manari [...]. In questo Istituto conseguì il diploma in Canto Gregoriano, Composizione ed Organo.
 

Sposò nel 1955 Hedda Illy di Trieste, anche lei figlia d’arte - organista, cembalista e musicologa, già titolare della cattedra di Organo e Composizione Organistica presso il Conservatorio di Musica di Sassari – dalla quale ebbe due figli: Francesco, concertista di violoncello, e Barbara, diplomata in clavicembalo e pianoforte, già docente di clavicembalo in Conservatorio e titolare di cattedra a Campobasso.

 

Troppo lungo sarebbe l’elenco degli eventi che hanno contrassegnato l’attività concertistica di Ferruccio Vignanelli e delle manifestazioni musicali che hanno visto la partecipazione del Maestro, sia come organista che come clavicembalista. Citiamo soltanto: l’Adunanza organistica di Trento nel 1930 che rappresentò una tappa fondamentale nello sviluppo della tecnica organaria italiana; il Festival di Lucerna nel 1950, nel quale suonarono artisti del calibro di Wilhelm Backhaus, Dinu Lipatti, Edwin Fisher, Enrico Mainardi, Pierre Fournier, con direttori di orchestra quali Furtwängler, Karajan, Bruno Walter, Kubelik; la lunga serie di concerti tenuti negli anni per l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

 

Numerose sono le Chiese e Cattedrali in Italia e all’estero che possono vantarsi di un organo progettato e inaugurato dal Maestro (tra i quali, l’organo della Chiesa di S. Maria della Pace a Sassoferrato).
 

Stupisce soprattutto un aspetto nella vita e nell’attività del Maestro che forse più di ogni altro ne caratterizza la figura. Ferruccio Vignanelli fu sempre consapevole di aver ricevuto da Dio il proprio talento musicale: questo talento egli diffuse a piene mani e cercò di trasmettere con generosità ai molti che accorrevano alla sua scuola [...].

 

[Ferruccio Vignanelli insegnò organo al Pontificio istituto di musica sacra a Roma e clavicembalo (1952-73) al conservatorio di Santa Cecilia, svolgendo nello stesso tempo attività di concertista dei due strumenti. Organista a Roma nelle chiese di S. Luigi dei Francesi (1923-47) e di S. Carlo ai Catinari (1928-58)].

 

* * *

 

Testimonianza di Giovanni Mascioni

Ho conosciuto e frequentato per decenni il M.° Ferruccio Vignanelli.

Fu persona di Cultura poderosa, vasta, profonda, a 360° incentrata sull'Uomo. La profondità con cui analizzava i brani e le partiture, alla luce di profonde conoscenze musicali, musicologiche, organologiche, storiche, liturgiche lo rendeva per chi lo ascoltava (suonare e/o parlare) "il Maestro". Già negli anni Cinquanta del XX secolo conosceva a perfezione le tecniche di accordatura antiche in uso all'Epoca di Frescobaldi, Bach. Era attentissimo al fraseggio musicale nel suonare. Fraseggio che esprimeva la conoscenza profonda degli Autori e del loro tempo. Ciò che mi ha sempre colpito in lui fu l'estrema padronanza nel parlare, suonare, unita ad un senso dell'equilibrio calibrato. Il tutto era celato, contenuto con eccezionale discrezione da un'umiltà molto forte. Quest'ultima dote purtroppo assai rara o del tutto sparita nel mondo organaro/organistico (e non solo) di oggi dove a fronte di poche nozioni possedute si tende a montare in cattedra, elargire sentenze, consigli non richiesti.  Il tutto per vanità, superbia, orgoglio, sete di affermazione. Ecco: il maestro Vignanelli, dotato di profonda formazione umana, era capace di insegnare, umilmente ma magistralmente, senza per nulla apparire come "maestro", ma arricchendo veramente con valori grandissimi (che donava generosamente) quelli che lo ascoltavano. E questa non è cosa di poco conto!!!... Sarebbe da meditare molto, anche oggi, questo atteggiamento...

 

[Scheda di Antonella Giustini – Ibimus; riduzione di Luciano Osbat – Cersal]

 

 

  FESTIVAL INTERNAZIONALE DI MUSICA E ARTE SACRA, Roma

  Festival Internazionale di Organo e Strumenti antichi - ORTE

Pagine